giovedì 3 dicembre 2009

Casse di Colmata e parco marino del Piceno

Pubblichiamo dal sito www.parcomarinopiceno.it un articolo di D. primavera relativo al problema della cassa di colmata a San Benedetto del Tronto e Parco Marino del Piceno.

"Secondo quanto stabilito dal Piano dei Porti regionale, alcuni dei porti più importanti (Ancona, Fano, San Benedetto del Tronto, Falconara Marittima) saranno dotati di "casse di colmata", strutture alternative alle discariche volte al conferimento dei fanghi di estrazione portuale. Tali strutture sono sottoposte a una normativa nazionale e regionale che ne disciplina l'istituzione, necessitando (a causa del consistente inquinamento dei suoli) di adeguate opere di impermeabilizzazione. Ad oggi (Settembre 2009) l'unica cassa di colmata effettivamente operativa, sulle cinque previste, è quella di San Benedetto del Tronto; la sua posizione, esterna all'area portuale, ricade quindi all'interno dell'area dell'istituendo parco marino. Questo pone dei seri interrogativi di compatibilità tra l'idea stessa di Parco Marino e la pratica delle "discariche in mare", ovvero le casse di colmata...
"Un'opportunità straordinaria", l'ha definita il Sindaco Gaspari in una conferenza stampa ufficiale. Ma la domanda è: per chi?
La cosiddetta "cassa di colmata" non è nient'altro che una discarica di fanghi inquinati derivanti dal dragaggio portuale. Com'è ben noto, all'interno dei porti la qualità delle acque è pessima a causa degli scarichi delle imbarcazioni a motore e dei tantissimi materiali che, più o meno accidentalmente, finiscono in mare nelle operazioni (vernici, reti, materiali metallici etc). Lo sanno bene i sambenedettesi, che mai mangerebbero pesce di stanza all'interno del bacino portuale. Nel tempo la frazione pesante di questi prodotti, per di più di natura industriale, si deposita sul fondo.
Quando si rendono necessarie le operazioni di escavo per liberare i porti dai sedimenti accumulati, secondo la prassi consolidata fino a pochi anni fa, i fanghi contaminati venivano interrati nelle discariche ordinarie o, quando la concentrazione di talune sostanze risultava eccessiva anche per la discarica ordinaria, venivano smaltiti come rifiuti speciali.
Di recente, a causa della scarsa capienza delle discariche, il governo italiano e molte regioni hanno reso possibile una possibilità di smaltimento alternativa: la cassa di colmata. Le ragioni di questa istituzione sono chiarissime: "lo smaltimento presso le discariche dei fanghi, previo trattamento finalizzato alla loro riduzione volumetrica, è previsto come soluzione in via di estremo subordine, perchè incide nella già grave carenza di discariche attive e disponibili a recepire la quantità stimata di rifiuti ordinari" (Del. Giunta Reg. n. 796 del 16 Luglio 2007). In parole povere, poichè le discariche sono piene, è necessario smaltire i fanghi altrove. Ma dove? Ma nelle casse di colmata, ovviamente.
Ora, poichè si tratta comunque di fanghi inquinati "da discarica", la Regione stessa dà precise indicazioni su come e dove costruire casse di colmata tentando di ridurne l'impatto, specificando, ad esempio, che queste devono essere completamente impermeabilizzate allo scopo di evitare l'ulteriore dispersione dei fanghi e dei materiali inquinanti. I materiali, poi, devono subire un processo di inertizzazione che li renda sostanzialmente "innocui", ad esempio mediante l'uso di calce viva. Tuttavia, così come le norme restrittive di una centrale nucleare non ci aiutano molti a sentirci tranquilli se ne abbiamo una a fianco, le rassicurazioni delle istituzioni sono solo parzialmente efficaci, e non implicano affatto che la scelta "cassa di colmata" sia automaticamente giusta e sicura.
Ma non è finita qui. La Regione Marche ha previsto ben cinque casse di colmata, dando anche un'ordine di priorità. Secondo la stessa delibera sopra citata, la prima in ordine di tempo sarebbe stata quella di Ancona. Sarebbero seguite le due casse di colmata necessarie al Porto di Fano. Per quarta sarebbe stata realizzata quella di San Benedetto; da ultima, qella meno importante di Senigallia. La realtà è che ad oggi, 1 Ottobre 2009, l'unica cassa di colmata ad essere stata realizzata è quella di San Benedetto, e la cosa grottesca è che altri porti hanno urgenza di scavare e dunque stanno portando la sabbia proprio qui. Il totale salirà di ulteriori 60.000 tonnellate, che si aggiungono (naturalmente) alle decine di migliaia di tonnellate della sabbia di dragaggio del porto sambenedettese.
Dunque, San Benedetto si trova ad avere il confortevole primato della più grande (ed unica) discarica portuale regionale attualmente in funzione, per un totale che lambisce le 100.000 tonnellate di materiali inquinati. E tutto questo in piena area di Parco Marino, grazie ad amministratori (comunali e regionali) che si sono sempre detti a favore dell'istituendo Parco; una zona nella quale, com'è ovvio per una riserva naturale, non è consentita alcuna opera di trasformazione della costa e degli equilibri idrogeologici.
La domanda dunque è se una discarica da decine di migliaia di tonnellate di materiale, e una piattaforma di alcune migliaia di metri quadri strappata al mare, rappresentino una alterazione della costa in conflitto col Parco Marino oppure no. Di certo non quadra molto immaginare che il regolamento del costituendo Parco, che disciplina in maniera rigida persino l'attività di pesca con la canna, sia compatibile con l'istituzione di una discarica da 100.000 tonnellate."

Mozione per il Parco marino del Piceno

Pubblichiamo dall'Associazione "Luoghi-Comuni" la mozione presentata in consiglio provinciale per l'istituzione del parco marino Piceno (http://www.picenoalmassimo.org/2009/10/mozione-per-il-parco-marino-del-piceno/)

Mozione per il Parco marino del Piceno
Pubblichiamo il testo della mozione urgente presentata a novembre 2009 dai consiglieri provinciali Rossi, Illuminati e Binari per l’istituzione dell’area marina protetta del piceno.


Il Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno
Premesso che:
il forte ed imprescindibile legame con il mare che storicamente caratterizza le popolazioni del Piceno ha fornito ad esse sostentamento, opportunità di sviluppo e benessere da decine di generazioni;
ancora oggi, per le forti valenze turistica, produttiva, commerciale rivestite dalle attività connesse alla costa, il mare rappresenta direttamente ed indirettamente la fonte primaria di benessere della comunità cittadina;
lo sfruttamento indiscriminato di questa risorsa, perpetrato negli ultimi decenni, unitamente ai riflessi sulla stessa della forte urbanizzazione costiera, hanno fortemente ridotto la capacità di rigenerazione di quell’ambiente, oggi fortemente compromesso;
il Medio Adriatico rimane, nonostante tutto, un ambiente peculiare per i fondali sabbiosi e le specie ittiche che vi si stabiliscono, e che pertanto la salvaguardia di tale biodiversità e della catena biologica in cui è inserita è fondamentale per l’ecosistema marino;
per le suddette ragioni gli Enti locali della fascia costiera, coordinati dalla Provincia di Ascoli Piceno, sin dall’inizio degli anni ’90, profondendo notevole impegno e risorse finanziarie, hanno intrapreso un complesso e partecipato percorso amministrativo volto all’istituzione di un’innovativa area marina protetta nell’ambito della costa picena, concepita in modo tale da conciliare le esigenze di conservazione e salvaguardia delle risorse marine con la loro necessaria fruizione;
al termine di una laboriosa istruttoria, tale percorso è approdato nel Novembre 2008 all’elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente, dello schema definitivo del Decreto istitutivo dell’Area protetta, con relativa perimetrazione e regolamento d’indirizzo, che raccoglie sostanzialmente tutte le osservazioni ed i pareri degli Enti locali e tiene conto delle esigenze compatibili delle categorie produttive coinvolte;
l’istituzione dell’Area marina protetta del piceno, unitamente ad altre quattro aree per le quali, analogamente, si era in precedenza concluso l’iter istruttorio, ha subito nell’ultimo anno una battuta d’arresto a causa della scarsità di risorse a disposizione del Ministero dell’Ambiente per l’avvio delle stesse;
preso atto che:
si è recente individuata sufficiente copertura finanziaria per l’istituzione delle altre quattro aree protette di cui sopra, tra le quali quella di Torre Cerrano nella vicina provincia di Teramo, e che pertanto si è sbloccato il loro l’iter istitutivo;
ritenuto che:
le seppur minime risorse prevedibili nella legge finanziaria 2010 per dette finalità (in quanto una specifica dotazione è comunque prescritta dalla legge quadro) potranno dare finalmente copertura all’istituzione dell’Area marina protetta del piceno che al momento risulta essere l’unica già da tempo completamente istruita ;
sostenuto che:
il progetto di Area Marina Protetta “Costa del Piceno”, che nell’attuale perimetrazione coinvolge i tutti i Comuni costieri della Provincia, potrà offrire loro molteplici nuove e durature opportunità di sviluppo socio economico e possibilità occupazionali per i numerosi giovani appositamente formatisi presso la locale sede dell’Università di Camerino;
l’istituzione del cosiddetto Parco Marino assicurerà priorità di accesso a sempre crescenti linee di finanziamento nazionali e comunitarie volte ad una conversione ecologica delle attività economiche e produttive, nonché a programmi finalizzati al risanamento dei corsi d’acqua e al miglioramento della depurazione degli scarichi civili ed industriali, tali da garantire una migliore qualità delle acque e della costa, determinando dunque un miglioramento della qualità della vita dei cittadini,
Impegna il Presidente e la Giunta Provinciale
ad attivarsi tempestivamente e con determinazione per l’istituzione del “Parco Marino del Piceno” cosi come progettato dal Ministero dell’Ambiente, congiuntamente all’Amministrazione Provinciale di Fermo coinvolta nello stesso progetto con i Comuni aderenti di Campofilone, Pedaso ed Altidona;
a chiedere al Ministro dell’Ambiente il tempestivo inoltro dello schema di Decreto istitutivo alla Conferenza Unificata per l’espressione del parere di propria competenza, nonché la copertura finanziaria dei costi di avvio dell’area protetta sullo specifico capitolo del prossimo Bilancio dello Stato 2010;
a dare indirizzo alle Amministrazioni comunali interessate, nel pieno rispetto dei ruoli competenti, di agire già nelle more dell’istituzione dell’area protetta in conformità e coerenza a quanto previsto dal suddetto Regolamento, non promuovendo, incentivando o favorendo alcuna attività che entri in conflitto con le previsioni dello stesso.

Torquati: «Violato l'ecosistema marino? Nel caso, agiremo contro i responsabili»


Pubblichiamo da ww.sanbendettoggi.itdel 3-12-09 articolo di annalisa cameli ( http://www.sambenedettoggi.it/2009/12/03/83450/torquati-%c2%abviolato-lecosistema-marino-nel-caso-agiremo-contro-i-responsabili%c2%bb/)

«Il ripascimento delle spiagge e cassa di colmata dimostrano la totale mancanza di attenzione sulle caratteristiche fisicheo, chimiche e biologiche delle aree marine», afferma Torquati, dal Comitato Salvaguardia Costa Picena. Pubblichiamo il Pdf.
GROTTAMMARE – Ancora cassa di colmata e ripascimento delle spiaggie, due “casi difficili” su cui in molti vorrebbero vederci più chiaro. Se è infatti vero che, secondo le ultime dichiarazioni (tra cui la nostra intervista al sindaco Merli pubblicata sul settimanale Riviera Ogi), il progetto viene dalla Regione e non poteva essere rifiutato, dall’altra comitati, associazioni, privati e cittadini si domandano se effettivamente erano necessari e, soprattutto, se non abbiano procurato un danno alle nostre coste.
Non da ultimo il Comitato Salvaguardia Costa Picena che, con la voce di Nazzareno Torquati, porta ulteriori domande riguardo il ripascimento delle spiagge e la cassa di colmata, in riferimento al Parco Marino del Piceno: «Il lato tragico di queste due situazioni – afferma - riguarda la totale mancanza di attenzione sulle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche delle aree marine soggette a queste operazioni. Nell’ambito delle procedure per l’istituzione del Parco Marino furono evidenziate le particolarità naturali della costa picena con le colline plioceniche formate da sabbie e ghiaie ciottolose che scivolavano in mare a formare biotopi di grandissimo valore naturalistico. Direttamente sul mare vi era insediata poi quella che viene definita biocenosi, che poi non sarebbe altro che un insieme di popolazioni marine di specie diverse che vivono nello stesso habitat dopo millenni di adattamento alle particolari caratteristiche dei sedimenti e delle sabbie».
Nella relazione del Cnr di Ancona, realizzata nel 2001, che comprende il tratto di mare tra le foci dei fiumi Chienti e Salinello fino a 3 miglia dalla costa, per una superficie complessiva di circa 300 chilometri quadrati, si legge della presenza anche di specie animali rare, come la Phyllodoce kosteriensis, finora conosciuto in Italia solo per il Mar Ligure (prima segnalazione per il Mar Adriatico).
«Tutto questo – continua Torquati - è quasi sicuramente stato provocato dalle sabbie nere del ripascimento messe lì per permettere di ricavare una decina di metri di spiaggia a favore di stabilimenti balneari che in quel luogo non dovevano esserci. Operazione pagata con soldi pubblici, con soldi nostri. Ma l'interesse non è pubblico, come si capisce».
«Comunque – conclude - ci attiveremo per fare le verifiche del caso e se verrà dimostrata anche una minima alterazione dell’ecosistema marino agiremo di conseguenza contro quanti ai diversi livelli ne saranno ritenuti responsabili».

Dalla difesa della costa al turismo eco-compatibile: ipotesi di lavoro

Pubblichiamo da http://www.sanbenedettoggi.it/ del 2 dicembre 2009 (http://www.sambenedettoggi.it/2009/12/02/83424/dalla-difesa-della-costa-al-turismo-eco-compatibile-ipotesi-di-lavoro/)

Il primo Camp organizzato sabato 28 novembre a San Benedetto sulla Sostenibilità Ambientale ha avuto un buon successo di partecipanti e di ricchezza di contenuti. Presto si bissa
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Politica è partecipazione. “Sostenibilità Ambientale Camp”, un primo esperimento di confronto orizzontale che si è tenuto sabato 28 novembre all'hotel Villa Corallo, sembra aver colto nel giusto. Assemblea molto partecipata (oltre sessanta presenti) con numerosi interventi spesso di alta qualità in relazione a tematiche ambientali caratteristiche di San Benedetto e dell'intero Piceno.
Motore dell'iniziativa l'imprenditore Nazzareno Torquati, che ha introdotto la giornata facendo riferimento ad un approccio politico innovativo necessario per non degradare ulteriormente la qualità dell'ambiente urbano e costiero.
Il dibattito che ne è seguito ha visto intervenire Pier Paolo Flammini, che ha illustrato l'avvio del percorso di Agenda 21 all'inizio del decennio, gli imprenditori alberghieri Marco Calvaresi sull'importanza di un decalogo di sostenibilità per le strutture turistiche e soprattutto per le nuove costruzioni, Umberto Scartozzi dell'Aot Grottammare riguardo la lotta al punteruolo rosso e sulla necessità di interventi non invasivi per la protezione della costa, Giuseppe Ricci dell'Itb che si batte per le scogliere sommerse rispetto a quelle classiche, Michele De Cosmo sui metodi di trattamento dei fanghi inquinanti, Gabriele Di Emidio dell'Assoalbergatori che si è mostrato critico sui progetti di protezione della costa a San Benedetto e nella zona Albula in particolare.
Molto interessanti i punti di vista relativi al Parco Marino del Piceno, con Nazzareno Ricci, Massimo Sciarra e Riego Gambini che hanno mostrato la propria amarezza per la recente decisione della Provincia di riavviare l'iter per la sua definizione. Altri interventi sono stati di Antonio Savino sul Piano Costiero Regionale, Romualdo Fanesi sulla cassa di colmata, Giorgio Mancini sulla necessità di creare un movimento di opinione per sensibilizzare circa le problematiche ambientali, Daniele Primavera ha posto l'accento sulla necessità di un vasto consenso popolare sulle scelte di intervento sulla natura.
Tra i vari amministratori invitati, sono stati presenti il presidente della Provincia Piero Celani, l'assessore provinciale al Turismo Bruno Gabrielli, i consiglieri comunali di San Benedetto Lina Lazzari e Daniele Primavera. Riguardo i primi due, nella loro risposta a chi aveva chiesto spiegazioni sul Parco Marino, hanno spiegato che a loro parere non si tratta di una bocciatura ma di una riflessione necessaria, ad esempio, per il fatto che alcuni comuni inizialmente favorevoli si sono tirati indietro, lasciando quindi scoperti dei tratti compresi tra altre cittadine della costa picena,
Prossimamente si svolgeranno altri tre Camp che avranno oggetti specifici su temi di estrema importanza per la realtà costiera: il Parco Marino, la lotta contro il punteruolo rosso, i nuovi interventi previsti a protezione della costa. Il tutto con l'obiettivo di lungo periodo di ultimare il processo di Agenda 21 e ultimare un Piano Strategico nell'ottica della sostenibilità ambientale.

L'ASSOCIAZIONE LUOGHI COMUNI invita i consigli comunali del Piceno ad impedire la privatizzazione dell’acqua

I Comuni possono fare la loro parte perché l’acqua non venga privatizzata ed, anzi, ne sia garantita una buona gestione pubblica, in grado di assicurarne qualità e tariffe accessibili a tutti. A questa ferma convinzione si è giunti al convegno organizzato a Foce di Montemonaco dall’Associazione Luoghi Comuni, lo scorso 22 novembre 2009.
Durante l’incontro cittadini ed amministratori hanno ritenuto indispensabile coordinarsi anche sul territorio Piceno affinchè si condividano azioni ed iniziative in questo senso. Prima fra tutte, quella di proporre a tutte le Amministrazioni Comunali del nostro territorio di indire apposite sedute dei Consigli Comunali nell’ambito delle quali si tratti in modo aperto di tale argomento affinché si accresca la coscienza dei cittadini riguardo l’importanza dell’uso e della gestione responsabile e partecipata dell’acqua. Con questa sollecitazione Luoghi Comuni intende ribadire le sue posizioni rispetto alla inderogabile necessità che il servizio idrico rimanga “in mani pubbliche”.
In questi giorni l’associazione sta inviando a tutti i sindaci della provincia di Ascoli Piceno una proposta di mozione affinchè i Consigli Comunali dichiarino l’acqua bene comune pubblico e la classifichino come bene di rilevanza non economica. In tal modo gli enti locali hanno la possibilità di impedire che nel giro dei due anni previsti dalla legge 135/2009, recentemente approvata, la gestione delle risorse idriche passi, con affidamenti pluridecennali, ad imprenditori o società, cadendo, di fatto, nelle mani di un monopolio privato orientato al profitto, che non è difficile ipotizzare sarà controllato dalle tre o quattro multinazionali attive nel settore.
Giuridicamente strategico per sterilizzare gli effetti deleteri della normativa nazionale è che i servizi idrici non vengano messi sullo stesso piano degli altri servizi pubblici locali come gas e trasporto. La mozione proposta invita a ribadire che l’acqua è un bene comune di primaria necessità per ogni essere vivente e come tale indisponibile. Ciò lo esclude, per via della sua particolare natura, da quelli esposti alle regole del mercato e, dunque, dall’obbligo imposto a tutti i Comuni entro il 31 dicembre 2011 dalla legge 135/2009, di ricorrere ad una gara d’appalto per aggiudicarne la gestione al miglior offerente, affidando così l’acqua ad un monopolista privato, che come dimostrano le numerose esperienze italiane e straniere ne disporrà secondo la propria necessità, probabilmente non tenendo in considerazione la qualità del servizio e il contenimento delle tariffe.
Non a caso in moltissime realtà d’Europa, prima fra tutte Parigi, si sta tornando alla gestione pubblica dell’acqua. Nella capitale francese infatti dopo 25 anni di pessima e costosa gestione privata si sta municipalizzando l’acquedotto con un risparmio di oltre 30 milioni di euro l’anno che verranno investiti per migliorare la rete distributiva. L’approvazione della mozione da parte dei Consigli Comunali avvicinerebbe dunque il Piceno non solo a molti altri territori europei, ma anche ai numerosi enti locali italiani che, con forte ed unanime determinazione, sono impegnati a contrastare il processo di privatizzazione ed a far sì che il Legislatore nazionale torni sui propri passi.
( Dalla relazione dell'Associazione Luoghi comuni-Foce di montemonaco 22 novembre 2009; http://www.picenoalmassimo.org/)

PARCO MARINO PICENO: l’amministrazione Celani calpesta la volontà dei Comuni costieri

Nella seduta del Consiglio Provinciale di giovedì scorso, la maggioranza ( PDL e MAP) ha bocciato la mozione presentata dai consiglieri Illuminati,Rossi e Binari sull’istituzione del Parco Marino “Costa del Piceno”.In sostanza si chiedeva all’Amministrazione Provinciale di attivarsi presso il Ministero dell’Ambiente affinché nel bilancio dello Stato del 2010 fossero reperite le risorse necessarie per i costi dell’avvio dell’area protetta, in quanto il suo iter si è concluso già dal novembre 2008 con l’approvazione da parte dello stesso Ministero dello “schema definitivo del Decreto istitutivo dell’Area Marina Protetta”.
Le argomentazioni portate dall’Amministrazione Celani per la bocciatura della mozione risultano fortemente strumentali in quanto; si dice che” visto il lungo periodo intercorso è necessario sentire le amministrazioni comunali interessate, se ritengono ancora valido il progetto”, ciò è assurdo visto che tutti i Comuni costieri (San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima, Massignano, Campofilone, Pedaso e Altidona) hanno appena un anno fa approvato tale progetto con apposite delibere; si dice che” è necessario sentire il parere degli operatori economici e delle associazioni di categoria interessate”, ma sa bene che tutti gli attori del territorio sono stati coinvolti nell’iter istitutivo attraverso partecipate riunione periodiche e hanno dato il loro assenso solo dopo l’accoglimento delle numerose istanze da essi formulate.
In particolare i pescatori del comparto “piccola pesca” hanno dato parere favorevole al Parco Marino ben sapendo che la loro attività sarà consentita ovunque, esclusa la zona A che ha un estensione di 1,5 kq su un totale di 153 (l’1% dell’intera area), così come le vongolare (turbosoffianti) che non potranno pescare solo sulle aree A-B-C per un’estensione di kq 24,5 il 16% dell’area.
L’Amministrazione Celani, contraria al Parco Marino, ha di fatto calpestato la volontà dei Comuni costieri, assumendosi gravi responsabilità, infatti se non adeguatamente supportato il nostro progetto potrebbe rimanere indietro nella graduatoria dei finanziamenti, in quando in Italia oltre alle 29 Aree Marine Protette già istituite ce ne sono altre 14 con procedimenti avanzati, se ciò avvenisse si perderebbe un’occasione unica per il nostro territorio di un’uscita in avanti dalla crisi.
Si perderebbe la possibilità di realizzare un progetto che guarda al futuro, infatti in esso vedrebbero la luce tecniche e metodi di pesca innovativi, nuove tecniche di navigazione, ma soprattutto si perderebbe l’occasione di ripopolare il nostro mare e ristabilire con esso quel rapporto tra uomo e natura fortemente compromesso in questi anni dall’inquinamento causato dai fiumi, che perderebbero concrete possibilità di finanziamenti per il loro risanamento, e dallo sforzo di pesca che lo ha fortemente impoverito.
Siamo comunque fiduciosi che questo non accadrà, i Comuni, anche con l’apporto dei nostri consiglieri, saranno in grado di portare avanti il Parco Marino nonostante l’inerzia dimostrata dell’Amministrazione Provinciale.
Certo è che, avanti di questo passo, l’Amministrazione Celani, con questo modo di procedere, darà purtroppo un argomento in più a quanti, oggi in Italia, sostengono l’inutilità delle Provincie.

mercoledì 11 novembre 2009

CONVEGNO PUBBLICO SULLA GESTIONE E PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA


Il movimento LUOGHI COMUNI
Organizza a
Foce di Montemonaco
presso la Taverna della montagna

Domenica 22 Novembre 2009
dalle ore 10.30 alle 18.00

il
Convegno pubblico
sul tema:

ACQUA sangue della terra

Lo scopo è organizzare un ampio movimento territoriale:

· per una buona gestione pubblica
e partecipata delle risorse idriche

· per un uso delle acque in armonia
con la salvaguardia dei corsi d’acqua e dell’ambiente


Interverranno nel dibattito:
Esperti locali e nazionali, esponenti delle associazioni ambientaliste,
culturali, dei consumatori e dei cittadini,
rappresentanti dei lavoratori del servizio idrico,
esponenti delle forze politiche, rappresentanti delle istituzioni locali,
delle organizzazioni sociali ed economiche.


Tutti i cittadini sono invitati a partecipare

Per chi fosse interessato a raggiungere Foce di Montemonaco in pullman
e/o a pranzare presso la taverna della montagna è necessario prenotare.
Informazioni e prenotazioni:
tel.3285335706–3204395338 - mailto:%20info@luoghi-comuni.orghttp://www.luoghi-comuni.org/

martedì 28 luglio 2009

ANCORA PROBLEMI SULLA COSTA?


Pubblichiamo questo articolo riportato dai vari giornali quali Resto del Carlino, Corriere adriatico, Sanbenedettoggi.it


Blitz di Goletta Verde. Legambiente: “Insabbiato il Piano Costa”“Giù le mani dalla costa”. E’ questo il messaggio che ha voluto lanciare oggi Goletta Verde in viaggio verso Giulianova. Gli attivisti dell’imbarcazione ambientalista lunedì 6 Luglio hanno manifestato a Marina Palmense per esprimere il loro dissenso per il deposito di sabbia di circa 500 mila metri cubi, accumulato nell’arco di tre mesi a partire dal gennaio 2007, in una delle grandi aree verdi della costa fermana.
Riflettori accesi anche su pesanti casi di abusivismo edilizio a Sirolo e Portorecanati e sulla vicenda del villaggio turistico Lido Azzurro a pochi km da Ancona.Insabbiati. Con la protesta di oggi l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista ha voluto esprimere chiaramente la volontà di difendere uno dei tratti più belli della costa fermana, vittima di un’operazione assolutamente lontana dal piano costa in materia di rinascimenti costieri. La sabbia accumulata a Marina Palmense è stata estratta dal fondale marino a 35 km dalla costa a seguito di una concessione rilasciata dalla Capitaneria di Porto di S. Benedetto del Tronto e per la quale il Ministero dello sviluppo economico ha espresso un parere di illegittimità.Nonostante ciò, la Regione Marche ha autorizzato il deposito, in modifica del piano costa, quale “cantiere costiero”. In seguito anche il Comune di Fermo ha appoggiato l’azione regionale, dichiarando il suo bisogno di sabbia per il ripascimento del litorale di Marina Palmense. Ma sui veri motivi che hanno portato alla sparizione delle spiagge non c’è chiarezza.“Richiesta palesemente strumentale – commentano Antonella Belletti, responsabile del circolo Legambiente Porto S. Elpidio e Gianni Conte, presidente del circolo Legambiente Fermo Valdaso –. Ci domandiamo inoltre il perché del rifiuto da parte dell’amministrazione di avviare una valutazione dell’impatto ambientale, dal momento che è già stato rilevato un rischio ambientale dovuto alla salinizzazione del terreno. Ad aggravare la situazione della costa fermana c’è il fatto che la sabbia depositata lì ormai da oltre due anni è in un’area già dichiarata oasi faunistica dalla provincia di Ascoli Piceno. Come Legambiente riteniamo inoltre che il solo ripascimento senza una reale valutazione delle cause che hanno aggravato il fenomeno dell’erosione costiera, non sia una soluzione efficace e sostenibile in chiave ambientale”.Presso la Procura è intanto in corso un procedimento giudiziario nel quale sono stati rinviati a giudizio il Sindaco di Fermo, i responsabili dei competenti uffici della Regione Marche e la ditta esecutrice dei lavori.E l’industria del cemento non ha risparmiato le coste marchigiane: casi di abusivismo edilizio a Sirolo e Porto Recanati. Nel giugno 2008 la Guardia costiera di Ancona, su mandato della procura, ha messo sotto sequestro penale preventivo tutti e quattro gli stabilimenti dei Sassi Neri, a Sirolo, una delle più belle spiagge dell’Adriatico. I provvedimenti sono stati presi con le accuse di abuso edilizio, violazione del vincolo paesaggistico, occupazione abusiva di aree del demanio marittimo e deturpamento di bellezze naturali e sono stati convalidati dal gip di Ancona. Sirolo infatti ricade nel cuore del Parco del Conero e il piano spiaggia locale è vincolato al piano del parco.A seguito del sequestro e della conferma del vincolo da parte della magistratura, il Comune ha firmato lo scorso novembre l’ordine di demolizione delle strutture fisse lungo l’arenile. Ordine eseguito, a suo modo, dalle ultime mareggiate che hanno praticamente liberato gran parte della spiaggia dalle strutture abusive. Altri cinque lidi abusivi e messi sotto sequestro a Porto Recanati, scoperti dalla Guardia costiera a metà marzo di quest’anno.Da segnalare infine la vicenda del villaggio turistico Lido Azzurro, in via di edificazione alla foce del Musone, pochi km a sud di Ancona, nel Parco Naturale del Conero. La vicenda del villaggio partita nel 1984, i cui lavori erano stati interrotti per l’apposizione di un vincolo paesaggistico, putroppo sono stati ripresi recentemente anche grazie ad un controverso parere favorevole della Soprintendenza. In sostanza una selvaggia ondata di cemento che esplode oggi dopo essere passato incredibilmente indenne nonostante 25 anni di leggi, vincoli e di coscienza ambientale. Il tutto perfettamente in regola.

IL PROBLEMA DEL RIPASCIMENTO DELLA COSTA




Pubblichiamo da Sanbenedettoggi.it del 27/7/09 il seguente articolo:



Giuseppe Ricci dell'Itb Italia (associazione imprenditori turistici balneari) dichiara la contrarietà dell'associazione a interventi di ripascimento e alle scogliere, chiedendo invece l'adozione di tecniche meno invasive a protezione del litorale
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Da Giuseppe Ricci, presidente nazionale associazione Imprenditori Turistici Balneari (Itb Italia) riceviamo e pubblichiamo:
«La realtà supera la fantasia e ormai il nostro litorale abbandonato a se stesso è diventato una discarica a cielo aperto e Dio solo sa dove gli interessi e l’incompetenza di alcuni amministratori potranno riservarci in futuro. E’ ora che anche la cittadinanza prenda una posizione critica e risoluta.
A nulla valgono i segnali di allarme come l’erosione della costa, che oltretutto si vorrà fermare con dannose ed inadeguate scogliere emerse a salvaguardare il nostro amato mare. Le scogliere alimenteranno l’inquinamento, deturperanno la fascia costiera, compromettendo l’ecosistema, rovinando per sempre le naturali caratteristiche che devono avere il mare e la spiaggia.
Si continua ad operare sulla costa senza un piano generale definito, in una maniera episodica con rimedi che aggravano ulteriormente la situazione ormai divenuta gravissima. Inoltre si mette a repentaglio il lavoro e gli investimenti di migliaia di imprese attive nell’indotto collegato alla balneazione, nella ricettività alberghiera, nella pesca e per la salute e la sicurezza dei cittadini.
E’ ora di dare un taglio deciso a questo stato di cose a questo pressappochismo ed incaricare enti e società di grande professionalità per studiare lo stato attuale e proporre rimedi definitivi.
Così come hanno fatto decine di avvedute città costiere che si sono avvalse, per esempio, del Laboratorio di Ingegneria delle Coste (LIC) del Politecnico di Bari, unico in Europa ad avere realizzato un modello tridimensionale e di simulazione in vasca per lo studio del sistema di drenaggio delle spiagge e dare quindi un’adeguata conoscenza della fenomenologia dei litorali. Conoscenza indispensabile per interventi ambientali necessari a non far regredire troppo velocemente la nostra costa.
Come Associazione dichiariamo apertamente la nostra contrarietà allo scarico della sabbia di Senigallia e di altra sabbia indagata, noi non vogliamo essere la pattumiera delle Marche, chiediamo che con estrema urgenza venga costituito un tavolo di lavoro presso la Capitaneria di Porto (che oggi riconosciamo garante degli interessi degli operatori turistici balneari con la speranza che la gestione del demanio turistico possa al più presto tornare alle loro competenze) con gli operatori impegnati direttamente nel settore e tecnici riconosciti tali per definire un piano di azione permanente di difesa della costa. Dando fine allo sperpero di denaro pubblico con il classico “buttare i soldi in mare”».

mercoledì 15 luglio 2009

I CANTIERI APERTI DEL LABORATORIO PICENO

Pubblichiamo l'invito pervenutoci per un interessante "due giorni" di lavoro sui temi dell'agricoltura, paesaggio , innovazione.


L’associazione Piceno al Massimo invita a partecipare per discutere e progettare insieme nell’ambito della due giorni di convegno/seminario “Laboratorio piceno: Cantieri Aperti“, in programma venerdì 17 e sabato 18 luglio a Grottammare, presso il Giardino comunale in Via Marconi (in caso di pioggia: Sede del Municipio).
Sono previsti tavoli di lavoro su:
- Pensiero critico, cultura, innovazione;
- Nuova economia e futuro di qualità;
- Solidarietà e welfare innovativo.
PROGRAMMA
Venerdì 17 luglio
ore 18 Registrazione dei partecipanti
ore 18,30 “Gli orizzonti e le esperienze” interventi introduttivi di Olimpia Gobbi, Giulio Marcon, Massimo Rossi e Pierluigi Sullo
ore 20 cena buffet
ore 20.30-23 “Il cantiere” gruppi di lavoro sui tre campi tematici selezionati
Sabato 18 luglio
ore 16 “Il cantiere” continuazione dei gruppi di lavoro
ore 18 “Il punto e gli impegni” assemblea plenaria fra tutti i gruppi di lavoro, discussione sulle prospettive del progetto comune e definizione delle proposte operative
ore 20 cena finale con prodotti tipici della Filiera corta
Interverranno e coordineranno i tavoli di lavoro:
- Paolo Cacciari, esperto di politiche ambientali, già parlamentare ed assessore all’ambiente nel Comune di Venezia
- Giulio Marcon, uno degli inventori e degli animatori della campagna “Sbilanciamoci”, finalizzata ad individuare nuove vie per lo sviluppo sostenibile
- Andrea Morniroli, responsabile di “Cantieri sociali” e consulente del Ministero solidarietà sociale
- Pierluigi Sullo, giornalista e direttore del settimanale “Carta”
Sono invitati: tutte le persone interessate; in particolare le associazioni culturali e sociali, i produttori, gli agricoltori biologici, gli operatori turistici, i ricercatori, gli insegnati, gli artisti, gli amministratori locali già impegnati nella realizzazione di progetti riguardanti i temi proposti o intenzionati ad avviarne e, comunque, aperti a condividere e a mettersi in rete.
INFO
L’iniziativa è completamente autofinanziata dai partecipanti. Il costo delle cene è rispettivamente di 12 e 16 euro.
Per ragioni organizzative è gradita la comunicazione della partecipazione al numero 320.4395338.
Per prenotazione alberghiera telefonare al numero 320.4395338.
Sono disponibili schede introduttive ai campi tematici riguardanti i tavoli di lavoro (olimpia.gobbi@libero.it).
http://www.picenoalmassimo.org/

giovedì 7 maggio 2009

LE MARCHE CONQUISTANO IL VERTICE DELLA CLASSIFICA DELLE BANDIERE BLU!!!!




Siamo molto contenti di apprendere oggi che anche quest'anno le Marche sono ai vertici della classifica delle Bandiere Blu 2009, assegnate dalla Fee, con 16 spiagge premiate, insieme a Toscana e Liguria.
Queste le spiagge marchigiane: Gabicce Mare, Pesaro, Fano, Mondolfo (Pesaro-Urbino); Senigallia, Sirolo, Numana (Ancona); Porto Recanati, Civitanova Marche, Potenza Picena-Porto Potenza Picena (Macerata); Porto S.Elpidio, Fermo, Porto San Giorgio, Grottammare, Cupra Marittima, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno).(Per gli approdi sono menzionati il porto turistico di San Benedetto, Marina di Porto San Giorgio, Porto Turistico di Numana e Marina dei Cesari.
Rappresenta un degnissimo riconoscimento di sforzi che molti, operatori, provincia, regione, stanno facendo per sostenere la qualità ambientale del litorale. Ogni tanto qualcosa di positivo ci vuole!

venerdì 27 marzo 2009

I PAESAGGI PICENI E PERICOLI INCANTANO ANCHE "REPUBBLICA"


Paesaggio Marche – I luoghi visti da Tullio Pericoli” è il titolo dell’ampio speciale che “I viaggi”, l’inserto di “Repubblica”, dedica oggi alla grande mostra antologica sull’artista piceno che si è aperta la scorsa settimana alla Galleria d’arte contemporanea.Otto pagine (a cui si aggiunge la rubrica “Viaggi nel tempo che fa” a cura del meteorologo Luca Mercalli dedicata alle condizioni climatiche nel Piceno) esaltano i “percorsi disegnati” di Pericoli con un testo sostenuto da meravigliose fotografie che esaltano le qualità dei paesaggi piceni e da consigli per trascorrere qualche giorno in questo lembo meridionale delle Marche.Per Rita Tripodi, autrice del pezzo, l’evento dedicato a Pericoli è l’occasione per allargare lo sguardo all’intera opera di valorizzazione del paesaggio piceno che la Provincia di Ascoli Piceno ha inserito sin dal 2004 tra i suoi obiettivi prioritari. Scrive infatti Tripodi: “Quante province italiane possono vantare tanta eleganza? Quante province possono dirsi scampate a guasti, abbandoni, cattedrali nel deserto per scopi elettorali? Poche. … Per il presidente Massimo Rossi e per l’assessore alla cultura e pubblica istruzione Olimpia Gobbi la tutela della bellezza è un bene primario. I due amministratori lavorano per realizzare la “democrazia del bello”. Conservare, migliorare, rilanciare, arricchire: biologico in agricoltura, recupero di padiglioni industriali dismessi. Parchi, energie alternative. Al bene comune ci credono in questa terra con 73 cittadine. Tutte con nuclei storici ben conservati. Anche se contano meno di 5mila abitanti, custodiscono teatri storici, pinacoteche, splendidi musei, come quello della Ceramica ad Ascoli. Chiese romaniche, palazzi rinascimentali… Dopo tanta bellezza, potremmo dimenticare che in questa provincia si lavora tanto. Si lavora con la tenacia del picchio, non a caso simbolo della splendida Ascoli Piceno”.“Il bellissimo servizio ha ovviamente un enorme valore promozionale in sé – dicono il presidente della Provincia Massimo Rossi e l’assessore alla cultura Olimpia Gobbi – ma è particolarmente apprezzabile perché individua esattamente l’obiettivo che la Provincia si era prefissa, quello cioè di promuovere con la mostra di Pericoli le relazioni strette tra il paesaggio reale e il paesaggio raccontato ed interpretato dall’artista nei suoi quadri, con un riscontro profondo e suggestivo tra realtà e immaginazione, fra paesaggio fisico e paesaggio pittorico. Questa relazione - dicono ancora Rossi e Gobbi - permette non soltanto alle popolazioni locali di guardare con più consapevolezza, apprezzandone il valore, il proprio contesto di vita, ma rende il territorio particolarmente affascinante ed attrattivo per chi ancora non lo conosce in quanto l’interpretazione che di esso dà l’artista ne svela tutto il fascino emotivo ed estetico”.

SCEGLIERE IL PROPRIO PAESAGGIO: CONVEGNO ad ASCOLI PICENO il 28 marzo 2009


Per scegliere il proprio paesaggio. Osservatori Dinamici e Partecipati delle Qualità Paesaggistiche" è il titolo del convegno in programma sabato 28 marzoad Ascoli Piceno, presso il Polo Sant'Agostino, con inizio alle ore 9,00.L'incontro si propone di fare una ricognizione delle esperienze di Osservatori del Paesaggio realizzate nel territorio nazionale al fine di socializzarne il percorso, gli strumenti, le metodologie ed i risultati in un quadro di comparazione europeo, di riflessione scientifica e normativa. Un'ulteriore attenzione sarà riservata anche verso quelle esperienze avviate dalle Amministrazioni Locali che affidano alle popolazioni un ruolo attivo nella trasformazione dei propri paesaggi. Al convegno è invitata tutta la cittadinanza ma in particolare le associazioni impegnate sul tema del paesaggio.Questo il programma:ore 9,15 - apertura lavoriore 9,30 - introduzione. Prof. Gambino, Politecnico di Torino Osservatori in reteore 9,50 - Olimpia Gobbi, Assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno Quale Osservatorio per il Paesaggio Piceno?ore 10,10 - sezione I - OSSERVATORI NELLE AREE DI PREGIOore 10,10 - Provincia di Salerno. Assessore Angelo Paladino Le Politiche del Paesaggio nelle aree di pregioore 10,30 - sezione II - OSSERVATORI E STRUMENTI URBANISTICI PROVINCIALIore 10,30 - Provincia di Genova, Arch. Anna Maria Traversaro. Città dello Scrivia: il Paesaggio nei piani comunaliore 10,50 - Provincia di Biella, Assessore Davide Bazzini Una stragegia di sviluppo localeore 11,10 - Provincia di Prato, Arch. Daniele Mazzotta e Arch. Carla Chiodini L'Osservatorio Provinciale permanente sul governo del territorio ed il monitoraggio del Paesaggio. Attività 2005-2009ore 11,30 - sezione III - OSSERVATORI E PARTECIPAZIONEore 11,30 - Provincia di Ferrara, Assessore Giuliana Castellari Mappe di Comunità come strumento di valorizzazione del territorioore 11,50 - Provincia di Novara, Arch. Luigi Iorio e Arch. Tiziana Masuzzo Reti ecologiche e gestione del territorioore 12,10 DIBATTITOore 13,00 PAUSA PRANZOore 14,30 - visita guidata alla mostra di Tullio Pericoli, nell'ambito del Festival SaggiPaesaggi 2009ore 15,30 - Luca Baldin, Segretario Nazionale Icom Italia, Università Cà Foscari di Venezia Museo, territorio, paesaggio: una risorsa per la gestione partecipataore 15,50 - Gehrard Ermischer, Direttore di Civilscape, Rete di organizzazioni non governative per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio Paesaggio e identità: coinvolgere le popolazioniore 16,10 - conclusione dei lavori. Prof. Massimo Sargolini, Università di Camerino. Dibattito e linee di sintesi per nuove esperienze da attuare sui territoriore 17,00 - PRESENTAZIONE DELL'ALLEANZA PER IL PAESAGGIO DELLE UNIVERSITA' MARCHIGIANEUniversità degli Studi di Camerino, Università degli Studi di Macerata, Università Politecnica delle Marche, Università degli Studi "Carlo Bo" di Urbino L'iniziativa è realizzata dalla Provincia grazie al determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno Info: Assessorato alla Cultura Provincia di Ascoli Piceno, tel. 0736.277559-548

venerdì 20 marzo 2009

Il Veneto e il piano inutile: case sufficienti fino al 2022:In cinque anni già dati permessi per 94 milioni di metri cubi

Pubblichiamo dal Corriere della Sera del 20 marzo 2009 questo interessante articolo di Gian Antonio Stella

MILANO - Tirar su l'equivalente d'una palazzina di tre piani alta dieci metri, larga 10 e lunga 1.800 chilometri può davvero rilanciare l'Italia «nel pieno rispetto dell'ambiente», come dice Claudio Scajola? In un paese dove solo lo 0,97% degli abusi «non sanabili» è stato demolito? Auguri. Tanto più che una regione simbolo qual è il Veneto, stando a uno studio universitario, ha già oggi tante abitazioni e cantieri aperti da soddisfare la domanda di case, onda immigratoria compresa, fino al 2022. Se poi dovesse calare l'immigrazione, fino al 2034. Quando l'oggi giovanissimo Pato sarà già in marcia verso la cinquantina.
Prendiamo la tabella dei metri quadri a disposizione oggi degli europei. Ogni italiano ha in questo momento 36,3 metri quadri di casa. Cioè quasi il doppio di un ceco o di un ungherese, più o meno quanto un francese o uno spagnolo (che vivono in territori enormemente più vasti), un po' più di un greco o di un belga. Davanti a noi stanno più comodi i tedeschi (41,3 metri quadrati a testa), gli svedesi (43,6) gli olandesi (48,3), gli austriaci (50,4), i danesi (53) e gli inarrivabili abitanti del Lussemburgo, uno staterello urbanizzato che svetta con 62,7 metri pro capite, ma per la particolarità e dimensione non andrebbe manco messo nel mazzo. Si dirà: «Visto? Siamo nella media». Vero. Tutti gli europei che hanno case più grandi, però, hanno due caratteristiche. O godono di spazi molto maggiori dei nostri, come gli austriaci che hanno il doppio di territorio pro capite di noi o gli svedesi che ne hanno quasi il decuplo. Oppure, a differenza di noi che abbiamo il 33% della superficie montagnosa e forestale, vivono in territori molto più pianeggianti, quali i tedeschi, gli olandesi o i danesi, il cui cucuzzolo più alto, il Moellehoi, svetta a 170 metri e 86 centimetri sul livello del mare.
Per capire quanto pesino queste differenze basta rileggere gli atti di un seminario di qualche anno fa promosso tra gli altri dalla allora presidente provinciale leghista Manuela Dal Lago sul consumo del suolo in una delle province forti dell'Italia, Vicenza. Seminario dal quale emerse che l'uomo, in tutta la sua storia, aveva occupato dall'età della pietra ai primi anni Cinquanta 8.674 ettari. Per poi occuparne, nell'ultimo mezzo secolo, molto più del doppio: 19.463. Una colata di cemento che ha stravolto la campagna descritta da Goffredo Parise e Luigi Meneghello fino al punto che il calcolo della «impronta ecologica» (un indice che attraverso sistemi complessi misura il livello dei nostri consumi) ogni vicentino si ritrova oggi a disporre di poco più di tremila metri quadri di territorio, ma ne consuma per 39.000.
Una scelta obbligata per uscire da secoli di fame, miseria, emigrazione? In parte, se è vero che nella seconda metà del Novecento l'aumento della popolazione non ha superato il 32% e la superficie urbanizzata è aumentata dieci volte di più: 324%. Un'accelerazione spettacolare, ma accompagnata da contraccolpi sul paesaggio, sull'inquinamento, sulla viabilità. E addirittura accentuata nell'ultimo decennio del Novecento con un aumento della popolazione del 3% (52 mila abitanti in più dei quali 37 mila immigrati) e un'impennata dell'edilizia abitativa del 13%. Per non dire della parallela impennata industriale che, seminando dubbi perfino fra i più eccitati esaltatori del mitico Nordest, portò a un dato paradossale: ogni neonato vicentino arrivato nel decennio si ritrovava in dote un blocco di 3.718 metri cubi di calcestruzzo. Il tutto distribuito non uniformemente, ma quasi sempre in pianura. Esattamente come nel resto del Veneto dove, tolti quelli di montagna e larga parte di quelli collinari, i 444 comuni adagiati nell'ormai ex campagna hanno quattro o cinque aree industriali ciascuno se non, in certi casi, otto o nove.
Il prezzo? Elevatissimo, rispondono gli esperti: ogni miliardo di euro di crescita reale in più sarebbe costato un consumo di mille ettari di campagna. Il che significherebbe, appunto, che se avesse ragione il ministro Scajola a sostenere che il «piano casa» può mettere in moto 60 miliardi di euro, questo porterebbe a occupare come minimo 60 mila ettari di territorio con l'equivalente in cemento d'un mostro come quello calcolato all'inizio. Ne vale la pena? Mah... Una ricerca di Tiziano Tempesta, ordinario del Dipartimento Territorio dell'Università di Padova, lascia qualche perplessità. Almeno nel Veneto. E non solo sul piano dell'ambiente, del paesaggio, delle margherite e delle violette.
Spiega il professore che non solo una nuova colata di cemento rischia di dare il colpo di grazia a una pianura dove negli anni Ottanta si costruivano mediamente 10 milioni di metri cubi di capannoni l'anno saliti via via fino a una mostruosa quota di 38 milioni nel 2002, tirati su spesso solo per approfittare della Tremonti Bis e oggi malinconicamente vuoti. Ma che la case a disposizione sono già più che abbondanti. Se è vero che lo standard di riferimento per ogni programmazione di questi anni è stato di 120 metri cubi per abitante (cioè 40 metri quadri: quattro più dell'attuale media nazionale), «tra 2001 e 2006 sono state rilasciate concessioni edilizie per nuove abitazioni o ampliamenti per un volume pari a 94,6 milioni di metri cubi» contro un aumento della popolazione intorno all'1% l'anno. Risultato: sono già state costruite in questi anni «abitazioni sufficienti a dare alloggio a circa 788.000 persone». Il triplo delle 243.000 in più (in buona parte straniere) registrate.
Morale: se anche proseguissero (difficile, di questi tempi) gli «elevatissimi tassi d'immigrazione degli ultimi anni, le concessioni edilizie» già rilasciate saranno «sufficienti a soddisfare la domanda di case per i prossimi 13 anni». Con un tasso immigratorio ridotto a quello (che già era alto) degli anni Novanta, basterebbero per altri 25. Fino, appunto, al lontano 2034. Non basta. Nello studio di Tempesta si sottolinea una contraddizione che farà drizzare le orecchie a diversi: negli ultimi anni di risacca segnati da un calo del manifatturiero del 5,6%, «uno dei motori dell'immigrazione è stato il boom edilizio: il 65% dei nuovi posti di lavoro creati nel Veneto dal 2001 al 2006 ha riguardato il settore delle costruzioni».
Non basta ancora: «Analizzando i dati Istat sul rilascio di concessioni edilizie e sul valore aggiunto del settore costruzioni, si può stimare che nel Veneto, per aumentare dell'1% il prodotto interno lordo, sia necessario realizzare ogni anno non meno di 6,5 milioni di metri cubi di abitazioni, pari a una capacità insediativa aggiuntiva di circa 55.000 abitanti». Irreale, secondo i demografi. Tanto più se qualcuno puntasse a 55 mila neonati di «pura razza Piave». E allora? Allora «non sembra plausibile che, in una situazione di crisi del credito e di eccesso di offerta di abitazioni» la faccenda possa tradursi davvero in un affare. Se poi ci mettiamo anche le ferite che rischiano di essere inferte al patrimonio artistico e monumentale che è il tesoro dell'Italia...
Gian Antonio Stella20 marzo 2009

Da parte mia: mi piacerrebbe fosse fatto questo studio in tutte le regioni, in particolare nella mia regione Marche...si scoprirebbero molte cose.....

"NO AL CONSUMO DI SUOLO AGRICOLO"




Pubblichiamo l'intervento di Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura):
“Il Piano Casa non consumi altro suolo agricolo”


L’Agriturist, associazione di Confagricoltura per la valorizzazione turistica delle imprese agricole e dello spazio rurale, ha recentemente avviato una campagna di informazione sul fenomeno, ormai insostenibile, del “consumo” di suolo agricolo. Negli ultimi 25 anni, infatti, all’agricoltura italiana sono stati sottratti dall’urbanizzazione tre milioni e mezzo di ettari, edificando soprattutto sui terreni migliori, vicini alle città, alle principali vie di comunicazione, alle località turistiche.

Mentre nuove zone residenziali, centri commerciali e infrastrutture varie, coprono di cemento il nostro territorio - sottolinea Agriturist - si indebolisce ulteriormente la potenzialità produttiva del settore primario e si arrecano danni enormi al paesaggio con ripercussioni molto negative anche sull’economia turistica.

Inevitabile, dunque, l’attenzione di Agriturist verso il Piano Casa, recentemente annunciato dal Governo, chiaramente espressa dal Presidente, Vittoria Brancaccio: “Il Piano Casa non può e non deve essere una occasione per sottrarre nuovo suolo all’agricoltura e per aggredire ulteriormente il paesaggio. Deve, al contrario, essere una occasione importante per ripensare l’urbanizzazione del territorio tenendo presenti anche le esigenze della qualificazione turistica e della salvaguardia ambientale, al di fuori di pericolose logiche emergenziali che aggiungerebbero crisi a crisi”.

“Chiediamo - prosegue il Presidente di Agriturist - che il Piano Casa vincoli i Comuni ad una attenta valutazione delle unità abitative disponibili e del reale bisogno di nuova edilizia residenziale, consentendo, laddove realmente necessario, di costruire esclusivamente su aree già urbanizzate (abbandonate o sottoutilizzate). Come già avviene nei principali paesi europei, anche l’Italia deve darsi una legge che impedisca di sottrarre altro suolo all’agricoltura.”

“Il suolo - conclude Vittoria Brancaccio - non è risorsa illimitata che possa consegnarsi esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un paese come l’Italia, ad alta densità di popolazione e con vasti territori montani. Se non ci rendiamo conto subito, al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, che un paese moderno deve saper gestire il suolo guardando intelligentemente al futuro, fra qualche anno saremo davvero nei guai, per dipendenza alimentare dall’estero, paesaggi degradati, depressione dello sviluppo turistico, crescita dell’inquinamento ambientale. ”

19 marzo 2009

giovedì 19 marzo 2009

ALTRO IMPORTANTE CONVEGNO ad ASCOLI PICENO SUL PAESAGGIO il 28 marzo 2009


A seguire, dopo il convegno del 17 marzo, un altra giornata di lavori sul paesaggio presso la Provincia di Ascoli Piceno, con eminenti studiosi e amminstratori provenienti da tutta Italia e connotati da diverse esperienze.
Seguiamo, se possibile questi lavori , perchè sono unici nel loro genere, nel panorama "scempio edilizio Italia-consumo di territorio"!

mercoledì 18 marzo 2009

PAESAGGIO, BENE DI TUTTI. L'Europa e le Marche scelgono il piceno quale capitale del paesaggio




Dal sito della Provincia AP, pubblichiamo:
"Paesaggio, bene di tutti”: questo semplice slogan potrebbe riassumere i temi discussi nella giornata del 13 marzo 2009 ad Ascoli, nella bella sala dell’hotel Guiderocchi che ha ospitato il V Meeting del Consiglio Direttivo della RECEP (Rete Europea di enti di governo per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio”.Proprio a sottolineare il ruolo di membro fondatore della Provincia, la rete europea ha chiesto di svolgere la sua quinta riunione del Consiglio Direttivo ad Ascoli dopo le città di Barcellona e Palma di Maiorca che già lo avevano ospitato. Erano presenti rappresentanti delle amministrazioni di Maiorca, Tenerife e le regioni di Murcia, Andalusia, Catalogna (Spagna) e Prahova (Romania). Per l’Italia, le regioni Marche (rappresentata dal vicepresidente Paolo Petrini), Umbria, Piemonte e Toscana, la provincia di Reggio Emilia, i comuni di San Quirico d’Orcia (SI) e Altidona. Era presente inoltre, Bas Pedroli, Direttore dell’Uniscape, la rete delle Università europee unite per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio.All’importante giornata erano anche presenti i rettori delle quattro università marchigiane, Giovanni Bogliolo, Fulvio Esposito, Marco Pacetti e Roberto Sani, per annunciare le ultime iniziative promosse in riferimento al tema del paesaggio.Petrini ha annunciato il varo della legge regionale che ha formalizzato l’adesione dell’Ente alla rete RECEP, mentre i quattro rettori hanno presentato un documento con il quale si sancisce l’inizio di un’alleanza che li coinvolge insieme nella promozione del paesaggio come risorsa culturale ed ambientale, oltre che come fondamento essenziale delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in coerenza con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio.Il prossimo appuntamento per stabilire un primo confronto tra Enti locali ed Università è previsto per il 28 marzo, in occasione del convegno dal titolo “Per scegliere il proprio paesaggio. Osservatori dinamici e partecipati delle qualità paesaggistiche”. In questa giornata, organizzata anch’essa dalla Provincia di Ascoli nell’ambito del festival “Saggi Paesaggi”, le esperienze del Piceno e delle Marche avranno occasione di dialogare con quelle di diverse Province italiane e straniere.

martedì 10 marzo 2009

DOPO LE MAREGGIATE DI DICEMBRE, ECCO IL RISULTATO A CUPRA!!

Avevamo già scritto su questo blog della dissennata operazione cementificatrice sul demanio , permessa dal comune di Cupra Marittima (non più di un anno fa) e dei permessi dati di costruire nuovi chalet su una delle spiagge più belle rimaste ed amatissime dalla popolazione, quella tra Grottammare e Cupra, una lingua di sabbia finissima ,completamente libera da stabilimenti balneari.
Come avevamo prospettato, quello che anche un incosciente bambino avrebbe capito, ciò che è costruito a ridosso del mare in poco tempo può essere spazzato via dalla natura: questo è successo in dicembre , dopo le mareggiate forti, sì ma non eccezionali (è pur sempre mare!!). Il nuovissimo chalet "Il Borghetto" è stato disastrosamente travolto dal mare con le conseguenze che si vedono nella foto. Ora danno la colpa al mare, alla forza, al cambiamento delle stagioni. Si dovrebbe invece avere il coraggio di dire che la colpa è degli uomini e della loro avidità: non si costruisce a 5 metri dalla riva!!!
La natura si riprende ciò che le è stato sottratto, e speriamo anche gli uomini che forse potranno tornare in possesso della spiaggia DEMANIALE, ripeto DEMANIALE e quindi appartenente a TUTTA LA POPOLAZIONE .
Ma di quell'obbrobrio dimenticato ora sul demanio ( e chissà per quanto tempo), a chi dovremmo chiedere conto? Molti vorrebbero citare per danni il comune di Cupra e il suo sindaco Torquati. Si sono distinti per inettitudine e avidità. Speriamo che a Cupra non diano più alcuna bandiera blu dopo quello che hanno avuto il coraggio di fare...Che tristezza, che tristezza....

giovedì 26 febbraio 2009

CENTRALE NUCLEARE NELLE MARCHE?






Pubblichiamo da: Sanbenedettoggi.it
L'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani, contrario all'ipotesi di centrali atomiche nelle Marche («Si parla di farne una a San Benedetto»): «Scelta antieconomica e antistorica, per avvantaggiare pochi a danno di molti».
ANCONA - La Regione Marche preferisce Obama a Berlusconi. Almeno sulla politica energetica. Mentre, infatti, il Presidente del Consiglio annunciata la costruzione di quattro centrali nucleari, la prima in funzione nel 2020, il presidente degli Stati Uniti segnava la svolta verso un futuro di energie rinnovabili (sole e vento in primis).
L'assessore Regionale all'Ambiente, Marco Amagliani, segnala il parere fortemente negativo della Regione Marche rispetto alle volontà del Presidente del Consiglio: «Il no deciso al nucleare è il risultato di un’analisi costi-benefici. Le motivazioni del no sono scientifiche e acclarate dai più eminenti scienziati: impianti già obsoleti per quando saranno realizzati, costi elevatissimi e sempre a crescere in un periodo di stretta economica, problema delle scorie da smaltire, quando in Italia non riusciamo nemmeno a smaltire i rifiuti organici, figuriamoci quelli radioattivi dove potrebbero finire!»
«Scienziati come Carlo Rubbia sono contrari. I problemi sono noti ai più: l’uranio è una risorsa scarsa, ai ritmi attuali sarà esaurito nel giro di 20 anni, giusto il tempo per l’Italia di costruire un paio di centrali. L’uranio è una risorsa presente in pochi, 4 o 5, paesi nel mondo, rendendo così molto ricattabili i paesi che lo usano a meno di voler mantenere all’infinito i conflitti in Niger e Congo. Le centrali hanno bisogno di enormi risorse idriche e l’Italia non ha praticamente fiumi adeguati, si tratterebbe di costruire centrali sulle coste o sul Po, zone, demograficamente o ambientalmente non adeguate».
«Inoltre, non è secondaria la questione legata ai miliardi di euro di traffici che si svilupperebbero attorno all’ ‘affare nucleare’ e che dubito si riesca a governare, se non si è riusciti finora a farlo con l’eco-mafia. Il nucleare è una scelta anti-economica (vantaggiosa solo per chi costruisce le centrali) rischiosa e anacronistica. Per questo, arrivo anche a pensare che ci sia un disegno preciso da parte degli apparati statali: quello di non promuovere, anzi di bloccare, la realizzazione di impianti per l’utilizzo di fonti rinnovabili (nelle Marche ne abbiamo più di un sentore con il diniego della Soprintendenza alla realizzazione di un impianto eolico)» sostiene l'assessore regionale all'Ambiente.
«Vi è poi da considerare che ancora non è stato risolto per tutti i vecchi siti italiani il problema della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi derivanti dalla produzione prima del 1987 - continua Amagliani - D’accordo, si potrà ribattere con il luogo comune che siamo attorniati da Paesi confinanti che adottano questo tipo di fonte energetica, che i rischi di incidenti e di nubi radioattive si corrono comunque, ma il problema delle scorie è vitale. Accumulare nuove scorie non è sensato quando non si sa ancora come smaltire quelle vecchie. C’è poi un fatto ancora più inquietante nelle Marche. E’ girata da mesi una notizia, poi anche pubblicata da qualche quotidiano nazionale in questi giorni: la mappa delle possibili centrali da realizzare in Italia ed una sarebbe nella zona di San Benedetto del Tronto, con l’aggravante che il sito coinciderebbe con la Riserva naturale della Sentina. Non solo, dunque, in una zona di interesse turistico a livello nazionale, ma per di più in un’area protetta!»
«L’unico sì che sentiamo convinto è quello alla riduzione dei consumi e alle fonti rinnovabili - termina l'esponente della giunta Spacca - Eolico e solare rappresentano infatti il vero futuro. Come abbiamo affermato con lungimiranza nei contenuti del Piano Energetico Ambientale regionale: energia fotovoltaica ed eolica che riducono l’inquinamento fino al 50-60% e consentono un forte risparmio energetico e quindi economico. E non è neanche sostenibile parlare di quarta generazione di centrali nucleari, che produrrebbero scorie eliminabili in molti meno anni rispetto a quelle provenienti dalle vecchie centrali. Sapete in quanti anni? “Poche” migliaia, prima che non siano più radioattive».


Aggiungiamo noi: in un'Italia dove non sappiamo ancora come smaltire le bucce di arancia, costruire una centrale è quantomeno pretenzioso!

La proporremmo ad Arcore, Sardegna, a Napoli... dove o sono molto contenti di averla, o sono molto allineati , o sono molto organizzati per la raccolta rifiuti normali, o a casa di Scajola (Imperia) , in maniera tale che insorga tutta la Liguria che vive completamente sul turismo (come San Benedetto del Tronto)!!!!!!!!!!!!!!!!

giovedì 5 febbraio 2009

L'ASSESSORE MARONI E LA SALVAGUARDIA del PAESAGGIO

Riportiamo uno stralcio della nota stampa inviata dall'assessore MARONI comparsa il 4-2-09 sul Quotidiano.it

La salvaguardia del paesaggio è il risultato di un lavoro corale
Ascoli Piceno La prof.ssa Neroni richiama l'assessore Maroni nel suo libro: "Una citazione che mi ha sorpreso ma che mi ha riempito di soddisfazione, perché l’amore per la nostra terra nasce dalla consapevolezza che in essa sono le nostre radici".Ubaldo Maroni, per tanti anni sindaco di Ripatransone, oggi assessore provinciale, ringrazia pubblicamente la concittadina prof.ssa Brunilde Neroni, docente all'Università di Padova, insigne letterata ed orientalista, che gli dedica un significativo pensiero nell'introduzione nel suo libro "A casa", edito da una delle più importanti case editrici italiane, la Sellerio di Palermo, e dedicato alla memoria di suo padre Luciano, grande tenore di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.
Nel libro, .....dedica infatti "un pensiero particolare ad Ubaldo Maroni che in Provincia si batte perché il nostro paesaggio sia tutelato e che da tempo mi segnala e mi descrive per telefono i tramonti e le stellate "fuori porta" più belli".
"Da una persona di grande cultura e sensibilità come la prof.ssa Neroni non poteva arrivare un pensiero più bello e gradito - dice ancora Maroni - un riconoscimento che non va solo a me ma che va condiviso con tutti gli amministratori del Piceno, provinciali e comunali, e con tutti gli operatori e le associazioni che amano, salvaguardano e valorizzano il nostro paesaggio, perché è grazie al loro continuo, appassionato e umile impegno che è stato possibile conciliare esigenze abitative, produttive e paesaggistiche. Dobbiamo continuare sulla strada della salvaguardia del paesaggio, prendendo in considerazione le nuove esigenze del territorio per integrarle positivamente e senza creare inutili contrasti. Una tutela che non è solo immagine ma anche rispetto per l'ambiente e volano di nuova economia. Se molti risultati in questa direzione sono stati conseguiti, sono il frutto di un lungo, costante e appassionato lavoro degli amministratori, degli operatori, delle associazioni e anche dei nostri agricoltori e dell'impegno collegiale di cui tutti, in ugual misura, possiamo andare orgogliosi".
04/02/2009

giovedì 15 gennaio 2009

STOP AL COMSUMO DEL TERRITORIO: un appello NAZIONALE!

Riceviamo e pubblichiamo il manifesto di liberi cittadini che si sono costituiti movimento nazionale sul tema delle aggressioni ingiustificate al paesaggio.


STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
campagna nazionale
L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio.
Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio.
Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno.
Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata Seppellita sotto il cemento.
Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura.
Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto.
Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.
Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite.
Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata.
Curiamola!





Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Pur in presenza di un sensibile calo demografico della popolazione italiana negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).

Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.

Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).

Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.

Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!
Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Il movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i sottoscritti firmatari individuano 6 principali motivi a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.
STOP: PERCHÉ?
1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.
2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.
3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.
4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.
5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.
6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.

STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
I seguenti firmatari richiedono una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni, in attesa che ciascun Comune faccia una precisa “mappatura” di case sfitte e capannoni vuoti.
Sottoscrivono quindi questo manifesto perché si blocchi il consumo di suolo e si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico del Paese.





Le adesioni al presente manifesto nazionale possono essere trasmesse direttamente via mail a info@altritasti.it (corredate di: Cognome e Nome, Via, Cap, Comune, Provincia, indirizzo mail, eventuale indicazione di cariche all’interno di Associazioni, Enti, Comitati).

Aderisci alla campagna nazionale: altritalialtromondo@gmail.com
campagna promossa da
AltritAsti , Gruppo P.E.A.C.E. Pace, Economie Alternative, Consumi Etici - http://www.altritasti.it/
AltrItalialtroMondo, il blog del sindaco di Cassinetta di Lugagnano – http://domenicofiniguerra.wordpress.com/
Cibernetica Sociale Italia, http://www.ciberneticasociale.org/
Eddyburg, Urbanistica, politica, società - http://www.eddyburg.it/
Movimento per la Decrescita Felice - http://www.decrescitafelice.it/