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martedì 20 luglio 2010

DECISIONI PROVINCIALI SU INSTALLAZIONI FOTOVOLTAICO IN TERRENO AGRICOLO

Da http://www.sanbenedetto.oggi.it/ del 18-7-2101
http://www.rivieraoggi.it/2010/07/16/96468/il-fotovoltaico-divide-tutti-politici-e-categorie/

ASCOLI PICENO – Energie sostenibili,fonti rinnovabili, protocollo di Tokyo, tutela ambientale. A livello teorico sono parole che piacciono a tutti. Poi nel concreto, sembra impossibile trovare un accordo. Sarà che ognuno ha le proprie idee, oppure che dietro al fotovoltaico si cela un business tale che molte cose non possono essere lasciate al caso.

Sta di fatto che tutti sono divisi. Maggioranza e sinistra radicale vogliono evitare una proliferazione selvaggia e un deturpamento del paesaggio, oltre che la diminuzione di terreno da adibire all’agricoltura, e convergono sul limite dei 20 kw . Più libertà e soglie meno rigide chiedono invece Pd, Udc e Idv, che nella tarda mattinata di oggi, in conferenza stampa , hanno voluto ribadire a chiare lettere il loro punto di vista: «lo scorso 9 luglio il governo ha gettato delle linee guida, che dovranno essere recepite nella legislazione regionale entro 90 giorni. A questo proposito sarebbe opportuno attendere e prendere in considerazione tali linee guida e quindi rinviare la variante normativa che il consiglio di oggi è chiamato a votare». «Contestiamo anche la metodologia con cui sta procedendo questa Provincia. – aggiungono – In tutte le riunioni di commissione abbiamo chiesto il parere dell’ufficio tecnico, che però non è mai arrivato (sarà reso noto ai consiglieri durante il consiglio, ndr). Se si crede veramente nel fotovoltaico non possono esserci questi freni, di cui al momento non se ne vede l’esigenza. Non siamo di fronte ad un rischio di proliferazione selvaggia; si stanno al contrario creando falsi fantasmi e non si incentivano le forme di energia rinnovabile. Qualora dovessero esserci speculazioni o problemi di questo genere saremo i primi a denunciarli. Il tetto di 20 megawatt è ridicolo». Dalla parte di Pd,Udc e Idv molti operatori di imprese di istallazione di impianti fotovoltaici, che temono perdite di commissioni e poco lavoro e che hanno protestato di fronte a Palazzo San Filippo con cartelli e striscioni. Sull’altro fronte maggioranza e sinistra radicale sono d’accordo nel fatto che le soglie indicate siano utili a tenere a bada un fenomeno che altrimenti rischia di dilagare. Con loro le associazioni di agricoltori e gli operatori agrituristici. «La tutela del territorio è fondamentale – dicono – per salvaguardare una provincia che produce il 70% del prodotto agricolo regionale, e anche da un punto di vista paesaggistico rappresenta una risorsa per il turismo e per l’ambiente».

Interviene il presidente Celani: « non capisco tutte queste divisioni: una materia importante come questa richiede un dibattito sereno. Abbiamo discusso per oltre 40 giorni su questi argomenti,. Il parere tecnico esprime note negative solo per due aspetti che possono essere modificati durante questo consiglio; per il resto non va in contrasto con il contenuto del documento che è stato presentato. Non vedo la necessità di ulteriori rinvii».

giovedì 3 dicembre 2009

Mozione per il Parco marino del Piceno

Pubblichiamo dall'Associazione "Luoghi-Comuni" la mozione presentata in consiglio provinciale per l'istituzione del parco marino Piceno (http://www.picenoalmassimo.org/2009/10/mozione-per-il-parco-marino-del-piceno/)

Mozione per il Parco marino del Piceno
Pubblichiamo il testo della mozione urgente presentata a novembre 2009 dai consiglieri provinciali Rossi, Illuminati e Binari per l’istituzione dell’area marina protetta del piceno.


Il Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno
Premesso che:
il forte ed imprescindibile legame con il mare che storicamente caratterizza le popolazioni del Piceno ha fornito ad esse sostentamento, opportunità di sviluppo e benessere da decine di generazioni;
ancora oggi, per le forti valenze turistica, produttiva, commerciale rivestite dalle attività connesse alla costa, il mare rappresenta direttamente ed indirettamente la fonte primaria di benessere della comunità cittadina;
lo sfruttamento indiscriminato di questa risorsa, perpetrato negli ultimi decenni, unitamente ai riflessi sulla stessa della forte urbanizzazione costiera, hanno fortemente ridotto la capacità di rigenerazione di quell’ambiente, oggi fortemente compromesso;
il Medio Adriatico rimane, nonostante tutto, un ambiente peculiare per i fondali sabbiosi e le specie ittiche che vi si stabiliscono, e che pertanto la salvaguardia di tale biodiversità e della catena biologica in cui è inserita è fondamentale per l’ecosistema marino;
per le suddette ragioni gli Enti locali della fascia costiera, coordinati dalla Provincia di Ascoli Piceno, sin dall’inizio degli anni ’90, profondendo notevole impegno e risorse finanziarie, hanno intrapreso un complesso e partecipato percorso amministrativo volto all’istituzione di un’innovativa area marina protetta nell’ambito della costa picena, concepita in modo tale da conciliare le esigenze di conservazione e salvaguardia delle risorse marine con la loro necessaria fruizione;
al termine di una laboriosa istruttoria, tale percorso è approdato nel Novembre 2008 all’elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente, dello schema definitivo del Decreto istitutivo dell’Area protetta, con relativa perimetrazione e regolamento d’indirizzo, che raccoglie sostanzialmente tutte le osservazioni ed i pareri degli Enti locali e tiene conto delle esigenze compatibili delle categorie produttive coinvolte;
l’istituzione dell’Area marina protetta del piceno, unitamente ad altre quattro aree per le quali, analogamente, si era in precedenza concluso l’iter istruttorio, ha subito nell’ultimo anno una battuta d’arresto a causa della scarsità di risorse a disposizione del Ministero dell’Ambiente per l’avvio delle stesse;
preso atto che:
si è recente individuata sufficiente copertura finanziaria per l’istituzione delle altre quattro aree protette di cui sopra, tra le quali quella di Torre Cerrano nella vicina provincia di Teramo, e che pertanto si è sbloccato il loro l’iter istitutivo;
ritenuto che:
le seppur minime risorse prevedibili nella legge finanziaria 2010 per dette finalità (in quanto una specifica dotazione è comunque prescritta dalla legge quadro) potranno dare finalmente copertura all’istituzione dell’Area marina protetta del piceno che al momento risulta essere l’unica già da tempo completamente istruita ;
sostenuto che:
il progetto di Area Marina Protetta “Costa del Piceno”, che nell’attuale perimetrazione coinvolge i tutti i Comuni costieri della Provincia, potrà offrire loro molteplici nuove e durature opportunità di sviluppo socio economico e possibilità occupazionali per i numerosi giovani appositamente formatisi presso la locale sede dell’Università di Camerino;
l’istituzione del cosiddetto Parco Marino assicurerà priorità di accesso a sempre crescenti linee di finanziamento nazionali e comunitarie volte ad una conversione ecologica delle attività economiche e produttive, nonché a programmi finalizzati al risanamento dei corsi d’acqua e al miglioramento della depurazione degli scarichi civili ed industriali, tali da garantire una migliore qualità delle acque e della costa, determinando dunque un miglioramento della qualità della vita dei cittadini,
Impegna il Presidente e la Giunta Provinciale
ad attivarsi tempestivamente e con determinazione per l’istituzione del “Parco Marino del Piceno” cosi come progettato dal Ministero dell’Ambiente, congiuntamente all’Amministrazione Provinciale di Fermo coinvolta nello stesso progetto con i Comuni aderenti di Campofilone, Pedaso ed Altidona;
a chiedere al Ministro dell’Ambiente il tempestivo inoltro dello schema di Decreto istitutivo alla Conferenza Unificata per l’espressione del parere di propria competenza, nonché la copertura finanziaria dei costi di avvio dell’area protetta sullo specifico capitolo del prossimo Bilancio dello Stato 2010;
a dare indirizzo alle Amministrazioni comunali interessate, nel pieno rispetto dei ruoli competenti, di agire già nelle more dell’istituzione dell’area protetta in conformità e coerenza a quanto previsto dal suddetto Regolamento, non promuovendo, incentivando o favorendo alcuna attività che entri in conflitto con le previsioni dello stesso.

PARCO MARINO PICENO: l’amministrazione Celani calpesta la volontà dei Comuni costieri

Nella seduta del Consiglio Provinciale di giovedì scorso, la maggioranza ( PDL e MAP) ha bocciato la mozione presentata dai consiglieri Illuminati,Rossi e Binari sull’istituzione del Parco Marino “Costa del Piceno”.In sostanza si chiedeva all’Amministrazione Provinciale di attivarsi presso il Ministero dell’Ambiente affinché nel bilancio dello Stato del 2010 fossero reperite le risorse necessarie per i costi dell’avvio dell’area protetta, in quanto il suo iter si è concluso già dal novembre 2008 con l’approvazione da parte dello stesso Ministero dello “schema definitivo del Decreto istitutivo dell’Area Marina Protetta”.
Le argomentazioni portate dall’Amministrazione Celani per la bocciatura della mozione risultano fortemente strumentali in quanto; si dice che” visto il lungo periodo intercorso è necessario sentire le amministrazioni comunali interessate, se ritengono ancora valido il progetto”, ciò è assurdo visto che tutti i Comuni costieri (San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima, Massignano, Campofilone, Pedaso e Altidona) hanno appena un anno fa approvato tale progetto con apposite delibere; si dice che” è necessario sentire il parere degli operatori economici e delle associazioni di categoria interessate”, ma sa bene che tutti gli attori del territorio sono stati coinvolti nell’iter istitutivo attraverso partecipate riunione periodiche e hanno dato il loro assenso solo dopo l’accoglimento delle numerose istanze da essi formulate.
In particolare i pescatori del comparto “piccola pesca” hanno dato parere favorevole al Parco Marino ben sapendo che la loro attività sarà consentita ovunque, esclusa la zona A che ha un estensione di 1,5 kq su un totale di 153 (l’1% dell’intera area), così come le vongolare (turbosoffianti) che non potranno pescare solo sulle aree A-B-C per un’estensione di kq 24,5 il 16% dell’area.
L’Amministrazione Celani, contraria al Parco Marino, ha di fatto calpestato la volontà dei Comuni costieri, assumendosi gravi responsabilità, infatti se non adeguatamente supportato il nostro progetto potrebbe rimanere indietro nella graduatoria dei finanziamenti, in quando in Italia oltre alle 29 Aree Marine Protette già istituite ce ne sono altre 14 con procedimenti avanzati, se ciò avvenisse si perderebbe un’occasione unica per il nostro territorio di un’uscita in avanti dalla crisi.
Si perderebbe la possibilità di realizzare un progetto che guarda al futuro, infatti in esso vedrebbero la luce tecniche e metodi di pesca innovativi, nuove tecniche di navigazione, ma soprattutto si perderebbe l’occasione di ripopolare il nostro mare e ristabilire con esso quel rapporto tra uomo e natura fortemente compromesso in questi anni dall’inquinamento causato dai fiumi, che perderebbero concrete possibilità di finanziamenti per il loro risanamento, e dallo sforzo di pesca che lo ha fortemente impoverito.
Siamo comunque fiduciosi che questo non accadrà, i Comuni, anche con l’apporto dei nostri consiglieri, saranno in grado di portare avanti il Parco Marino nonostante l’inerzia dimostrata dell’Amministrazione Provinciale.
Certo è che, avanti di questo passo, l’Amministrazione Celani, con questo modo di procedere, darà purtroppo un argomento in più a quanti, oggi in Italia, sostengono l’inutilità delle Provincie.

giovedì 5 febbraio 2009

L'ASSESSORE MARONI E LA SALVAGUARDIA del PAESAGGIO

Riportiamo uno stralcio della nota stampa inviata dall'assessore MARONI comparsa il 4-2-09 sul Quotidiano.it

La salvaguardia del paesaggio è il risultato di un lavoro corale
Ascoli Piceno La prof.ssa Neroni richiama l'assessore Maroni nel suo libro: "Una citazione che mi ha sorpreso ma che mi ha riempito di soddisfazione, perché l’amore per la nostra terra nasce dalla consapevolezza che in essa sono le nostre radici".Ubaldo Maroni, per tanti anni sindaco di Ripatransone, oggi assessore provinciale, ringrazia pubblicamente la concittadina prof.ssa Brunilde Neroni, docente all'Università di Padova, insigne letterata ed orientalista, che gli dedica un significativo pensiero nell'introduzione nel suo libro "A casa", edito da una delle più importanti case editrici italiane, la Sellerio di Palermo, e dedicato alla memoria di suo padre Luciano, grande tenore di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.
Nel libro, .....dedica infatti "un pensiero particolare ad Ubaldo Maroni che in Provincia si batte perché il nostro paesaggio sia tutelato e che da tempo mi segnala e mi descrive per telefono i tramonti e le stellate "fuori porta" più belli".
"Da una persona di grande cultura e sensibilità come la prof.ssa Neroni non poteva arrivare un pensiero più bello e gradito - dice ancora Maroni - un riconoscimento che non va solo a me ma che va condiviso con tutti gli amministratori del Piceno, provinciali e comunali, e con tutti gli operatori e le associazioni che amano, salvaguardano e valorizzano il nostro paesaggio, perché è grazie al loro continuo, appassionato e umile impegno che è stato possibile conciliare esigenze abitative, produttive e paesaggistiche. Dobbiamo continuare sulla strada della salvaguardia del paesaggio, prendendo in considerazione le nuove esigenze del territorio per integrarle positivamente e senza creare inutili contrasti. Una tutela che non è solo immagine ma anche rispetto per l'ambiente e volano di nuova economia. Se molti risultati in questa direzione sono stati conseguiti, sono il frutto di un lungo, costante e appassionato lavoro degli amministratori, degli operatori, delle associazioni e anche dei nostri agricoltori e dell'impegno collegiale di cui tutti, in ugual misura, possiamo andare orgogliosi".
04/02/2009

martedì 16 dicembre 2008

Da Corriere News , intervista a Gianni Conte sul Buongoverno del territorio Marche

Qual è la tua opinione sulle modalità di utilizzo dello strumento PRG?
"La nostra percezione, per quanto riguarda i piani regolatori, è che stiamo vivendo una vera e propria deregulation, nel senso che la legge urbanistica regionale, la n.34 del 1992, ma così tutte le altre norme regionali in materia (P.P.A.R.), di fatto - anche attraverso il principio della sussidiarietà - hanno attribuito ai Comuni il governo del territorio e l'autonomia. Che in linea di principio sarebbe una cosa buona e giusta, ma purtroppo non sono stati fatti i conti con una situazione che su questa base si è venuta a creare. Intendiamoci, si tratta di un principio assolutamente democratico: chi più del Comune può essere più vicino alle reali esigenze dei suoi cittadini e del suo territorio? Ma oggi gli stessi Comuni si ritrovano con decurtazioni enormi da parte dello Stato e devono fare cassa. E per farlo hanno fino ad oggi usato lo strumento urbanistico: questo gli permette di avere la disponibilità degli oneri di urbanizzazione. La legge prevede infatti che se ne possono utilizzare fino al 75% per la spesa corrente. Questo vuol dire affrontare i costi per i pulmini scolastici, per gli asili, per altre necessità, senza investire nell'urbanistica e quindi sulla qualità della vita delle persone nel contesto urbano. Si deve inoltre aggiungere una situazione a carattere nazionale che iniziamo a soffrire, e molto, anche noi nelle Marche: una sorta di aggressione da parte di speculatori, investitori, imprese più o meno serie. E quindi si è nel pieno di una caccia ai siti dove poter edificare, dal capannone al centro commerciale, fino ad espansioni residenziali che non hanno ne capo ne coda. Di fatto il PRG diventa un po' un elastico, perché poi è possibile derogare anche con le varianti o con gli accordi di programma, due strumenti efficacissimi per andare a stravolgere quella che era la pianificazione a monte, quando viene redatto lo stesso PRG. All'inizio questo viene fatto in una certa maniera, che deve risultare conforme al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Il PTC ha una visione strategica di tutti i piani regolatori e fornisce anche degli indirizzi con una visione sovracomunale o intercomunale, insomma, su area vasta. E la conformità al PTC deve essere una condizione inderogabile. Ma, come detto, piccole varianti o accordi di programma possono bypassare quelle che sono le strategie a lunga portata del PTC. Un pessimo PRG o una serie di scoordinate varianti non compromettono soltanto il tessuto urbano o il consumo di suolo, ma anche la qualità della vita delle persone. Va da sè che se si crea un nuovo quartiere che non ha le strade idonee, così come anche le fogne o i marciapiedi, e cosi via, si va a determinare nel tempo un carico urbanistico insostenibile che ricade nelle tasche dei cittadini. Questa è la cosa più difficile da far comprendere alle persone. La nostra cultura, per molti ancora legata al mito del terreno edificabile del periodo della ricostruzione o della speculazione edilizia degli anni ’60 e ’70, ci mette nella condizione di vedere come l'espansione edilizia, l'edificazione o comunque ciò che è riferibile a questo comparto, sia un’attività economica trainante che porta benessere o Pil. Invece, un’analisi fatta da buoni economisti, ci dice che questa visione va esattamente nella direzione opposta allo sviluppo sostenibile ed alla reale soluzione dell’attuale condizione economica.".

C'è poi la questione del Piano Paesistico Ambientale Regionale.
"La legge 34 ha delegato ai Comuni non solo la gestione del territorio, ma anche quella che è la tutela del paesaggio proprio attraverso il P.P.A.R. Il Piano Paesistico Ambientale Regionale aveva dei vincoli provvisori e poi i comuni, adeguando i P.R.G. al P.P.A.R. hanno stabilito quali potevano essere da accogliere e quali no, stravolgendo di fatto il Piano stesso. E' una legge caduta un po' dall'alto che sostanzialmente diceva: questi sono i vincoli di tutela provvisori, adesso tu Comune adegui il tuo piano regolatore generale, determinando di fatto quali vincoli mantenere e quali vuoi eliminare. Molti Comuni hanno dovuto redigere il PRG in conformità al PPAR, ma sono andati a stravolgerlo. Pochi virtuosi sono riusciti a fare proprie le indicazioni, creando anche dei siti d'interesse ambientale/paesaggistico e quant'altro. Tantissimi altri Comuni ne hanno fatto scempio. Non è un caso che molti cittadini si sono opposti a questi scempi, costituendo vari comitati che troviamo ormai in tanti luoghi della nostra regione, così come non è un caso che si è avuto un incremento degli esposti e ricorsi, compresi gli interventi della Soprintendenza.
C'è un altro aspetto: i piccoli Comuni, la prevalenza della regione, sono realtà sotto i 3.000 abitanti. Di fatto hanno spesso un ufficio tecnico composto da un solo tecnico spesso oberato da mille cose da fare e che non ha sensibilità, attenzione, aggiornamenti e competenze in campo per poter trattare una materia così complessa come quella dell'urbanistica. Così anche la competenza squisitamente tecnica e culturale necessaria per un governo lungimirante dell’urbanistica comunale viene di fatto delegata a consiglieri e assessori che, spesso privi di tale competenza tecnica, fanno il tira e molla in funzione prevalentemente di quelle che sono le situazioni elettorali."
L'onda della crisi economica sta alimentando un'autentica dismissione di capannoni e stabilimenti nel nostro territorio. Al contempo, si continuano ad "elargire" a privati nuove aree attraverso modifiche ad hoc del PRG. Infine, ogni Comune pretende la sua piccola area industriale. Insomma, troppe situazioni contraddittorie che continuano a sommarsi.
"E' proprio così: è una grande contraddizione. Faccio un esempio: alla Girola un industriale ha chiesto la trasformazione di 5 ettari di terreno agricolo per realizzare poi un'area di produzione. Parliamo di un'industria congrua, compatibile a quella che è l'attività principale del territorio: il calzaturiero. Sta di fatto che questo nuovo insediamento andrà a trasformare suolo agricolo irriguo in capannoni e parcheggi, quando poi nella stessa zona, poco distante esiste già un’'area Pip. Con capannoni vuoti… Questo è accaduto perché nella pianificazione avvenuta a monte del PRG c’è stata una mancanza di valutazione strategica e di pianificazione a lunga gittata. Su 5 ettari c'è la possibilità edificatoria di volumi enormi, superiore ai 25.000 metri cubi. Magari a fianco ci possono essere 2 o 3 capannoni, di fatto in affitto o in vendita perché inutilizzati, che insieme possono raggiungere la stessa volumetria. Ma la collocazione di queste strutture può non soddisfare le necessità dell'imprenditore. Allora cosa è successo? Che l'imprenditore è andato a chiedere una variante al PRG, oggi esposta al pubblico all'albo pretorio per le osservazioni, ma che ha già superato lo screening della valutazione ambientale strategica. Questo fa capire come andiamo a modificare in maniera repentina e irreversibile il territorio. Naturalmente faccio valutazioni a carattere generale, non entro nello specifico di chi lo fa o di chi non lo fa. Va detto che è tutto conforme alle norme, perché non abbiamo nelle nostre leggi del governo del territorio dei principi fondanti che salvaguardino queste situazioni. Se li avessimo, ed è quello che stiamo cercando di fare insieme a tutte le associazioni che hanno aderito al coordinamento regionale, allora forse avremmo risolto la metà di questi problemi che penalizzeranno il futuro del nostro territorio e le risorse disponibili."
Restiamo sulle associazioni ambientaliste. La vostra presenza e l'influenza è molto cresciuta in ambito regionale.
"E' cresciuta una certa attenzione, un certo ascolto, soprattutto perché abbiamo potuto toccare con mano il lavoro della Provincia di Ascoli Piceno, che sotto questo aspetto sta facendo da caposcuola. Hanno fatto un PTC molto ben studiato, progettato e congruo con quelle che sono le nostre peculiarità. Hanno individuato gli esempi virtuosi, che purtroppo tanti cercano di aggirare o stravolgere, ma che nascono con intenti positivi che noi auspichiamo, tanto è vero che tutta la regione sta guardando con favore a questo tipo di PTC perché è quello più percorribile, più sostenibile, pur avendo ovviamente qualche miglioramento che si potrebbe apportare. Le altre province si stanno ispirando a questo piano: parlo di urbanisti, architetti, associazioni che hanno a cuore una coerenza con quello che è il rispetto delle risorse. Perché sbagliare urbanistica significa non rispettare le nostre risorse di base: energia, qualità della vita, economia, patrimonio e paesaggio. E sono risorse che non possiamo giocarci. Un occhio di attenzione al nostro PTC è riscontrabile anche da parte di numerose province di altre regioni italiane. All'interno del Piano troviamo dei disciplinari d'area, come il Piano Direttore Valdaso, che vanno a dare degli indirizzi molto precisi in aree con una vocazione. Non si va a stravolgerle, anzi si valorizzano e si potenziano perché possono determinare realmente delle economie trainanti e andare a migliorare e consolidare quanto già svolto. Il Piano Direttore Valdaso è già di per se un grande piano regolatore e comprende una zona geografica ben delimitata, con dentro 27 Comuni.
La sfida per le amministrazioni che hanno aderito è quella di essere capaci di interagire tra loro, mettere da parte il campanilismo e ragionare su un'area vasta che li accomuna e li mette nella condizione di sviluppare il marchio d'area, i dop, i doc, persino il brand dell'artigianato. E l'integrità del paesaggio e della propria cultura forniscono, come immagine, un valore aggiunto al territorio e a tutto ciò che da esso proviene. Eliminare il campanilismo permetterebbe di scongiurare il problema di singole aree produttive, cosa che sta accadendo proprio nella Valdaso, dove ognuno sta facendo la sua parte in negativo. Manca soltanto una superstrada sopraelevata per fare la replica della Valle del Tronto! Abbiamo degli esempi davanti e non è difficoltoso pensare che questo comunque non ci porta niente di buono, non ci da quel valore aggiunto. Nell'immediato qualcuno può vedersi trasformare il proprio terreno in edificabile, ma alla lunga cosa cambierebbe rispetto ad aree compromesse, come la Valle del Tronto o la Valtesino?Non sembra che la loro economia sia più solida di altre!
Siamo nella condizione di poter usare la testa e dire 'fermi tutti, forse non è questo lo sviluppo vero’ o quello che possa scongiurare l'abbandono dei nostri paesi a beneficio di una costa sempre più congestionata:"
Proviamo a fare altri esempi. Quali sono le situazioni più preoccupanti nel Fermano?
"Per rimanere nell'ambito della città di Fermo e dintorni, abbiamo uno sviluppo urbanistico determinato dalle zone B, che sono poi tutte varianti al PRG. Questa modalità di sviluppo va contro ogni principio di buona programmazione urbanistica perché le zone B in realtà non dovrebbero quasi più esistere. Dovevano essere il completamento di situazioni già di per sé molto urbanizzate, caratterizzate da buone infrastrutture, fogne, scuole, etc. In quel caso si andava a fare una sorta di riassetto edificatorio, dove si dava l'opportunità di completare, individuando aree compatibili. Oggi è invece diventato uno strumento pianificatorio. E un'intera città come Fermo si ritrova articolata in una miriade di zone B, che si vanno a sviluppare su superfici enormi che nulla hanno di urbanizzato. Partono già, ancora prima di essere fatte, come delle invivibili periferie. Ed è un problema che si tocca con mano: a Fermo con questo processo si potrebbe arrivare a centinaia di migliaia di metri cubi di edificazione. Altri esempi? Basta andare nei piccoli comuni. Prendiamo Lapedona: siamo di fronte ad una incongruità della pianificazione. Nel 2003-2004 è stato fatto un PRG che fino a questo momento non è riuscito ad assolvere il 70% delle previsioni di quel PRG perché la pianificazione probabilmente non andava a soddisfare le reali necessità, e dopo pochissimo tempo viene presentata una variante così sostanziale da andare ad incrementare in una maniera ingiustificata quelli che sono i nuovi insediamenti abitativi. Parliamo di insediamenti di centinaia di persone, su un paese di 1.000 abitanti… E soprattutto una variante priva di ogni attenzione per quanto riguarda le peculiarità del territorio, che andava a interessare zone paesaggistiche di rilievo, crinali, versanti, zone agricole fertili. Gli strumenti di oggi, così come è interpretata la legge, metterebbero comunque le amministrazioni nella posizione di poter fare tante piccole varianti per arrivare a quell'obiettivo. Nel caso di Lapedona, per giustificare le scelte di quella variante era stato prospettato di creare 9 zone turistico ricettive, vale a dire 9 villaggi turistici per circa 70.000 metri cubi. Proviamo a pensare che razza di turismo poteva crearsi sulle colline di Lapedona. Non sarebbe bastato neanche l'acquedotto per rifornire a sufficienza i turisti, per non parlare delle strade, delle fogne, dell’assorbimento di energia, etc.
E’ opinione comune e condivisibile che questi esempi di pianificazione rasentano la fantascienza, non a caso a regolare questi eventi è intervenuto più volte il PTC provinciale ."

“Mi piacerebbe poter fornire alcuni cenni sulla pianificazione territoriale che potrà avvenire nella nuova provincia di Fermo.
Presto avremo un Ufficio Urbanistica provinciale che dovrà redigere il proprio PTC che andrà a disciplinare, regolare ed armonizzare gli interventi urbanistici dei Comuni della nuova provincia. Auspichiamo che tale strumento possa percorrere quanto è stato fatto nella provincia di Ascoli Piceno, attraverso un studio di piano condiviso che ha saputo accogliere istanze ed osservazioni, ma che è rimasto coerente con una visione del territorio come bene comune.
La pianificazione urbanistica infatti non può essere determinata dagli interessi di pochi o dalle istanze di quanti vorrebbero investire, edificare o speculare, ma deve avvenire attraverso una partecipazione consapevole e democratica dei cittadini . Le Amministrazioni nella loro opera di buona politica di previsione e programmazione non debbono sottostare alle pressioni, la delicatissima politica di pianificazione del territorio deve poter essere libera da tutti quei condizionamenti dettati il più delle volte da chi ha immediati o effimeri interessi economici. E’ necessario avere prospettive di lungo respiro, capacità di una visione ampia, congruità e coerenza con quelle che sono le risorse a disposizione e le reali necessità.
Il territorio, il paesaggio, l’agricoltura, sono risorse esauribili!
Il paesaggio marchigiano, questo grande Bene attraverso cui transita la percezione della qualità della nostra vita, l’ambiente, la cultura, le tradizioni, il futuro, di cui possiamo dire di avere ancora la fortuna di poter disporre, deve essere quindi salvaguardato e dove necessario qualificato o valorizzato con idonei interventi che pongono al centro l’equità sociale ed il benessere delle persone. Ma bisogna avere il coraggio anche di esprimere una rigorosa tutela, con orgoglio ed intelligenza, perché patrimonio di tutti, perché l’abbiamo ereditato dai padri, ma soprattutto perché lo abbiamo ricevuto in prestito dalle generazioni che verranno”.


Gianni Conte
Presidente del Circolo Legambiente Fermo – Valdaso
Membro del “Coordinamento Salviamo il Paesaggio delle Marche”, componente del tavolo tecnico.