martedì 16 dicembre 2008

Da Corriere News , intervista a Gianni Conte sul Buongoverno del territorio Marche

Qual è la tua opinione sulle modalità di utilizzo dello strumento PRG?
"La nostra percezione, per quanto riguarda i piani regolatori, è che stiamo vivendo una vera e propria deregulation, nel senso che la legge urbanistica regionale, la n.34 del 1992, ma così tutte le altre norme regionali in materia (P.P.A.R.), di fatto - anche attraverso il principio della sussidiarietà - hanno attribuito ai Comuni il governo del territorio e l'autonomia. Che in linea di principio sarebbe una cosa buona e giusta, ma purtroppo non sono stati fatti i conti con una situazione che su questa base si è venuta a creare. Intendiamoci, si tratta di un principio assolutamente democratico: chi più del Comune può essere più vicino alle reali esigenze dei suoi cittadini e del suo territorio? Ma oggi gli stessi Comuni si ritrovano con decurtazioni enormi da parte dello Stato e devono fare cassa. E per farlo hanno fino ad oggi usato lo strumento urbanistico: questo gli permette di avere la disponibilità degli oneri di urbanizzazione. La legge prevede infatti che se ne possono utilizzare fino al 75% per la spesa corrente. Questo vuol dire affrontare i costi per i pulmini scolastici, per gli asili, per altre necessità, senza investire nell'urbanistica e quindi sulla qualità della vita delle persone nel contesto urbano. Si deve inoltre aggiungere una situazione a carattere nazionale che iniziamo a soffrire, e molto, anche noi nelle Marche: una sorta di aggressione da parte di speculatori, investitori, imprese più o meno serie. E quindi si è nel pieno di una caccia ai siti dove poter edificare, dal capannone al centro commerciale, fino ad espansioni residenziali che non hanno ne capo ne coda. Di fatto il PRG diventa un po' un elastico, perché poi è possibile derogare anche con le varianti o con gli accordi di programma, due strumenti efficacissimi per andare a stravolgere quella che era la pianificazione a monte, quando viene redatto lo stesso PRG. All'inizio questo viene fatto in una certa maniera, che deve risultare conforme al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Il PTC ha una visione strategica di tutti i piani regolatori e fornisce anche degli indirizzi con una visione sovracomunale o intercomunale, insomma, su area vasta. E la conformità al PTC deve essere una condizione inderogabile. Ma, come detto, piccole varianti o accordi di programma possono bypassare quelle che sono le strategie a lunga portata del PTC. Un pessimo PRG o una serie di scoordinate varianti non compromettono soltanto il tessuto urbano o il consumo di suolo, ma anche la qualità della vita delle persone. Va da sè che se si crea un nuovo quartiere che non ha le strade idonee, così come anche le fogne o i marciapiedi, e cosi via, si va a determinare nel tempo un carico urbanistico insostenibile che ricade nelle tasche dei cittadini. Questa è la cosa più difficile da far comprendere alle persone. La nostra cultura, per molti ancora legata al mito del terreno edificabile del periodo della ricostruzione o della speculazione edilizia degli anni ’60 e ’70, ci mette nella condizione di vedere come l'espansione edilizia, l'edificazione o comunque ciò che è riferibile a questo comparto, sia un’attività economica trainante che porta benessere o Pil. Invece, un’analisi fatta da buoni economisti, ci dice che questa visione va esattamente nella direzione opposta allo sviluppo sostenibile ed alla reale soluzione dell’attuale condizione economica.".

C'è poi la questione del Piano Paesistico Ambientale Regionale.
"La legge 34 ha delegato ai Comuni non solo la gestione del territorio, ma anche quella che è la tutela del paesaggio proprio attraverso il P.P.A.R. Il Piano Paesistico Ambientale Regionale aveva dei vincoli provvisori e poi i comuni, adeguando i P.R.G. al P.P.A.R. hanno stabilito quali potevano essere da accogliere e quali no, stravolgendo di fatto il Piano stesso. E' una legge caduta un po' dall'alto che sostanzialmente diceva: questi sono i vincoli di tutela provvisori, adesso tu Comune adegui il tuo piano regolatore generale, determinando di fatto quali vincoli mantenere e quali vuoi eliminare. Molti Comuni hanno dovuto redigere il PRG in conformità al PPAR, ma sono andati a stravolgerlo. Pochi virtuosi sono riusciti a fare proprie le indicazioni, creando anche dei siti d'interesse ambientale/paesaggistico e quant'altro. Tantissimi altri Comuni ne hanno fatto scempio. Non è un caso che molti cittadini si sono opposti a questi scempi, costituendo vari comitati che troviamo ormai in tanti luoghi della nostra regione, così come non è un caso che si è avuto un incremento degli esposti e ricorsi, compresi gli interventi della Soprintendenza.
C'è un altro aspetto: i piccoli Comuni, la prevalenza della regione, sono realtà sotto i 3.000 abitanti. Di fatto hanno spesso un ufficio tecnico composto da un solo tecnico spesso oberato da mille cose da fare e che non ha sensibilità, attenzione, aggiornamenti e competenze in campo per poter trattare una materia così complessa come quella dell'urbanistica. Così anche la competenza squisitamente tecnica e culturale necessaria per un governo lungimirante dell’urbanistica comunale viene di fatto delegata a consiglieri e assessori che, spesso privi di tale competenza tecnica, fanno il tira e molla in funzione prevalentemente di quelle che sono le situazioni elettorali."
L'onda della crisi economica sta alimentando un'autentica dismissione di capannoni e stabilimenti nel nostro territorio. Al contempo, si continuano ad "elargire" a privati nuove aree attraverso modifiche ad hoc del PRG. Infine, ogni Comune pretende la sua piccola area industriale. Insomma, troppe situazioni contraddittorie che continuano a sommarsi.
"E' proprio così: è una grande contraddizione. Faccio un esempio: alla Girola un industriale ha chiesto la trasformazione di 5 ettari di terreno agricolo per realizzare poi un'area di produzione. Parliamo di un'industria congrua, compatibile a quella che è l'attività principale del territorio: il calzaturiero. Sta di fatto che questo nuovo insediamento andrà a trasformare suolo agricolo irriguo in capannoni e parcheggi, quando poi nella stessa zona, poco distante esiste già un’'area Pip. Con capannoni vuoti… Questo è accaduto perché nella pianificazione avvenuta a monte del PRG c’è stata una mancanza di valutazione strategica e di pianificazione a lunga gittata. Su 5 ettari c'è la possibilità edificatoria di volumi enormi, superiore ai 25.000 metri cubi. Magari a fianco ci possono essere 2 o 3 capannoni, di fatto in affitto o in vendita perché inutilizzati, che insieme possono raggiungere la stessa volumetria. Ma la collocazione di queste strutture può non soddisfare le necessità dell'imprenditore. Allora cosa è successo? Che l'imprenditore è andato a chiedere una variante al PRG, oggi esposta al pubblico all'albo pretorio per le osservazioni, ma che ha già superato lo screening della valutazione ambientale strategica. Questo fa capire come andiamo a modificare in maniera repentina e irreversibile il territorio. Naturalmente faccio valutazioni a carattere generale, non entro nello specifico di chi lo fa o di chi non lo fa. Va detto che è tutto conforme alle norme, perché non abbiamo nelle nostre leggi del governo del territorio dei principi fondanti che salvaguardino queste situazioni. Se li avessimo, ed è quello che stiamo cercando di fare insieme a tutte le associazioni che hanno aderito al coordinamento regionale, allora forse avremmo risolto la metà di questi problemi che penalizzeranno il futuro del nostro territorio e le risorse disponibili."
Restiamo sulle associazioni ambientaliste. La vostra presenza e l'influenza è molto cresciuta in ambito regionale.
"E' cresciuta una certa attenzione, un certo ascolto, soprattutto perché abbiamo potuto toccare con mano il lavoro della Provincia di Ascoli Piceno, che sotto questo aspetto sta facendo da caposcuola. Hanno fatto un PTC molto ben studiato, progettato e congruo con quelle che sono le nostre peculiarità. Hanno individuato gli esempi virtuosi, che purtroppo tanti cercano di aggirare o stravolgere, ma che nascono con intenti positivi che noi auspichiamo, tanto è vero che tutta la regione sta guardando con favore a questo tipo di PTC perché è quello più percorribile, più sostenibile, pur avendo ovviamente qualche miglioramento che si potrebbe apportare. Le altre province si stanno ispirando a questo piano: parlo di urbanisti, architetti, associazioni che hanno a cuore una coerenza con quello che è il rispetto delle risorse. Perché sbagliare urbanistica significa non rispettare le nostre risorse di base: energia, qualità della vita, economia, patrimonio e paesaggio. E sono risorse che non possiamo giocarci. Un occhio di attenzione al nostro PTC è riscontrabile anche da parte di numerose province di altre regioni italiane. All'interno del Piano troviamo dei disciplinari d'area, come il Piano Direttore Valdaso, che vanno a dare degli indirizzi molto precisi in aree con una vocazione. Non si va a stravolgerle, anzi si valorizzano e si potenziano perché possono determinare realmente delle economie trainanti e andare a migliorare e consolidare quanto già svolto. Il Piano Direttore Valdaso è già di per se un grande piano regolatore e comprende una zona geografica ben delimitata, con dentro 27 Comuni.
La sfida per le amministrazioni che hanno aderito è quella di essere capaci di interagire tra loro, mettere da parte il campanilismo e ragionare su un'area vasta che li accomuna e li mette nella condizione di sviluppare il marchio d'area, i dop, i doc, persino il brand dell'artigianato. E l'integrità del paesaggio e della propria cultura forniscono, come immagine, un valore aggiunto al territorio e a tutto ciò che da esso proviene. Eliminare il campanilismo permetterebbe di scongiurare il problema di singole aree produttive, cosa che sta accadendo proprio nella Valdaso, dove ognuno sta facendo la sua parte in negativo. Manca soltanto una superstrada sopraelevata per fare la replica della Valle del Tronto! Abbiamo degli esempi davanti e non è difficoltoso pensare che questo comunque non ci porta niente di buono, non ci da quel valore aggiunto. Nell'immediato qualcuno può vedersi trasformare il proprio terreno in edificabile, ma alla lunga cosa cambierebbe rispetto ad aree compromesse, come la Valle del Tronto o la Valtesino?Non sembra che la loro economia sia più solida di altre!
Siamo nella condizione di poter usare la testa e dire 'fermi tutti, forse non è questo lo sviluppo vero’ o quello che possa scongiurare l'abbandono dei nostri paesi a beneficio di una costa sempre più congestionata:"
Proviamo a fare altri esempi. Quali sono le situazioni più preoccupanti nel Fermano?
"Per rimanere nell'ambito della città di Fermo e dintorni, abbiamo uno sviluppo urbanistico determinato dalle zone B, che sono poi tutte varianti al PRG. Questa modalità di sviluppo va contro ogni principio di buona programmazione urbanistica perché le zone B in realtà non dovrebbero quasi più esistere. Dovevano essere il completamento di situazioni già di per sé molto urbanizzate, caratterizzate da buone infrastrutture, fogne, scuole, etc. In quel caso si andava a fare una sorta di riassetto edificatorio, dove si dava l'opportunità di completare, individuando aree compatibili. Oggi è invece diventato uno strumento pianificatorio. E un'intera città come Fermo si ritrova articolata in una miriade di zone B, che si vanno a sviluppare su superfici enormi che nulla hanno di urbanizzato. Partono già, ancora prima di essere fatte, come delle invivibili periferie. Ed è un problema che si tocca con mano: a Fermo con questo processo si potrebbe arrivare a centinaia di migliaia di metri cubi di edificazione. Altri esempi? Basta andare nei piccoli comuni. Prendiamo Lapedona: siamo di fronte ad una incongruità della pianificazione. Nel 2003-2004 è stato fatto un PRG che fino a questo momento non è riuscito ad assolvere il 70% delle previsioni di quel PRG perché la pianificazione probabilmente non andava a soddisfare le reali necessità, e dopo pochissimo tempo viene presentata una variante così sostanziale da andare ad incrementare in una maniera ingiustificata quelli che sono i nuovi insediamenti abitativi. Parliamo di insediamenti di centinaia di persone, su un paese di 1.000 abitanti… E soprattutto una variante priva di ogni attenzione per quanto riguarda le peculiarità del territorio, che andava a interessare zone paesaggistiche di rilievo, crinali, versanti, zone agricole fertili. Gli strumenti di oggi, così come è interpretata la legge, metterebbero comunque le amministrazioni nella posizione di poter fare tante piccole varianti per arrivare a quell'obiettivo. Nel caso di Lapedona, per giustificare le scelte di quella variante era stato prospettato di creare 9 zone turistico ricettive, vale a dire 9 villaggi turistici per circa 70.000 metri cubi. Proviamo a pensare che razza di turismo poteva crearsi sulle colline di Lapedona. Non sarebbe bastato neanche l'acquedotto per rifornire a sufficienza i turisti, per non parlare delle strade, delle fogne, dell’assorbimento di energia, etc.
E’ opinione comune e condivisibile che questi esempi di pianificazione rasentano la fantascienza, non a caso a regolare questi eventi è intervenuto più volte il PTC provinciale ."

“Mi piacerebbe poter fornire alcuni cenni sulla pianificazione territoriale che potrà avvenire nella nuova provincia di Fermo.
Presto avremo un Ufficio Urbanistica provinciale che dovrà redigere il proprio PTC che andrà a disciplinare, regolare ed armonizzare gli interventi urbanistici dei Comuni della nuova provincia. Auspichiamo che tale strumento possa percorrere quanto è stato fatto nella provincia di Ascoli Piceno, attraverso un studio di piano condiviso che ha saputo accogliere istanze ed osservazioni, ma che è rimasto coerente con una visione del territorio come bene comune.
La pianificazione urbanistica infatti non può essere determinata dagli interessi di pochi o dalle istanze di quanti vorrebbero investire, edificare o speculare, ma deve avvenire attraverso una partecipazione consapevole e democratica dei cittadini . Le Amministrazioni nella loro opera di buona politica di previsione e programmazione non debbono sottostare alle pressioni, la delicatissima politica di pianificazione del territorio deve poter essere libera da tutti quei condizionamenti dettati il più delle volte da chi ha immediati o effimeri interessi economici. E’ necessario avere prospettive di lungo respiro, capacità di una visione ampia, congruità e coerenza con quelle che sono le risorse a disposizione e le reali necessità.
Il territorio, il paesaggio, l’agricoltura, sono risorse esauribili!
Il paesaggio marchigiano, questo grande Bene attraverso cui transita la percezione della qualità della nostra vita, l’ambiente, la cultura, le tradizioni, il futuro, di cui possiamo dire di avere ancora la fortuna di poter disporre, deve essere quindi salvaguardato e dove necessario qualificato o valorizzato con idonei interventi che pongono al centro l’equità sociale ed il benessere delle persone. Ma bisogna avere il coraggio anche di esprimere una rigorosa tutela, con orgoglio ed intelligenza, perché patrimonio di tutti, perché l’abbiamo ereditato dai padri, ma soprattutto perché lo abbiamo ricevuto in prestito dalle generazioni che verranno”.


Gianni Conte
Presidente del Circolo Legambiente Fermo – Valdaso
Membro del “Coordinamento Salviamo il Paesaggio delle Marche”, componente del tavolo tecnico.

giovedì 4 dicembre 2008

GASSIFICATORE A RIPATRANSONE:i cittadini insorgono


Il Comitato per la salvaguardia ambientale di Piazza di Coso - S. Egidio, di Ripatransone interviene in merito alla realizazione in un inceneritore-gassificatore che dovrà sorgere in quell'area, facendo appello al Sindaco per bocciare tale progetto.


Dal comitato per la salvaguardia ambientale di Piazza di Coso - S. EgidioRipatransone pubblichiamo quanto segue:

"A volte viene da domandarsi: perché una zona così bella come quella di Piazza di Coso-S. Egidio di Ripatransone debba essere costantemente presa di mira per interessi di qualcuno?Per capire meglio proviamo brevemente a ripercorrere la storia di questi ultimi decenni ; inizialmente cave di ghiaia abusive tentarono di far sparire intere colline, poi si pensò ad una discarica comprensoriale per rifiuti, nonostante il terreno ghiaioso avrebbe sicuramente provocato un disastro ambientale, poi arrivò il turno del mega-pollaio da 300.000 polli con il suo super inquinamento, negli ultimi anni è stata la volta degli incendi dolosi che hanno inferto qua e là pesanti ferite.Con l'impegno dei cittadini residenti e di quelli che nel frattempo hanno investito in attività turistico-ricettive, tutti questi tentativi sono stati sventati, riuscendo a preservare l'integrità ambientale della zona che è una delle più importanti non solo di quelle a ridosso della costa ma dell'intera Provincia, infatti su tale zona ricadono numerosi e importanti vincoli ambientali.

Ora siamo venuti a conoscenza che la ditta Enervolta del Gruppo Malavolta ha presentato presso il Comune di Ripatransone un progetto per la produzione di energia elettrica, tale progetto prevede l'installazione di un impianto a pannelli fotovoltaici ed un inceneritore-gassificatore a biomasse, interessando un'area di circa 20.000 mq.Nessuno può essere contrario a priori alla produzione di energia da fonti alternative, ma siamo contrari che ciò comporti devastazioni del territorio, infatti in questa zona, tali installazioni sono fortemente incompatibili con il paesaggio, in quanto il progetto prevede la costruzione di capannoni industriali di 2800 mq. con un'altezza di 10 mt. (un palazzo a 3 piani) posti proprio sulla sommità della collina, sono fortemente incompatibili con la vocazione ambientale della zona, infatti essa si caratterizza con vaste estensioni della tipica macchia mediterranea.Sono altresì fortemente incompatibili con le attività presenti nella zona, infatti il gassificatore emetterebbe nell'atmosfera polveri sottili, carbonio organico totale, monossido di carbonio, ossidi di azoto, composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Sono infatti molte le attività turistico-ricettive e altrettanto numerose le aziende agricolo-vitivinicole, anche di eccellenza, che praticano l'agricoltura biologica, tali attività hanno investito su questo territorio puntando sulla valorizzazione della qualità dell'ambiente circostante che adesso vedono minacciata.

Pertanto, i cittadini e le attività di Piazza di Coso-S.Egidio fanno appello alla sensibilità del Sindaco e di tutta l'Amministrazione di Ripatransone, affinché tale progetto sia respinto, fanno inoltre appello alla Provincia , alla Regione , a tutte le Associazioni ambientaliste ed a tutte le persone che hanno a cuore l'ambiente, al fine di salvaguardare questa zona così importante dal punto di vista ambientale e di paesaggio rurale,tale ricchezza non è solo di chi ci abita, ma di tutti, deve rimanere intatta in modo che possa essere lasciata come patrimonio alle future generazioni".

"Gassificatore: D'Erasmo fa marcia indietro

Zona in cui dovrebbe sorgere il gassificatore


Pubblichiamo da "Sanbenedettoggi.it" del 2-12-2008



Luigi Cava, consigliere comunale di Alleanza Nazionale, dichiara che il sindaco di Ripatransone, durante l'ultimo Consiglio, avrebbe ammesso alcuni errori nella gestione della vicenda dell'inceneritore di "Piazza Coso".
RIPATRANSONE - «Le tante polemiche sono valse a qualcosa e Paolo D'Erasmo fa marcia indietro sul sul progetto del gassificatore ripano»: Luigi Cava, consigliere comunale di Alleanza Nazionale, fa il punto sulla situazione dell'inceneritore che, si era ipotizzato, il comune ripano volesse impiantare nella zona di "Piazza di Coso"
«Nel consiglio comunale del 27 novembre il sindaco di Ripatransone ha riconosciuto di non aver sufficientemente coinvolto il proprio partito e ha anticipato che nelle sedi opportune porrà in essere tutti gli atti necessari per rimandare la conferenza dei servizi prevista per il gassificatore - scrive Cava - rimettere in discussione la proposta di realizzare dell'impianto fortemente incompatibile con il paesaggio del luogo in cui sarebbe prevista la realizzazione».
«Del resto - continua il consigliere comunale - la vocazione ambientale della località "Piazza di Coso", caratterizzata dalle vaste estensioni della macchia mediterranea, rende necessaria una profonda riflessione su interventi come la realizzazione di un gassificatore».
«Tale marcia indietro del sindaco D'Erasmo riscuote l'approvazione e il consenso di tutti - conclude Cava - ma questa decisione, per quanto condivisa ed opportuna, non può far dimenticare l'atteggiamento di totale chiusura dell'attuale amministrazione che evita qualsiasi confronto con la minoranza, in particolare, e con la cittadinanza in generale».

CUPRA MARITTIMA - «Oggi abbiamo bisogno di un impianto del genere, ma non deve essere realizzato in una zona sottoposta a vincoli ambientali»: Giuseppe Torquati, sindaco di Cupra Marittima, commenta la costruzione di un gassificatore nella zona Sant'Egidio. Prosegue: «Il luogo in questione è sì ripano, ma è confinante con Cupra e per raggiungerlo bisogna percorrere via Sant'Egidio che attraversa il territorio cuprense e per questo dovevamo essere coinvolti direttamente dal comune di Ripatransone, invece abbiamo appreso di questo progetto dalla stampa». Torquati aggiunge:«Quando poi ho espresso la mia opinione a riguardo, consigliando cioè di costruire il gassificatore nella Val Tesino in quanto zona più agevolmente raggiungibile e non sottoposta a vincoli, mi è stato risposto indirettamente di non interessarmi della questione».
«La cosa ancora più grave - conclude il sindaco - è che sono venuto a sapere che il 9 dicembre è indetta la conferenza dei servizi per la realizzazione del gassificatore ma il comune di Cupra non è stato chiamato a partecipare: l'amministrazione farà presente questa anomalia agli organi di competenza, perchè Cupra non può pagare per le scelte degli altri, effettuate a discapito del suo territorio, senza essere minimamente interpellata».

mercoledì 19 novembre 2008

Interrotta la strada litoranea a Marina Palmense per l’arretramento della spiaggia: un esempio di gestione avventata della costa.

COMUNICATO STAMPA



Ci risiamo, di nuovo gravi problemi di arretramento della spiaggia a Marina Palmense.
A Marina Palmense, dopo i lavori di ampliamento delle barriere soffolte e dopo il ripascimento dello scorso anno che nel loro complesso sono costati circa 3 milioni di euro, come appreso dalla stampa locale, la spiaggia si è ritratta a nord delle barriere costringendo il comune alla chiusura della strada litoranea.
L’arretramento infatti ha inghiottito tutta la spiaggia a nord delle barriere, ha coinvolto la strada litoranea e ha creato una scarpata di circa 2 metri pericolosa al transito.
Inoltre, molto probabilmente, con l’inizio dell’inverno e le relative mareggiate il processo di cedimento della strada sarà ancora più intenso.
Secondo Legambiente tale erosione è il risultato di una gestione della costa che non tiene conto di una visione complessiva del sistema costiero ma che cerca di risolvere singoli problemi su pressione di amministratori locali e operatori economici interessati, con soluzioni adatte a soddisfare gli interessi locali immediati, ma che sono inefficaci o controproducenti in tempi più lunghi.
Basti ricordare la quasi completa sparizione del primo ripascimento di Marina Palmense in coerenza con una nostra previsione di inidoneità del materiale impiegato. Col cedimento della spiaggia a nord gli interventi finora fatti si sono rivelati inutili o addirittura dannosi.
Il tutto mentre la Regione Marche sta provvedendo a finanziare altri ripascimenti con sabbie fini su spiagge ciottolose o addirittura con barriere radenti, destinati quindi a durare fino alle prime mareggiate invernali.
Legambiente ritiene che questa pratica di intervenire sui sistemi costieri senza studi appropriati condotti da organismi indipendenti (come università ed enti di ricerca) e senza una visione complessiva, ma dettata da richieste ed interessi particolari, sia particolarmente deleteria e che comporti solo sperpero di denaro pubblico, senza risolvere il problema, anzi con il rischio di aggravarlo. Ciò comporta conseguenze negative per tutti i seri operatori economici che hanno interesse ad una reale risoluzione del problema dell’arretramento delle spiagge, in visione anche di una valorizzazione dell’ambiente naturale.


Fermo 18 novembre 2008
il presidente
G. Conte

giovedì 13 novembre 2008

ITALIA SOMMERSA DAL CEMENTO







ITALIA SOMMERSA DAL CEMENTO : IL PRESIDENTE DI AGRITURIST (CONFAGRICOLTURA) PRENDE CARTA E PENNA...
E SCRIVE A SILVIO BERLUSCONI

Signor Presidente, ogni giorno scompaiono quasi 1000 ettari di suolo destinato all’agricoltura: produzione agroalimentare, turismo ed ambiente, distrutti!



Tutti convengono sulla necessità di rilanciare il turismo valorizzando i nostri paesaggi e l’offerta enogastronomica, tutti convengono sulla necessità di tutelare le produzioni agricole italiane, tutti convengono sulla necessità di conservare il nostro patrimonio ambientale per difenderci dall’inquinamento e favorire l’ossigenazione dell’aria... Ma pochi sanno che tutto questo è fuori della realtà. La realtà è un’altra: dal 1982 al 2005, in appena 25 anni, ci siamo mangiati quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo, con una riduzione della superficie coltivata di 3,1 milioni di ettari.

Per suonare la sirena di emergenza il Presidente di Agriturist, Vittoria Brancaccio, ha preso carta e penna e ha scritto al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, esponendogli i dati ISTAT che documentano questo saccheggio, e ricordando come in Germania, già nel 1999, l’allora Ministro dell’Ambiente, Angela Merkel (oggi Primo Ministro), emanò una legge che obbligava, per nuove costruzioni, a recuperare almeno il 70% di suolo già urbanizzato. L’ha seguita il Primo Ministro britannico Tony Blair, nel 2001, con una legge simile che ha permesso la successiva crescita urbanistica di Londra senza rubare un solo ettaro alle campagne circostanti.

Aggiunge, senza alcuna illusione, il Presidente di Agriturist: “Autorevoli studi di urbanistica affermano che, quando saranno realizzati i piani di sviluppo territoriale già approvati dai comuni per i prossimi anni, il ritmo di sottrazione di suolo all’agricoltura segnerà una ulteriore rilevante accelerazione”.


Ecco “i numeri” raccolti ad Agriturist da fonte ISTAT.

Confronto delle destinazioni dei terreni agricoli nell’intervallo 1982-2005
Fonte ISTAT (milioni di ettari) - Eventuali non corrispondenze dei totali sono determinate dagli arrotondamenti

Destinazione 1982 1990 2000 2005
Seminativi 8,33 8,13 7,33 7,08
Legnose 2,98 2,79 2,46 2,29
Prati e pascoli 4,52 4,13 3,42 3,35
Superficie Agricola Utilizzata
15,84 15,05 13,21 12,71
Boschi (1) 5,64 5,51 4,58 3,65
Altro (2) 2,15 2,15 1,82 1,45
Superficie Agricola Totale
23,63 22,70 19,61 17,80
Riduzione SAT ha/ giorno
318,5 846,6 991,8

(1) La riduzione del patrimonio boschivo negli anni 2000 e 2005 è influenzata dall’esclusione di alcuni boschi pubblici dal rilevamento agricolo, in quanto inseriti in aree naturalistiche protette.
(2) La voce si riferisce a: arboricoltura da legno, superficie non utilizzata, altra superficie.


“Ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente - conclude il Presidente di Agriturist - perché la sistematica sottrazione di suolo all’agricoltura è un problema intersettoriale che investe ampiamente l’interesse nazionale sotto il profilo agricolo, turistico, paesaggistico, ambientale. Ed esprimiamo l’auspicio che Ella voglia attivare immediatamente una iniziativa governativa per affrontarlo efficacemente”.

Il messaggio è stato inviato per conoscenza ai Ministri dell’Agricoltura, Luca Zaia, e dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per il Turismo, Michela Vittoria Brambilla.


12 novembre 2008

martedì 11 novembre 2008

LEGAMBIENTE MARCHE CONDANNA ASPRAMENTE LA QUADRILATERO:


SINTOMO DI UNA MIOPIA SEMPRE PIU' GRAVE DI CHI GOVERNA

PERCHE' NON RIESCE A CAPIRE LE REALI ESIGENZE DI QUESTA REGIONE


ANCONA – Legambiente Marche spara a zero sulla Quadrilatero:'Il più grande errore politico degli ultimi decenni”.
Dopo la recente notizia dell'ulteriore finaziamento di 536 milioni di euro deliberato dal Cipe per il completamento della SS77, l'associazione ambientalista attacca duramente la Regione Marche rea di continuare a favorire una politica sempre più miope quindi distante dalle reali esigenze del nostro territorio.
Legambiente, pur consapevole che alcuni tratti stradali vadano riqualificati (come ad esempio è necessaria la messa in sicurezza della Muccia-Colfiorito) continua a condannare l'idea che lo sviluppo economico della regione dipenda principalmente dal sistema viario. C'è ancora chi è convinto che le nostre imprese saranno favorite da qualche strada in più mentre invece proprio questo contribuirà ad indebolirle. Come pure l'agricoltura subirà un duro colpo se ad esempio le gallerie previste nella zona delle sorgenti del fiume Chienti diverranno realtà (oltra naturalmente al conseguente deturpamento del paesaggio). Al contrario di quanto sta avvenendo in altre regioni italiane e nelle politiche europee, nelle Marche nessuno fa niente per potenziare il trasporto ferroviario. Devono ancora essere presi provvedimenti per la linea Civitanova-Albacina come pure non è stato spero nemmeno un eruo per migliorare la tratta adriatica che copre un territorio dove vive e lavora la maggior parte dei marchigiani oppure ancora non è stato fatto niente per il raddoppio della Falconara-Orte. Un'infrastruttura intermodale (Treno-Nave-Aereo) che ci faccia tenere il passo europeo, è possibile già da ora.
Per questo, per la sfida al futuro, le Marche hanno bisogno invece di più mobilità sostenibile (più investimenti su treni e metropolitane di superficie, più servizi di trasporto pubblico……) recuperando il progetto del Corridoio Adriatico e molte infrastrutture ‘dolci’, come quelle telematiche, dei presidi sanitari e scolastici, dei servizi di cura e manutenzione del territorio, dei servizi alle imprese, dei centri di ricerca e innovazione, delle reti dell’ospitalità per la valorizzazione anche turistica dei nostri paesaggi, ambienti, beni culturali, saperi, produzioni agricole tipiche, parchi, artigianato e manifatture di qualità Solo così potremo migliorare in conoscenza, ricerca, innovazione e sviluppo per essere competitivi in un mondo in continua evoluzione a prescindere da qualche kilometro di strada in più.Legambiente Marche lancia infine un appello affinché quelle forze politiche e sociali ma anche tutti i cittadini e comitati che sono contrari all'opera e al meccanismo di finanziamento della stessa (sottraendo cioè territorio e risorse finanziare agli enti locali) facciano sentire la loro voce.

mercoledì 5 novembre 2008

Dal "Il Messagero"- 3novembre 2008 : ELIO delle STORIE TESE a DIFESA del PAESAGGIO MARCHE


Son0 passati quasi trent’anni di carriera e, nonostante il sangue piceno nelle vene, giovedì sera si potrà tranquillamente parlare di debutto al teatro Ventido Basso. E tutto grazie a...Frankenstein, di cui Elio -mitico leader delle Storie Tese- prenderà le sembianze nel Concerto mostruoso, primo appuntamento della stagione musicale allestita dalla Società Filarmonica Ascolana. Si tratta, quindi, di una specie di esordio nel capoluogo piceno per un artista che proprio nell’Ascolano vanta una parte di albero genealogico (la madre è nata a Cossignano), possiede una casa per i momenti di relax (sempre a Cossignano) e che da sempre si muove in prima linea per la tutela del paesaggio piceno. Come quando si presentò alla première del nuovo disco Studentessi, lo scorso maggio alla Feltrinelli di Ancona, indossando una t-shirt con l’eloquente scritta Salviamo il paesaggio delle Marche.Oppure quando ha preso una posizione forte contro la costruzione del tratto Valtenna-Valtesino della Mezzina, la strada medio/collinare a scorrimento veloce che dovrebbe collegare il Maceratese all’Ascolano. «Non capisco a cosa serva -ha sempre sostenuto Elio, laureato in ingegneria e attento studioso delle dinamiche del territorio- Conosco benissimo queste zone, sono cresciuto qui e torno spessissimo. Secondo me non ha senso e continuo a non comprendere chi consideri utile la creazione di questa vera e propria autostrada».Inoltre Elio è tra i promotori del Coordinamento regionale per la salvaguardia del paesaggio delle Marche, insieme a personaggi come Giobbe Covatta, pugliese ma originario di Colli del Tronto, e soprattutto il pittore Tullio Pericoli nato proprio a Colli. Insomma prima o poi doveva arrivare anche un’esibizione nel Massimo ascolano. Eccolo dunque il Concerto mostruoso che dopo il piccolo rodaggio dello scorso gennaio arriva ad esordire con una nuova produzione, in cui spicca l’ensemble dei 35 elementi dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Danilo Grassi. Sarà uno spettacolo in pieno Elio-style in cui il cantante de La terra dei cachi varcherà i confini tra teatro, cabaret e musica per cimentarsi con Frankenstein! Pan-demonium per chansonnier e orchestra, l’opera neogotica scritta da Heinz Carl Gruber nel 1977. «Non è un caso ha dichiarato Stefano Belisari vero nome di Elio Il mostro nella musica è rimasto l’unico spazio di libertà, il mostro come figura dell’ultimo anarchico possibile».

di LUCA Capponi

giovedì 25 settembre 2008

"I Piccoli Comuni e il paesaggio delle Marche”


Convegno

Serra de’ Conti, (Fornace) sabato 27 settembre 2008

Ore 9,30

Introduzione:

Carlo Latini

Direttore Istituto Gramsci Marche

Comunicazioni:


  • Bruno Massi
  • Resp. Naz.le Piccoli comuni Legautonomie
  • La pianificazione urbanistica e territoriale: piccoli comuni e governo sovracomunale
  • Sagramola
  • Vice Presidente della Provincia di Ancona
  • Le azioni della Provincia per la tutela, il recupero e la valorizzazione del paesaggio

  • Renzi
  • Dirigente del settore Urbanistica della Provincia
  • Il ruolo di pianificazione urbanistica e territoriale della Provincia

  • Rosalba Ortenzi
  • Presidente IV Comm. del Consiglio Regionale
  • Una nuova legge urbanistica regionale per un efficace governo del territorio

  • Franco Frapiccini:
  • Portavoce Coordinamento regionale per la tutela del paesaggio
  • Il Paesaggio delle Marche: obiettivo prioritario di una politica progressista

  • Riccardo Picciafuoco
  • Tavolo tecnico del coordinamento regionale per la tutela del paesaggio
  • Le scelte discriminanti per qualificare la nuova legge urbanistica regionale

  • Enzo Pesciarelli
  • Presidente Istituto Gramsci Marche
  • Il paesaggio delle Marche come risorsa economica

  • Massimo Rossi
  • Presidente Provincia di Ascoli Piceno
  • Progetti sul Paesaggio e governo del territorio (l’esperienza in provincia di Ascoli Piceno)

  • Luigino Quarchioni
  • Segretario regionale Legambiente
  • Progetti e iniziative per la valorizzazione dei piccoli comuni e pere la tutela del paesaggio

  • Dibattito

  • Intervento conclusivo:
  • Raffaele Bucciarelli
  • Presidente del Consiglio Regionale


  • PS:
  • Il programma del Convegno è molto denso. Pensiamo di farlo durare dal mattino fino al primo pomeriggio (16.30/17.00). Ci sarà una breve pausa pranzo (prezzo euro 15,00) organizzata all’interno della struttura in cui si svolgerà il convegno.

mercoledì 10 settembre 2008

L'INFRASTRUTTURA NON FA LO SVILUPPO

L'infrastruttura non fa lo sviluppo diRomeo Danielis 05.06.2008 , pubblicato su www.lavoce.info

Si dice spesso che gli investimenti in infrastrutture di trasporto stimolino lo sviluppo economico e la competitività di un territorio. Ma la connessione è molto più problematica e incerta di quanto si pensi. Anche per la rilevanza dei fondi richiesti alla realizzazione delle opere. Per questo va ben valutato quali siano quelle da privilegiare. Soprattutto, gli investimenti devono essere coerenti tra di loro e con l'insieme delle politiche di trasporto adottate. E vanno esplicitati gli obiettivi che si vogliono raggiungere in termini di distribuzione modale.
Una tesi spesso avanzata dalle categorie imprenditoriali, e accolta solitamente con favore, in modo trasversale, a livello politico, è che gli investimenti in infrastrutture di trasporto stimolino lo sviluppo economico e la competitività di un territorio.L’argomentazione è la seguente. Il trasporto, essendo uno dei fattori della produzione, rappresenta un costo per le aziende. Gli investimenti infrastrutturali lo riducono abbassando i tempi necessari per le spedizioni e permettendo un risparmio di carburante per i veicoli. Le aziende sono quindi in grado di vendere i loro prodotti a prezzi più bassi. Questo stimola la domanda, consente un migliore sfruttamento delle economie di scala riducendo ulteriormente i costi: si attiva così un circolo virtuoso di crescita economica per le aziende e per il territorio. In realtà, la connessione tra infrastrutture di trasporto, sviluppo economico e competitività territoriale è molto più problematica e incerta di quanto comunemente si ritenga, sia sotto il profilo teorico sia sotto il profilo empirico.

IL LIVELLO MACROECONOMICO
Molteplici studi hanno cercato di misurare la relazione statistica tra investimento nei trasporti e crescita economica a livello macroeconomico. Nonostante diversi problemi definitori e statistici, autorevoli commentatori sono giunti alla conclusione che la relazione è positiva, ma modesta e fortemente dipendente dalla tipologia di investimento e dal livello preesistente di infrastrutture. (1) Nei paesi dell’Europa occidentale, già dotati di una rete infrastrutturale sviluppata, è assai probabile che il beneficio in termini di crescita economica sia molto limitato, dato il ridotto costo del trasporto sul valore complessivo del prodotto. Inoltre, il livello di indagine macroeconomico è utile ma insoddisfacente, in quanto è una “scatola nera” che non permette di capire attraverso quali canali di trasmissione un miglioramento della infrastruttura di trasporto esplichi i suoi benefici.

IL LIVELLO MICROECONOMICO
Tali canali sono invece meglio valutabili a livello microeconomico. Il principale effetto atteso da un miglioramento delle infrastrutture è la riduzione del costo generalizzato del trasporto. L’entità dipende naturalmente dalle specifiche condizioni preesistenti e dall’intervento infrastrutturale . Ma più che alla riduzione in sé, che potrebbe non avere effetti consistenti e durevoli - anche alla luce della bassa incidenza del costo di trasporto sul valore complessivo dei prodotti - l’attenzione degli studiosi si è concentrata su alcuni effetti indiretti, ritenuti potenzialmente più importanti, quali la riorganizzazione della logistica aziendale, l’accesso a un più ampio bacino di lavoro e l’effetto sul mercato immobiliare.La riorganizzazione della logistica aziendale, molto spesso incentrata su viaggi più frequenti con carichi ridotti per contenere i costi di magazzino, tende però a generare traffico indotto che rischia di compensare, parzialmente o integralmente, i risparmi di tempo resi possibili dal miglioramento infrastrutturale. Inoltre, se i costi ambientali non sono internalizzati, e quindi le aziende non li considerano nelle loro decisioni, esiste il rischio che i costi sociali possano risultare superiori ai benefici ottenutiAncora, la migliore accessibilità allarga i bacini di lavoro da cui le aziende possono attingere. Ciò può tradursi in un’offerta di lavoro più specializzata con effetti positivi sulla produttività, di cui potranno giovarsi le imprese accumulando maggiori profitti o i consumatori pagando prezzi più bassi. L’effetto sui salari è di ribasso per le aree che ricevono lavoratori e di rialzo per le aree che hanno lavoratori in uscita.Sui mercati immobiliari, in caso di vincoli all’espansione delle costruzioni, la maggiore accessibilità e il miglioramento di competitività territoriale può trasformarsi in un aumento delle rendite nelle aree più attrattive, che rischia di compensare i benefici competitivi generati dalle nuove infrastrutture di trasporto.

IL LIVELLO TERRITORIALE
Per identificare quale regione beneficerà degli investimenti infrastrutturali, è opportuno tener presente il cosiddetto problema della “strada a doppio senso”: quando i costi di trasporto sono alti, le aziende localizzate in una regione sono protette dalla concorrenza delle aziende situate al di fuori. La migliorata accessibilità non necessariamente favorisce le aziende regionali. Potrebbero risultare favorite quelle extra-regionali: saranno vincenti le imprese dotate di maggiori risorse (ad esempio, risorse naturali), con maggiori economie di scala, con un mercato locale di maggiori dimensioni, con una manodopera più qualificata a parità di retribuzione, con un costo dei terreni più basso e con una migliore integrazione a monte e a valle con fornitori e clienti. Non è quindi detto a priori che una regione meglio connessa riceva solo benefici dalla migliorata accessibilità né, tanto meno, che ne sia l’unico destinatario.In conclusione, data l’incertezza degli esiti e la rilevanza dei fondi che si destinano agli investimenti pubblici in infrastrutture di trasporto, in alternativa ad altri utilizzi, è bene che la discussione e le valutazioni siano rigorose e approfondite, identificando quali opere siano da privilegiare tenuto conto della organizzazione logistica preferita dalle imprese, delle criticità della rete di trasporto in termini di congestione e delle ricadute energetiche e ambientali di questa e del funzionamento dei trasporti.È necessario che gli investimenti infrastrutturali siano coerenti tra di loro e con l’insieme delle politiche di trasporto adottate e che siano chiaramente esplicitati gli obiettivi che si vogliono raggiungere in termini di distribuzione modale.
(1) Vedi Sactra “Transport and the economy: full report”, http://www.dft.gov.uk/pgr/economics/sactra/ e T. R. Lakshmanan e W. P. Anderson “Transportation Infrastructure, Freight Services Sector and Economic Growth”. A White Paper prepared for The US Department of Transportation. Federal Highway Administration, Boston University, gennaio 2002

Acuta riflessione controcorrente di una docente dell'Università Politecnica delle Marche sullo stato infrastrutturale delle Marche

Articolo comparso sul Corriere adriatico, 2-9-08

L’uovo, la gallina e lo zabaione

L’ETERNO dilemma dell’uovo o la gallina, nelle Marche è stato risolto. Non c’è dubbio. L’industrializzazione diffusa e la specializzazione in settori tradizionali - settori in cui le lavorazioni erano spesso svolte a domicilio - hanno indotto fin dagli anni Settanta una rete di trasporto stradale “su misura”. Siamo terzi in Italia per chilometri di strade locali ogni 100 mila abitanti (Il Sole24 Ore, 1 settembre). Scendiamo in graduatoria via via che le strade si fanno più grandi. Alle Marche, dunque, non sono servite. E il reticolo di strade che le ricopre ha avuto un grande vantaggio: un basso impatto ambientale. Insomma, è proprio il caso di dire che il nostro benamato modello di sviluppo ci ha almeno in parte preservato dallo scempio paesaggistico.Uno scempio inutile, tra l’altro. Da più parti è stato infatti dimostrato che l’infrastruttura stradale o di trasporto - di per sé - non fa sviluppo (Romeo Danielis; lavoce.info, 5 giugno 2008). L’infrastruttura, per esempio la famosa Quadrilatero, può infatti indurre effetti addirittura svantaggiosi per l’economia locale. Ad esempio, la riorganizzazione della logistica aziendale che - esauriti i positivi effetti di uno sviluppo distrettuale autoctono - va a vantaggio di luoghi lontani. Si importano più agevolmente prodotti e semilavorati, magari in quei luoghi fabbricati, senza che questo significativamente incida sulla competitività di lungo periodo delle imprese locali, come le recenti disavventure di alcune importanti imprese marchigiane dimostrano. Peggio ancora. In regime di vincoli alla espansione delle costruzioni, e grazie alla valorizzazione urbanistica, l’infrastruttura viaria certamente sostiene le rendite di quei pochi fortunati - o lungimiranti - proprietari che possiedono i terreni limitrofi. Un pesante costo sociale per le sperequazioni distributive che determina.Come sottolineato nel Libro Bianco presentato al Dipartimento dei Trasporti Usa (Lakshmanan-Anderson, Trasportation Infrastructure, Freight Service Sector and Economic Growth, gennaio, 2002), l’infrastruttura amplia poi il bacino da cui le imprese “pescano” manodopera. I salari nelle aree che la ricevono si ribassano, quelli delle aree che la cedono, crescono. Classico esempio, la Romania, ormai priva di lavoratori, dove i salari stanno rapidamente crescendo.La stessa migliore accessibilità alla zona può costituire un problema. Le imprese esterne, non più penalizzate da un’accessibilità difficoltosa, ne possono trarre grande vantaggio. Nel nostro piccolo, le vicende del porto di Ancona lo confermano: sempre più pattumiera dell’Adriatico grazie allo smistamento stradale di prodotti inquinanti e ad alto impatto ambientale. Si avvantaggiano le imprese esterne di maggiori dimensioni; quelle che godono di economie di scala, di più agevole accesso a risorse naturali e materie prime (si pensi alle imprese dei nostri settori tradizionali dei paesi dell’Est o emergenti), con maggiore disponibilità di manodopera a basso costo a parità di produttività. Insomma, costruire una nuova infrastruttura viaria, un aeroporto, un interporto, un porto a volte può significare non già sviluppo ma rapido declino dell’apparato produttivo dell’area. Pochi però, soprattutto tra i pubblici amministratori, sembrano rendersene conto. Il vecchio stereotipo dell’impresa anni Settanta e il ruolo inutilmente “industrialista” della politica è una cultura dura a morire.Declino possibile che invece potrebbe essere contrastato se i pubblici amministratori dalla favola delle strade che portano sviluppo o che snelliscono il traffico che - com’è stato dimostrato - invece sempre inducono, passassero a considerare il versante “benessere, costi sociali e sprechi collettivi”. Le Marche non godono di una rete ferroviaria appena accettabile: sedicesime nella graduatoria delle regioni italiane. E ciò significa alti costi per i cittadini e la collettività. Non esistono, né a livello locale né regionale, piani per la mobilità degni di questo nome. E il piano per i trasporti pubblici, recentemente presentato (6 giugno), è solo un puzzle che, come di consueto, mette qualche pezza qua e là. Siamo una regione tragicamente da sottosviluppo per la depurazione delle acque e la rete elettrica. Due misure di rilievo dei costi sociali. L’aeroporto è un costoso giocattolo inutile, a guardare i dati. In compenso, se l’insulso progetto di un outlet per cittadini russi piazzato lì vicino procederà, diventeremo una provincia che Putin potrà annettere. Insomma, la gallina è diventata miope e altri faranno lo zabaione con le nostre uova. E - giuro - spero di sbagliare.
MARIANGELA PARADISI* ,* DOCENTE DI ECONOMIA ALL’UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE,

lunedì 28 luglio 2008

VIVERE IL TERRITORIO VALORIZZANDO IL PAESAGGIO

Da Gianni Conte riceviamo nota riassuntiva del convegno tenutosi il 24 luglio 2008 a Monterubbiano sul paesaggio Marche:


Giovedì 24 luglio, in piena stagione di bagni, a Monterubbiano, incantevole Comune di collina, in una gremitissima sala, è rimasto colpito non poco il Presidente del Consiglio Regionale Bucciarelli, il Presidente della Provincia Massimo Rossi, la Presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale Rosalba Ortenzi, l’Assessore al Territorio ed ambiente Loredana Pistelli, l’arch. Polichetti, l’arch. Minetti e le altre autorità intervenute, per la presenza di numerosi cittadini ed esponenti dei Comitati a difesa del Paesaggio.
Si discuteva della nuova proposta di legge urbanistica regionale e dell’adeguamento del P.P.A.R. alle novità del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici.
Era la seconda audizione pubblica ufficiale, attività così prevista dalle direttive della Comunità Europea per questo tipo di stesura di leggi. Una legge molto importante per il futuro di tutti noi considerato che potrà determinare grandi cambiamenti nella nostra regione.
Ancora una volta, come avviene ormai di consueto, i politici e le autorità che hanno proposto l’audizione pubblica, hanno monopolizzato la scena parlando per ore e lasciando pochi minuti al pubblico per intervenire e apportare preziosi contributi mediante osservazioni ed informazioni che hanno proprio lo scopo di determinare l’utilità ed il significato di questi incontri.
Ancora una volta, pur essendo stati tutti molto interessanti e condivisibili gli interventi dei nostri pubblici amministratori, si è confermato però l’andamento generale della politica:
l’incapacità dell’ascolto, compreso l’ascolto di un pubblico composto prevalentemente da persone competenti e di addetti ai lavori i quali, pur nei brevi interventi che hanno potuto fare, quando ormai la sala si stava svuotando, hanno rappresentato delle situazioni di criticità che nella modifica della legge urbanistica non sono state prese in considerazione.
E’ per questa ragione che tale modifica di legge, ancora oggi, nello stato di fatto di come è stata presentata in questa occasione, dimostra un aspetto recondito che molti avevano già intuito alla prima presentazione: la componente mercantilistica a danno del Paesaggio, del consumo del suolo, della “deregolazione” del governo del territorio, lasciato alla mercè di qualsiasi ente locale e di qualsiasi programma politico, in nome della perequazione e del principio della “sussidiarietà” che spesso viene frainteso o erroneamente applicato, in cui si delega e si continua a sub-delegare la pianificazione o la tutela del territorio, del paesaggio e quindi della qualità della vita dei cittadini, a chi in effetti non ha né gli strumenti né le capacità per poterlo fare.
E’ infatti emerso anche dagli stessi interventi dei relatori che i Comuni hanno bisogno di essere “accompagnati” nella redazione dei Piani Regolatori o delle varianti. E’ opportuno che questi ultimi imparino a redigere piani intercomunali e applichino le Valutazioni Ambientali Strategiche su area vasta prima di adottare varianti ai Piani Regolatori che spesso risultano inadeguate.
Nel corso degli interventi del pubblico è emerso infatti anche questo aspetto, l’incapacità dei Comuni di governare il territorio, perché sottoposti a pressioni e per la necessità di “fare cassa” con gli oneri di urbanizzazione, di quello che è rimasto dell’ ICI e quant’altro di economicamente valido possa transitare attraverso l’espansione edilizia (accordi di programma ecc…).
Le proposte fatte dall’Ordine degli architetti di Ascoli Piceno con l’intervento di Tiziana Maffei, dal Coordinamento Salviamo il Paesaggio delle Marche con Riccardo Picciafuoco e dalle associazioni presenti come Legambiente con gli interventi di Gianni Conte e Adriano Santato, pur essendo state costruttive, hanno sottolineato comunque le carenze della nuova legge urbanistica regionale e lo stato di emergenza in cui ci troviamo, con questo dilagare di aggressioni al territorio marchigiano con esiti disastrosi ed irreversibili che sono già sotto gli occhi di tutti; hanno invocato la necessità che tali modifiche della Legge Urbanistica Regionale e del Piano Paesistico Ambientale Regionale riescano invece a cogliere l’opportunità per una nuova efficacia della legge, al fine di scongiurare un futuro purtroppo già designato da molte Varianti che presto verranno realizzate, caratterizzate da un’urbanistica a dispersione ed un enorme consumo di suolo, definitiva perdita di aree agricole o di valore paesaggistico come è gran parte dell’entroterra della nostra regione.
Un futuro davvero difficile da comprendere ed accettare per il territorio della regione Marche!

Gianni Conte

giovedì 24 luglio 2008

Sosteniamo Gianni Conte contro la querela sporta dal comune di Lapedona


Cari amici, nel ringraziare Legambiente Marche per il sostegno relativo alla querela che il Comune di Lapedona ha presentato nei miei confronti, colgo l'occasione per inviare a quanti non hanno potuto leggere Il Resto del Carlino di sabato 19 luglio, l'articolo relativo al comunicato.
Ancora grazie a Legambiente Marche,
il sostegno dell'associazione non può che farmi perseverare nell'impegno di salvaguardare gli interessi diffusi dei cittadini, del territorio e del paesaggio.
Un saluto,
Gianni Conte

PAESAGGI.MA COSA STA SUCCEDENDO DI MOSTRUOSO?

Da Luigi Meconi
Amici del
Comitato per la tutela della Valle dell'Aso
Comitato ermocolle
Paesaggio Marche
Cantieri
Agriturist
Diversoinverso

Vi invio una intervista presa oggi 22 luglio da "Aprile".
Stefania, di Diversoinverso, mi ha scritto di recente informandomi che a Moresco stanno a loro volta modificando il PRG con dietro la cementificazione di altra parte della collina.
Di Lapedona e del suo per noi sconvolgente piano di modifica al PRG non già per il turismo diffuso nei punti meglio esposti della collina, ma per altro.
Per Altidona, basta venire a vedere cosa sta succedendo lungo la costa e la Valdaso. Anche ad Altidona dopo la Valle hanno preso di mira la collina.
Sappiamo di altro analogo piano di modifica al PRG con altri metri cubi di cemento in punti collinari a Montedinove.
Ho recentemente assistito a due Consigli Comunali con all'oggetto analoghe varianti al PRG e analoghi casi di nuovo Paesaggio, ancora collinare, ancora crinali tra i più belli e cementificazioni. A Massignano e a Colli del Tronto. Aggredita, anche in questo caso, la collina.

Ho voluto fare questo breve elenco perché mi pare non si capisca adeguatamente che cosa si nasconde dietro questa vera e propria aggressione alle nostre colline e al Paesaggio.
Si sollevano, vedi l'intervista qui sotto, tante cause.

Vi sottopongo due considerazioni. Che non emergono neppure dalla sottostante intervista.
La prima. Non vi dice nulla la circostanza che dopo le valli, i costruttori stanno aggredendo le colline? E amministratori comunali ossequiosi? Che i nostri Sindaci e Amministratori abbiano perso la testa? O non è piò ovvio che i costruttori, scesa la domanda per gli immobili lungo le valli, rilanciano offrendo immobili in punti dove un tempo al più sorgevano villette singole? O c'era la ristrutturazione di case agricole? E non è notorio che, se fino alla elezione diretta del Sindaco, 1993, era dura per i costruttori 'condizionare' Sindaco e Consiglieri Comunali che lo eleggevano, da quella data, 1993, per i costruttori è sufficiente 'condizionare' un solo Amministratore, il Sindaco?
La seconda.
Qualcuno è cosciente che, da 8 anni, i Comuni possono chiudere i propri bilanci comunali, in altre parole fare previsioni di entrate e di spesa che chiudano con un pareggio, all'unica condizione di vendere il proprio Paesaggio?
Qualcuno sa che dal 2001 le entrate per concessioni edilizie, i fondi Bucalossi, in teoria a destinazione vincolata, cioè per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, hanno cominciato a essere utilizzate anche per le spese correnti dei bilanci comunali?
Dapprima, siamo al 2001, al primo forte taglio del governo Berlusconi dei trasferimenti ordinari dallo Stato ai Comuni congiunto al blocco degli incrementi delle tasse comunali, è stata introdotta una norma che ha permesso un utilizzo delle entrate Bucalossi anche per spese correnti, ma solo per un uso di cassa (termine che indica un uso provvisorio, solo per pagamenti, di queste entrate a destinazione vincolata; salva la rifluizione del corrispondente capitolo di competenza dopo un certo tempo).
Qualcuno sa che negli anni successivi gli utilizzi dei fondi Bucalossi per spese correnti sono passati dalla cassa alla competenza? Cioè che le entrate per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono passate tout court, in percentuali crescenti, anche per finanziare chessò la carta igienica o il personale del Comune?
Qualcuno sa che la predetta percentuale nell'ultima finanziaria 2008 del governo di centro-sinistra (con dentro anche i partiti dell'Arcobaleno), confermando la percentuale già raggiunta dal precedente governo di centro-destra, è del 50% + un 25% per manutenzioni (chi lavora nei Comuni sa che le manutenzioni sono di fatto altre spese correnti)?
Qualcuno sa che il governo di centro-destra, con l'assenso, di fatto, anche del centro-sinistra, ha addirittura triennalizzato questa possibilità? Cioè i Comuni possono prevedere analogo utilizzo delle entrate Bucalossi anche per i bilanci 2009 e 2010?
Qualcuno sa che, oltre quanto appena detto, con la trasformazione del PRG da aree agricoli in edificabili scatta altresì per i proprietari l'obbligo del pagamento, su quei terreni trasformati da agricoli in edificabili, dell'ICI? Altre entrate comunali utilizzabili per le sole sempre più sofferenti spese correnti.

Premesso questo, vedendo che gli unici convinti federalisti sembrano essere i soli della Lega, che puntano i piedi perché, attuando tra l'altro i principi inseriti dal governo di centro-sinistra nel nuovo articolo 119 della Costituzione sull'autonomia finanziaria di Comuni e Province, si faccia il federalismo fiscale, qualcosa mi dice che le forze politiche, tutte, hanno accettato, e accettano, che i Comuni Italiani, facendo anche molto male a se stessi, vadano avanti con lo scempio del Paesaggio italiano per scopi non più abitativi, ma meramente speculativi.

In altre parole, l'aggressione al Paesaggio ha come primi veri facitori noi stessi.

Qualcuno di noi, a ben considerare, ha fatto o fa quanto di deve nei nostri Comuni? Ha fatto o fa qualcosa con i propri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali?

O non è vero che semplicemente tacciamo? Per l'igienica ragione che è bene criticare i Governi, prima Prodi, ora Berlusconi, ma è meno igienico criticare i propri amministratori: Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali. Quelli in alto non possono colpirci più di tanto se protestiamo. I rischi, si converrà, aumentano se ce la prendiamo con i nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. Sovente perfino della nostra idea politica e addirittura parenti.

Termino informando che noi del Comitato per la tutela della Valle dell'Aso abbiamo programmato un incontro nazionale sul tema:
Valle dell'Aso
Urbanistica Sprawl (a dispersione)
e ristrutturazioni e recupero del patrimonio esistente

Abbiamo inserito le ristrutturazioni e il recupero patrimoniale esistente, per il semplice motivo che due di noi, me di Altidona e Gianni Conte di Lapedona, con richieste ai nostri Comuni per ristrutturazioni e recupero del patrimonio esistente, ma anche tra i critici dei nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali per quanto sta avvenendo nei nostri territori con l'Urbanistica Sprawl (a dispersione), stiamo già pagando, direttamente, con non poche tutt'altro che piacevoli reazioni dei nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. In poche parole, mentre i lottizzatori vanno avanti a go' go', le nostre domande di ristrutturazione stanno ferme, e peggio.
Interessantissime le parole di una imprenditore del campo elettrico di ieri in una assemblea della nuova amministrazione di Altidona sul che fare per risparmiare in energia elettrica salita a costi impossibili per il bilancio comunale.
L'imprenditore ha detto che: "ogni lottizzazione ha realizzato linee elettriche diverse dalle altre, con sistemi di connessione e di consumo diversi, con poternze alcune affatto inutili. Difficile, o molto costoso, in queste condizioni, interventi per riparare gli errori".
Come dire che l'Ufficio Tecnico Comunale di Altidona, insieme agli Amministratori, gli stessi stranamente critici con me fino a travisare, almeno secondo quanto da me e non solo accertato, leggi urbanistiche pur di farmi capire che a 'comandare' sono loro, al momento della stipula della "convenzione" con i lottizzanti, ben sapendo che a fine lottizzazione le opere passavano al Comune, non hanno mai svolto il loro compito di "analisi dei costi" e di "direzione" e di "controllo" delle opere che poi il Comune si sarebbe accollato. Sono anni che fior di leggi impongono agli uffici comunali attenzione a economicità, efficienza ed efficacia in ogni servizio svolto. Anche qui, inadeguatezza degli uffici comunali dei piccoli Comuni che i nostri politici continuano a fingere di non conoscere. E anche qui l'assenza di una qualsiasi forza politica, anche di quelle che si vantano di essere ambientaliste, che faccia il suo dovere di ben governare. Anche qui quel Bilancio Partecipativo partito tra i primi in Italia e quindi affossato non appena la classe politico-amministrativa si è accorta che il 'comando', da lei, saperebbe passato, come vuole l'articolo 1 della nostra Costituzione, al cittadino.
Termino invocando aiuto per la preparazione del predetto incontro nazionale. Invece del solito incontro seminariale, il Comitato per la tutela della Valle dell'Aso ha pensato di arrivare al giorno seminariale con attori anzitutto nei cittadini. Facendoli già partecipare con una inchesta, tramite 9 domande a risposte anonime, su quello che stanno 'vivendo' nei rapporti con il rispettivo Comune. Dalle prime 66 schede compilate la voglia di partecipazione dei cittadini è fortissima. E le risposte altrettanto lucide. Ma serve un aiuto.

Altidona - 22 luglio 2008 Luigi Meconi

lunedì 21 luglio 2008

CONVEGNO PAESAGGIO MARCHE il 24 luglio 2008 a Monterubbiano




Il Consiglio Regionale delle Marche ha scelto il Polo Culturale San Francesco di Monterubbiano per organizzato un pubblico incontro per comunicare l'attuale stato di avanzamento della revisione del Piano Paesistico Ambientale Regionale . Un’Occasione per dibattere inoltre della nuova proposta di legge urbanistica di modifica alla legge regionale n 34/92 che interessa tutti noi e la salvaguardia di tutto il territorio marchigiano. E' un invito a partecipare numerosi per ribadire alle Istituzioni l'importanza di un percorso di condivisione delle politiche di "buon" governo del territorio, in un ottica di coinvolgimento reale del territorio quale soggetto attivo.

Giovedì 24 giugno alle ore 16.30 presso l’Auditorium del Polo Culturale di San Francesco a Monterubbiano .


Vi pregherei di diffondere l'iniziativa a chi a vario titolo è interessato al destino del nostro Paesaggio marchigiano.

mercoledì 25 giugno 2008

BANDIERE NERE 2008 AI PIRATI DEL MARE: API di FALCONARA


Riportiamo da Legambiente MARCHE

24 giugno 2008 Comunicato stampa

LE BANDIERE NERE 2008 AI PIRATI DEL MARE
NELLE MARCHE:
IL TRISTE RICONOSCIMENTO VA ANCORA UNA VOLTA ALL'API DI FALCONARA PER IL V ANNO CONSECUTIVO
NELLA CLASSIFICA DEL MARE ILLEGALE MARCHE AL 12° POSTO
UNA BANDIERA 'VIRTUALE' ANCHE AL COMUNE DI FALCONARA MARITTIMA


NELLA NOSTRA REGIONE PIU' DI DUE INFRAZIONI OGNI KILOMETRO DI COSTA
MARCHE AL 7° POSTO PER REATI DA MARE INQUINATO (SCARICHI E DEPURAZIONE)

LE BANDIERE NERE SONO CONTENUTE IN MARE MONSTRUM 2008
IL DOSSIER DI LEGAMBIENTE CON I NUMERI E LE STORIE DELL’ASSALTO AI LITORALI
PRESENTATO QUESTA MATTINA A ROMA

ROMA- Nuona Bandiera Nera per l'Api di Falconara che per il quinto anno consecutivo si aggiugica il triste riconoscimento Ma anche una bandiera nera virtuale al Comune di Falconara Marittima. In occasione del lancio di questa mattina a Roma di Goletta Verde 2008, la nota campagna di Legambiente, l'associazione ambientalista ha reso noto anche Mare Monstrum 2008, il documento con i nomi dei vecchi e nuovi 'pirati' a cui saranno assegnate le 16 bandiere nere 2008 durante il passaggio del veliero ambientalista. Il documento contiene anche le storie e i numeri all'assalto ai litorali.

Al lavoro di denuncia contro le spiagge blindate Legambiente si aggiunge anche la consueta lista delle Bandiere Nere 2008 recapitate a coloro che hanno danneggiato il mare e la sua costa. È il vessillo meno ambito d’Italia proprio perchè segnalano i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici, imprenditori, società private che si sono contraddistinti per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero.

Nelle Marche la bandiera nera andrà all’API di Falconara Marittima (AN) per il quinto anno consecutivo “Per la reiterata proposta di realizzazione- è riportato nella motivazione- di altri due impianti di generazione di energia elettrica (di 530 e di 70 megawatt), accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza. La sciagurata ipotesi dell'Api, oltre ad aumentare la pressione ambientale sul territorio di Falconara, già provato dalla presenza della raffineria e della centrale esistente, causa comprovata di numerosi incidenti e sversamenti che hanno segnato in maniera evidente il territorio e le sue peculiarità turistico-ambientali, andrebbe a vanificare gli obiettivi e i principi ispiratori del Piano energetico ambientale regionale. Il piano energetico, approvato nel febbraio 2005, disegna un futuro per la regione Marche fatto di risparmio energetico, fonti rinnovabili, microgenerazione diffusa e biomasse. La realizzazione di tali progetti renderebbe la Regione più 'debole' e 'vulnerabile' in quanto dipendente dai combustibili fossili, ormai con prezzi in costante e rilevante aumento e di sempre più di difficile approvigionamento. In assoluta controtendenza rispetto ai piani fin qui palesati dalla Regione stessa e alla riduzione delle emissioni climalteranti (in linea con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto) e ai recenti impegni in materia varati dalla Commissione Europea”.

Ma una bandiera nera è in cantiere anche per l'amministrazione comunale di Falconara Marittima (AN) per le dichiarazioni possibiliste del neo-sindaco Goffredo Brandoni verso la realizzazione dei nuovi impianti
La bandiera almeno per il momento rimarrà virtuale ma Legambiente è pronta a farla diventare realtà se il Comune concretizzerà azioni a favore della realizzazione di altri due impianti di generazione di energia elettrica nel già martoriato territorio falconarese.


Nel Dossier Mare Nostrum di Legambiente emerge anche che le costruzioni illegali sul demanio marittimo sono in cima alla lista dei mali. Nel 2007 in Italia intorno al ciclo del mattone selvaggio si sono registrate quasi 4.000 infrazioni e sono scattati 1.399 sequestri e 5.066 denunce. Considerando anche le altre voci (inquinamento, depurazione, pesca di frodo, infrazioni al codice della navigazione) nel 2007 i reati ai danni del mare e delle coste italiane sono stati 14.315, quasi 2 infrazioni a chilometro lungo i 7.400 di costa del Belpaese, dato confermato anche per le Marche. Nelle classifica generale del 'mare illegale' la nostra regione risulta 12° con 375 infrazioni accertate, 485 persone denunciate o arrestate, 75 sequestri effettuati. Le Marche hanno fatto registrare per il 2007 2,2 infrazioni per kilometro di costa (173 km). Marche in calo rispetto al 2006 per i reati da abusivismo edilizi (72 infrazioni accertate nel 2007) ma aumentano le infrazioni da mare inquinato per quanto riguarda scarichi e depurazione (Marche al 7° posto in classifica nazionale con 111 infrazioni accertate). Molto buona la qualità dei sistemi di fognatura e depurazione (Marche al 2° posto dopo la Valle D'Aosta col 99% di conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane relativi ad agglomerati maggiori di 2000 a.e. In crescita le infrazioni al codice della navigazione (68 infrazioni accertate nel 2007)

PREMIO GOLETTA VERDE 2008 alla Provincia di ASCOLI PICENO


Riportiamo da Legambiente MARCHE:
24 giugno 2008 Comunicato stampa

ASSEGNATO QUESTA MATTINA ROMA IL “PREMIO GOLETTA VERDE 2008 – IO SONO AMICO DEL MARE”
A CHI SI È DISTINTO NELLA DIFESA DELL’ECOSISTEMA MARINO
PER LA NOSTRA REGIONE IL RICONOSCIMENTO È ANDATO ALL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI ASCOLI PICENO

IL PREMIO E' STATO ASSEGNATO IN OCCASIONE DE LANCIO DELLA XXIII EDIZIONE DI GOLETTA VERDE


ROMA- Assegnato questa mattina a Roma il Premio Goletta Verde 2008-Io sono amico del mare' alla Provincia di Ascoli Piceno. Perchè
“in questi ultimi anni- è riportato nella motivazione- si è distinta per le iniziative e per l'impegno nella difesa e valorizzazione del mare, della costa e della risorsa idrica picena. In particolare, oltre alle molteplici iniziative riguardanti l'importanza del paesaggio costiero, il potenziamento della rete delle piste ciclabili, la creazione della banca dati sulla risorsa idrica...la Provincia si è distinta per aver attivato e velocizzato l'iter istitutivo del Parco Marino del Piceno, zona già individuata come area di reperimento della legge 394/91.
Il parco, che sta per essere istituito, potrà rispondere da un lato alle esigenze sempre più necessarie di tutela, risanamento e valorizzazione della costa ma dall'altro potrà attivare sistemi di gestione integrata del territorio per migliorare lo stato idrogeologico dei fiumi e del mare, valorizzare il turismo, sviluppare un tipo di pesca capace di sostenere le risorse e la salvaguardia della biodiversità autoctona, creare opportunità di occupazione motivata e specializzata per i giovani e rendere senz'altro il territorio più forte e più competitivo verso le sfide che lo aspettano”.



“Siamo fortemente convinti- ha detto il presidente di Legambiente Marche Luigino Quarchioni- che l'amministrazione di Ascoli Piceno sia tra le più virtuose nelle politiche di difesa e valorizzazione della costa, perchè molte sono state le iniziative che in questi anni ha proposto e realizzato: si è distinta in particolare nel sostenere la causa del Parco Marino del Piceno. Una scelta lungimirante ed utile per 'l'urgente necessità di tutela che richiede la costa picena e per le moltissime opportunità che ne potrebbero scaturire. Parco Marino significa anche drenare risorse per la ricerca, realizzare progetti per il risanamento delle aree degradate, generare molte opportunità di lavoro per i giovani, e creare un vero e proprio valore aggiunto anche turistico per l'intero territorio. Insomma il Parco Marino potrà generare ricchezza mentre senza di esso questo territorio sarà più debole, più anonimo e meno competitivo per rispondere alle sfide che abbiamo di fronte.”

mercoledì 4 giugno 2008

CEMENTO SULLA SPIAGGIA di CUPRA

A Cupra Marittima la costruzione di nuovi chalet sugli arenili nord e sud registra una notevole accelerazione, nel nome di un "necessario" sviluppo turistico, purtroppo, si determina un forte e costante consumo del territorio e dell'ambiente.
In particolare, nella zona a sud, un terzo chalet è nato sul tratto di spiaggia dove corre la ciclopedonale Grottammare - Cupra Marittima, la cui costruzione in corso, ha tra l'altro distrutto la vegetazione insistente, cresciuta spontaneamente nel tempo.
La zona marina tra i due paesi rappresenta un'oasi naturalistica incontaminata, ricca di piccole dune e di una vegetazione spontanea, caratteristica e protetta.
La spiaggia era quasi interamente libera, molto frequentata e ben rispettata dai fruitori proprio per la sua naturale bellezza, tale ricchezza va assolutamente salvaguardata.

Purtroppo,invece, c'è un attacco sconsiderato con costruzione di nuovi chalet che si avvicinano alla battigia, in parte edificati con brutte componenti di cemento fisse o prefabbricate.
A ciò si aggiunge che le piccole proprietà private ad est della ciclopedonale sono spesso recintate con teli neri che impediscono la vista del mare.
È cosi che la ciclopedonale nel tratto cuprense, da interamente marina, sta diventando pista "cittadina".

Invitiamo pertanto l'Amministrazione di Cupra Marittima ad impegnarsi per la salvaguardia di questa zona, sicuramente tra le più belle ed incontaminate della nostra costa, riconosciuta anche dal costituendo Parco Marino del Piceno che la annovera come zona cat.A (la più protetta).

Vogliamo inoltre ricordare all'Amministrazione Cuprense che il successo turistico di questi anni è dovuto soprattutto alle bellezze naturali e ambientali che il turista ancora trova dalle nostre parti e non perché trova ingombranti chalet anche se modernamente attrezzati.

giovedì 15 maggio 2008

RIFLESSIONI sui "POVERI" PROGETTI FUTURI ELABORATI DAL PD

In merito all’ ordine del giorno presentato dai Consiglieri Ventura Lucio, Stracci Stefano, Bruni Remo e Re Domenico ( INTEGRAZIONE DEGLI OBIETTIVI INDIVIDUATI NEL DOCUMENTO “UNA POSSIBILE STRATEGIA DAL BASSO PER SOSTENERE L’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO A BREVE-MEDIO TERMINE”) ritengo importante sottoporre ai DEMOCRATICI qualche riflessione sulle infrastrutture e sulla viabilità. Il nostro territorio sta vivendo una pesante crisi economica ed occupazionale. E’ necessaria una azione politica concertata capace di disegnare una cornice ampia entro cui far muovere l’economia. Inoltre, la divisione della provincia sta aumentando le difficoltà. Non possiamo non dialogare con l’atteggiamento pregiudiziale di chi continua a rifiutare quando è già accaduto. Occorre piuttosto pensare ai contenuti della Nuova Provincia, non solo alla “divisione materiale o personale”, dandole una prospettiva di crescita e di sviluppo. Il sostegno dello Sviluppo come fattore fondamentale di produzione del reddito ,che poi si trasforma in nuovi posti di Lavoro, passa anche con adeguate infrastrutture (Strade, Porti, Aeroporto e Sistema integrato delle mobilità delle Merci), e con una formazione continua dei lavoratori. I problemi della VIABILITA’sono noti. Il forte congestionamento del traffico costiero, con la SS16 che attraversa il cuore di centri importanti e fortemente urbanizzati pone una vera e propria emergenza quotidiana per la salute dei cittadini. Come pure l’esiguo spazio per lo sviluppo economico, residenziale, commerciale di tutte queste realtà. La carenza di collegamenti intervallivi Nord-Sud che comportano l’aggravamento del traffico sulla direttrice costiera parallela all’asse autostradale. La inadeguatezza, se non addirittura l’inesistenza di collegamenti veloci est-ovest. La crisi delle aree interne, in particolare del capoluogo provinciale, che , anche per questo motivo, oltre che la inadeguatezza dell’amministrazione di centro destra, non riesce ad avere quella funzione di centralità che dovrebbe. Si tratta di ora concertare l'intervento dello Stato e di tutti gli enti territoriali, dalla Regione alla Provincia, dai Comuni capoluogo fino a quelli più piccoli. Altrimenti si rischia che si configuri un nuovo scenario che vede escluso il tratto più meridionale della regione. In particolare , il futuro della A 14 e del suo arretramento che ha già visto ampie discussioni tanto che anche il programma della Amm.Prov. contiene il frutto di quella discussione, nella comune elaborazione delle forze che vi hanno contribuito. Oggi, fra le due nuove realtà provinciali , dobbiamo comunque creare condizioni di comunicazione e di sviluppo che migliorino alcune delle cause della divisione che purtroppo si è consumata. Non si può ragionevolmente opporsi all’ allargamento delle corsie della A 14, sino ove questo apparirà possibile, ma non si può neppure non decidere quale sarà il futuro viario della parte restante del territorio. La decisione andrebbe presa ora. Diversamente crescerebbe ancor di più il nostro isolamento a causa dello strozzamento nel punto terminale della terza corsia. E' rischioso fossilizzarsi sull'aspetto tecnico, cioè discutere da dove questo arretramento sarebbe possibile. Ciò , innanzitutto per le città della costa, già costrette in un esiguo spazio, con problemi di sviluppo residenziale, commerciale e industriale. A tacere poi dell'inquinamento da traffico e della grave situazione della statale 16 , nei tratti di attraversamento dei centri urbani. Tutti questi problemi non sarebbero minimamente risolti da una eventuale terza corsia della A14 nel tratto Pedaso-S.Benedetto .Occorrerebbe comunque costruire superstrade e complanari, con ulteriore impatto ambientale. Altre opere che comporterebbero il definitivo consumo dell'ormai esausto spazio litoraneo. Né appare convincente la preoccupazione dell’ impatto ambientale dell'arretramento. Intanto perché quello sulla costa non sarebbe meno rilevante di una superstrada a 4 corsie all'interno, comunque da realizzare , anche secondo l’opinione di chi sostiene la terza corsia. L'arretramento non può costare meno delle tre corsie,delle tangenziali,delle complanari e della superstrada interna. Neppure i tempi di realizzazione sembrano assai maggiori di tutte le altre opere. Da ultimo, come detto,non certo per importanza, un adeguato arretramento determinerebbe un riequilibrio del territorio collinare e pedemontano del sud, il collegamento tra Ascoli e Fermo, il raccordo diretto con la A24, con Teramo, con l'Abruzzo,con il Lazio e con Roma. Ora, nell’ambito di un dibattito che si è sviluppato nel corso di questi anni, la soluzione “intermedia”di una mezzana a quattro corsie è apparsa come una possibile soluzione (subordinata ) alternativa rispetto a quella (principale) dell’arretramento. Non credo che sia possibile abbandonare anche questa in nome di una strada (Mezzina a due corsie) , invece, che non risolverebbe in alcun modo i problemi descritti. Le iniziative strategiche dovranno riguardare anzitutto lo sviluppo dell'intermodalià; il completamento del sistema ferroviario e di quello viario; il risanamento delle ferrovie secondarie e la loro integrazione col sistema ferroviario nazionale; la valorizzazione dei porti, e delle strade ad esso collegate, e delle aviosuperfici, sulla base di una strategia coordinata ed integrata; il rilancio del trasporto pubblico locale nell'ottica di una migliore vivibilità complessiva, affrontando la questione dei tempi di vita e di lavoro e della stessa qualità dell'aria del territorio. Vanno rafforzate ed estese iniziative di incentivazione dell'uso del mezzo pubblico,nella consapevolezza che il maggior ricorso al trasporto pubblico, rispetto all'uso del mezzo privato, sia determinante per il miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente. COMMENTO: Queste ultime parole evidenziate in giallo, smentiscono e contraddicono tutto quello che è stato scritto sopra. Come si fa a sostenere il rilancio del trasporto pubblico locale, la migliore vivibilità complessiva, la qualità dell’aria e del territorio, il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente, pensando che queste possano transitare da Mezzine a 4 corsie, terze corsie autostradali, complanari, collegamenti veloci est-ovest, nord-sud? Il pensiero appare tutto improntato alla mobilità veloce su gomma, tutto fa pensare che è necessario “velocizzare” gli spostamenti in auto, il trasporto delle merci su camion, il trasporto pubblico su gomma ecc… Forse non si è ancora capito che l’ “isolamento” del territorio deriva proprio dal fatto di essere attraversati da strade e superstrade. Perché non osservate con attenzione i territori attraversati da queste grandi strade? Perché non fate un giro nei paesi tagliati in due dalle superstrade? E’ suffciente andare qui vicino, in Abruzzo o nella zona della Romea a nord di Rimini per capire quale tipo di sviluppo portano queste grandi strade, quale qualità della vita, quale rispetto dell’ambiente. Si parla della costa che ha problemi di sviluppo residenziale, commerciale, industriale. Non credo alle mie orecchie! La costa è quanto di più aggredito possa esserci proprio a causa dello scriteriato sviluppo residenziale, non è rimasto più neppure un fazzoletto di terra o uno scorcio di mare. Non si sa ancora per quanto tempo la costa potrà contare su quel poco e povero turismo che continua ad arrivare nel solo mese di agosto! La costa è satura e non deve e non può essere più “sviluppata”. Cosa si intende per “problemi di sviluppo”? Necessità che vengano ancora costruite altre case, nuovi centri commerciali, nuovi capannoni industriali? Non è sufficiente vedere ciò che è accaduto? Intere vallate compromesse per sempre da un’esubero di cappannoni vuoti!!! Centri commerciali che hanno solo contribuito ad impoverire il piccolo commercio e le aree agricole circostanti, con spese pazzesche che sono state affrontate per realizzare le strade di collegamento che la sera e la notte sono il miglior sinonimo di solitudine e degrado! Che ne è del problema dell’inquinamento del mare, dimentichiamo che l’eccessiva urbanizzazione delle coste soffoca letteralmente il nostro piccolo mare? Si pensa a decongestionare la SS16, si pensa a non aggravare la costa con altre strade che non hanno più spazio per essere realizzate e ci si preoccupa del problema dello sviluppo delle citta costiere? Non caspisco. Forse si vuole solo spostare il problema: se la costa è troppo congestionata e non ha più spazio, allora si realizza tutto all’interno! E così riusciremo a rendere anche le nostre stupende colline un agglomerato di strade, case, capannoni e quant’altro in nome dello “sviluppo” (quale?). Il problema dell’impatto ambientale dell’arretramento non appare convincente? Cosa occorre per rendere convincente un disastro ambientale? Le colline marchigiane sono l’ultima “oasi” del territorio di questa regione. Già pesantemente aggredite nella fascia vicino alla costa, restano davvero l’unica ed ultima risorsa rinnovabile ed in quanto tale intoccabile e inalienabile. Se davvero si vuole ragionare in un’ottica di “una strategia coordinata ed integrata” , allora si che le nostr ecolline ed il nostro paesaggio è un’opportunità di sviluppo che ha un potenziale ancora tutto da scoprire. Ma uno sviluppo che richiede un modo diametralmente opposto di essere inteso, perché sviluppo non è costruire strade, case e capannoni ovunque e a tutti i costi! Se pensiamo che quanto accaduto sulla costa sia lo “sviluppo” da perseguire allora prego, procediamo nello stesso modo, facciamo del nostro entro terra la stessa cosa, o meglio lo stesso scempio! E’ sufficiente transitare per super strade come la Ascoli-Mare per capire quale sarà lo scenario di strade realizzate ancora nel nostro entroterra. Anzi peggio, perché una strada da nord a sud, con viadotti e gallerie avrà uno scenario ancora più inquietante rispeetto ad un collegamento veloce da est a ovest sul fondo di una valle. Eppure basta percorre qualsiasi delle nostre strade vallive che dal mare conducono in montagna per capire che sono opere da “far west”, sono arcaiche e degradanti. Pensate, con tutte queste previsioni di strade, si riuscirà a realizzare una fitta maglia di tante superstrade, magari tutti affiancate da capannoni, centri commerciali, palazzine e chisssà che altro. Una maglia di strade che, come fosse una scacchiera di pieni e vuoti, taglieranno tutta la regione. Già immagino le cartoline dei saluti dalla Marche, una bella grata (tipo carcere) di strade sopra il territorio e lo slogan “il peggio dell’Italia in una regione”!!! Vorrei capire invece prima quali sono le cause, quelle vere della crisi economica ed occupazionale, vorrei cercare prima, le soluzioni a questi problemi; vorrei pensare solo poi, dopo aver fatto analisi approfondite, quali opere o quante spese debbo affrontare per raggiungere gli obbiettivi delle reali soluzioni a questi problemi. Non si possono fare opere, infrastrutture, costruzioni e poi pensare: e adesso cosa ci faccio? Non è una nuova strada veloce che potrà migliorare i commerci, trovare nuove occupazioni, rilanciare un’economia in declino. Occorrono idee un po’ più attuali e più coerenti con la realtà e con l’analisi su vasta scla di quanto sta accadendo. Se fosse colpa della lentezza delle nostre strade il rallentamento dell’economia, allora dovreste fare un viaggio tra Bergamo e Milano per capire quanto invece possa essere ancora più lenta una grande autostrada, capire quante ore occorrono per percorre solo 50 km e per di più su tre corsie! Eppure l’economia tra Milano e Bergamo è ancora un’economia forte, quindi non è strettamente correlata alla velocità delle strade. Se ancora oggi l’economia in quella zona è ancora trainante, significa che non è una strada sempre bloccata dal traffico che può condizionarla o “rallentarla”. Segno che le due cose non viaggiano di pari passo. Penso infatti che prima che le due nuove mini province (Ascoli e Fermo) possano avere i problemi di lentezza nei collegamenti (a causa del traffico congestionato) che esistono a Milano, Bergamo, Mestre, intorno a Bologna, Roma, passeranno dei decenni! Con il sistema viario e con i collegamenti esistenti, senza bisogno di realizzare nessuna di tutte le infrastrutture che sono state elencate, nulla impedisce alla nostra realtà di poter conseguire ancora un ampissimo margine di crescita economica e di occupazione. Non inventiamoci alibi, non è vero che non si riesce a produrre o a “svilupparsi” senza aereoporti, autostrade, superstrade, mezzine, complanari o altro. E’ invece necessario capire prima qual è lo stato di fatto ed il futuro della nostra economia; qual è la misura giusta della nostra crescita, quanta crescita possiamo davvero sostenere? Sappiamo che non è l’inseguimento alla crescita infinita il modello di sostenibilità perché vorrebbe dire divorare in pochi anni tutte le nostre risorse e l’intero pianeta all’ingordigia dell’uomo. Occorre oggi chiedersi invece quali sono le reali necessità di questo nuovo assetto politico-territoriale? Quindi agire di conseguenza: ciò che sarà veramente necessario sarà ciò che verrà fatto! Anche se dovesse costare qualche sacrificio all’ambiente o al paesaggio! Questi sono i pensieri assennati del buon padre di famiglia, questo è il modo di affrontare le questioni che mi aspetto da una “politica” che sa stare con i piedi per terra, che sa stare vicino e in mezzo alla gente, immersa nei problemi reali e che sa capire che è giunto il momento di trovare il coraggio di invertire la rotta. Il prezzo del petrolio ad oltre 140 dollari al barile non fa presagire nulla? Quando il mondo economico fa i capricci, quando non ci sono più soldi nelle casse (dello Stato, delle Regioni, delle Province e nelle tasche dei cittadini) bisogna anche essere capaci di fare un passo indietro, osservare bene lo scenario e le prospettive, scegliere altre forme di vita e di qualità della vita. Siamo poche centinaia di migliaia di abitanti (sommando tutti gli abitanti sparsi sul territorio delle due nuove mini Province) forse non ci occorrono tutto queste infrastrutture ciclopiche! Forse ci basterebbe avere una sana agricoltura, con tanta bio diversità e con prodotti che si distinguano per la loro provenienza da un territorio sano e fertile! Forse ci basta incrementare il nostro scarso turismo al fine di poter creare muovi indotti e più opportunità a tutto il territorio anche quello non vocatamente turistico, creare quindi altri posti di lavoro e soprattutto arrivare ad avere un afflusso turistico di persone per periodi più lunghi dell’anno e non solo in luglio e agosto. Forse ci basta il sano artigianato di qualità che da solo traina più di qualsiasi autostrada! Forse ci bastano le poche eccellenze industriali che abbiamo, già conosciute in tutto il mondo. Forse sarebbe meglio pensare a migliorare tutto ciò, ma partendo dalle scuole, investire nei ragazzi che saranno il nostro futuro, pensare ai servizi alla persona, a migliorare la qualità della sanità, a porre più attenzione ai bisogni dei nostri anziani che vivono ormai ai margini della società di cui sono stati artefici e protagonisti. Forse anziché pensare a spendere i nostri soldi (tanti, ma davvero tanti) in opere dalla dubbia necessità, valutassimo più a fondo ciò che abbiamo e quali sono gli interventi per incentivare e dare più opportunità al nostro variegato mondo economico (agricoltura, turismo, industria, artigianato, terziario), che di fatto già traina la nostra economia, forse riusciremmo a dare un vero contributo per uno sviluppo davvero sostenibile e riusciremmo a fare ciò che i cittadini si aspettano e di cui hanno veramente bisogno. Lapedona 15 maggio 2008 Giovanni Conte

giovedì 8 maggio 2008

MARCHE BANDIERA BLU d'ITALIA


MARCHE BANDIERA BLU d'ITALIA
Anche nel 2008 bandiera blu a San Benedetto del Tronto e Grottammare
(08/05/2008)

Ben 15 le località marchigiane che hanno ottenuto il riconoscimento della Fee: soltanto la Toscana eguaglia la regione adriatica. Tredici, invece, le città abruzzesi premiate.

Sono ben 15 le località delle Marche che sono state premiate con la Bandiera Blu della Fee (Foundation for Environmental Education), il riconoscimento che viene assegnato alle città che hanno una buona balneabilità delle aque marine e, insieme, servizi turistico-ambientali di livello.

Di seguito elenchiamo (sa sud a nord) le città marchigiane che hanno ottenuto la Bandiera Blu 2008: San Benedetto, Grottammare (lungomare sud e lungomare nord), Cupra Marittima, Porto San Giorgio, Fermo (Lido/Casabianca, Marina Palmense), Porto Sant'Elpidio, Civitanova Marche, Potenza Picena, Porto Recanati, Numana (Numana Alta e Numana Bassa), Sirolo, Senigallia, Fano, Pesaro, Gabicce Mare.