venerdì 17 agosto 2012

SALVATORE SETTIS A MORESCO APRE LA CAMPAGNA per la legge regionale di iniziativa popolare sul governo del territorio delle Marche



Martedì 21 agosto alle ore 17,30  Salvatore Settis sarà nella  piazza di  Moresco (FM), uno dei borghi più belli d’Italia,  per un incontro/dibattito  con  il  forum dei movimenti  “ Per la terra ed il Paesaggio delle Marche”, di cui fanno parte ad oggi 85 associazioni distribuite sull’intero territorio marchigiano, e con tutti i cittadini interessati alla qualità dei luoghi e della vita di chi li abita.

Parteciperanno al dibattito anche il pittore Tullio Pericoli, le imprenditrici Simonetta Varnelli e Paola Cocci Grifoni, insieme a molti altri.

L’incontro apre ufficialmente la campagna di informazione sulla legge regionale di iniziativa popolare per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile ed il governo partecipato del territorio delle Marche. Una legge che intende mettere fine alla lunga stagione della dissipazione speculativa dei nostri beni comuni, quella che ha fatto crescere negli ultimi decenni la superficie cementificata del 274% a fronte di  una popolazione residente aumentata del solo 15%, che nel 38% dei Comuni ha costruito interi quartieri  in zone ad alto rischio ambientale, che ha fatto delle Marche una delle  regioni d’Italia con la più alta percentuale di pannelli fotovoltaici installati a terra anche in zone ad economia rurale di qualità e ad alto valore paesaggistico, che sta facendo delle Marche un nodo della speculazione nazionale ed internazionale  per l’ acquisizione e  lo stoccaggio del gas, per la produzione di energia da combustione (rigassificatori e biomasse) e per la  sua distribuzione attraverso megaimpianti quali l’elettrodotto Terna da 380.000 Volt.

Di contro, la  legge che il Forum  ha depositato a giugno presso i competenti uffici regionali e che  ha già superato l’esame di ammissibilità, intende il territorio, l’ambiente ed il paesaggio come beni  appartenenti all’intera collettività regionale, a cui associare valore sociale e culturale (e non solo economico), restituisce  ai cittadini  il diritto di deciderne l’uso in processi pubblici e partecipati e, fra l’altro,  punta all’azzeramento del consumo di suolo e alla diffusione di pratiche di recupero, riqualificazione e riuso del già edificato.

 L’incontro/dibattito è accompagnato e seguito dalla degustazione  di  prodotti tipici dell’agricoltura locale quali la rinomata pèsca della Valdaso e gli eccellenti vini. Sarà possibile cenare a prezzo convenzionato e immergersi in un viaggio musicale tra le canzoni di Fabrizio De Andrè, Leo Ferrè e Chico Buarque de Hollanda con LUCIO MATRICARDI (piano e voce), ANTONIO FELICIOLI (fiati), FRANCESCO RICCI (chitarre).

martedì 10 gennaio 2012

Ue, soldi ai contadini che salvano il paesaggio

da LaRerpubblica -09 gennaio 2012 — pagina 22 sezione: CRONACA


ROMA - L' Europa agricola gira pagina. Più soldi andranno a chi proteggerà il paesaggio rurale. A chi curerà i terrazzamenti, le siepi, gli stagni, i fossi, i filari di alberi. A chi, invece delle immense estensioni di solo grano o di solo mais, preferirà differenziare le colture e quindi la biodiversità. A chi farà dell' agricoltura un fronte per frenare i cambiamenti climatici. La svolta era nell' aria. Ora è nero su bianco nella bozza della nuova Pac (la Politica agricola comunitaria) messa a punto dalla Commissione europea e valida dal 2014 al 2020. Adesso comincia un faticoso lavorìo perché i singoli paesi proporranno aggiustamenti. La traccia resta però questa ed è chiara la prescrizione a praticare un' agricoltura che recupera metodi tradizionali a scapito di un' agricoltura industriale. «Stavolta, invece di una vaga esortazione, L' Europa investe fondi nella tutela del paesaggio, favorendo chi limita le emissioni di carbonio e i concimi chimici e contrastando un' agricoltura divoratrice di energia», spiega Mauro Agnoletti, professore alla Facoltà di Agraria di Firenze, fra i promotori di questa inversione di tendenza. La Pac destina in sette anni 400 miliardi di euro all' agricoltura comunitaria. 1 miliardo e 200 milioni ogni anno sono indirizzati a interventi agro-ambientali, il cosiddetto greening. Uno dei punti di svolta è l' incentivo a chi diversifica le colture. L' articolo 30 stabilisce che per accedere ai finanziamenti, ogni agricoltore che possiede oltre 3 ettari di superficie deve praticare almeno 3 diverse coltivazioni: chi possiede 100 ettari può seminarne a granturco, per esempio, non più del 70 per cento, il 15 deve destinarlo a pomodori o melanzane, il restante 15 a legumi o ad alberi da frutta. «L' Europa finanzia chi salvaguarda un mosaico paesaggistico complesso, che è una delle caratteristiche più apprezzate del paesaggio rurale italiano e che però nel nostro paese si è andata perdendo, si è semplificata e banalizzata, non solo a causa dell' espansione edilizia, ma anche per l' abbandono dei terreni, circa 130 mila ettari l' anno, e per l' incedere dei boschi, che aumentano di 80 mila ettari l' anno», aggiunge Agnoletti. L' Europa indica un' altra strada. Almeno il 7 per cento di ogni proprietà (recita l' articolo 32) deve essere costituito da "aree di interesse ecologico", che possono avere al loro interno terreni a riposo, terrazzamenti e altri "elementi caratteristici del paesaggio", che poi andranno definiti territorio per territorio, ma di cui la Commissione stila una prima lista: terrazzamenti, siepi, alberi in filare... «L' Italia dovrebbe includere altri elementi, come colture promiscue, viticoltura, olivicolturae frutticultura tradizionale», insiste Agnoletti. E poi vanno conservati i prati permanenti e le superfici per il pascolo, che in Italia sono diminuiti da 6 milioni (1861) a 3 milioni di ettari odierni. «È molto significativa l' attenzione ai terrazzamenti, che hanno caratterizzato per secoli il paesaggio italiano, dalla Valtellina alla Toscana alla costiera amalfitana», spiega Agnoletti. Laddove sono stati conservati, hanno anche impedito le frane, come in Liguria: «Per conto del Fai abbiamo condotto un' indagine nelle zone distrutte dall' alluvione di ottobre. Solo in 5 casi su 88 le frane hanno interessato terrazzamenti. Nel 95 per cento hanno investito terrazzi abbandonati e invasi da vegetazione arboreao arbustiva». - FRANCESCO ERBANI

L'ENERGIA CHE MANGIA LE CAMPAGNE

L' energia che mangia le campagne  di Carlo Petrini


28 luglio 2011 — pagina 33-34-35 da LaRepubblica

Agricoltura industriale. Riflettiamo sull' ossimoro. In suo nome, l' uomo ha pensato di poter produrre il cibo senza contadini, finendo con l' estrometterli dalle campagne. Oggi siamo addirittura arrivati all' idea che possano esserci campi coltivati senza produrre alimenti: agricoltura senza cibo. Agricoltura che, se si basa soltanto sul profitto e sulle speculazioni, riesce a rendere cattivo tutto ciò che può essere buono: il cibo, i terreni fertili (che sono sempre meno), ma anche l' energia pulita e rinnovabile. Come il fotovoltaico, come il biogas. S' è già parlato di come l' energia fotovoltaica possa diventare una macchina mangia-terreni e mangia-cibo. Se i pannelli fotovoltaici sono posati direttamente a terra e per grandi estensioni essi tolgono spazi alla produzione alimentaree desertificano i suoli fino a renderli inservibili. Allora bisogna dirlo chiaro: sì al fotovoltaico, ma sui tetti, nelle cave dismesse, lungo le strade. No a quello sul terreno libero. Adesso poi è il momento delle centrali a biogas che sfruttano le biomasse, valea dire liquami zootecnici, sfalci e altri vegetali. Questi materiali si mettono in un digestore, qui si genera gas che serve a produrre energia elettrica e ciò che avanza - il "digestato" adeguatamente trattato poi può essere utilizzato come ammendante per i terreni. Questi impianti sarebbero ideali per smaltire liquami (problema annoso di chi fa allevamento) e altri rifiuti biologici, integrando il reddito con una produzione di energia che può essere utilizzata in azienda o venduta. Se sono piccoli o ben calibrati rispetto al sistema chiuso dell' azienda agricola funzionano e sono una benedizione - esattamente come può fare il fotovoltaico sul tetto di un capannone o di una stalla. Ma se c' è di mezzo il business, se si fanno sotto gli investitori che fiutano affari e a cui non importa che l' agricoltura produca cibo e che lo faccia bene, allora il biogas può diventare una maledizione. Sta già succedendo in molte zone della Pianura Padana, soprattutto laddove ci sono forti concentrazioni di allevamenti intensivi. È una cosa che stanno denunciando alcune associazioni ambientaliste a livello localee per esempio da Slow Food Cremona mi segnalano che nella loro provincia ormai la situazione è sfuggita al controllo. Tant' è vero che hanno chiesto alla Provincia una moratoria sull' installazione e autorizzazione di nuove centrali a biogas. Che succede? Molti agricoltori, stremati dalla crisi generalizzata del settore, si trasformano in produttori di energia, smettendo di fare cibo. In pratica, si limitano a coltivare mais in maniera intensiva per farlo "digerire" dagli impianti a biogas. C' è anche chi lo fa solo in parte, ma sta di fatto che tutto quel mais non sarà mangiato dagli animali e quindi indirettamente neanche dagli umani. Gli investitori li aiutano, a volte li sfruttano. Esistono soccide in cui gli agricoltori sono pagati da chi ha costruito l' impianto per coltivare mais: sono diventati degli operai del settore energia, altro che contadini. Tutto è cominciato nel 2008 con la finanziaria che prevedeva un nuovo certificato verde "agricolo" per la produzione di energia elettrica con impianti di biogas alimentati da biomasse. Impianti "piccoli", di potenza elettrica non superiore a 1 Megawatt. Ma 1 Mw è tanto: ciò ha incentivato il business, perché a chi produce viene riconosciuta una tariffa di 28 cent/kWh, circa tre volte quanto si paga per l' energia prodotta "normalmente". Ecco allora che il sistema degli incentivi, cui si uniscono quelli europei per la produzione di mais, ha fatto sì che convenga costruire impianti grandie costosi (anche4 milioni di Euro), che possono essere ammortizzati in pochi anni. Soltanto nel cremonese nel 2007 c' erano 5 impianti autorizzati, oggi sono 130.E lì oggi si stima che il 25% delle terre coltivate sia a mais per biogas. In tutta la Lombardia si prevede che entro il 2013 dovrebbero esserci 500 impianti. Ci sarebbe da riflettere su quante volte un cittadino che versa anche le tasse arrivi a pagare quest' energia "pulita", ma l' emergenza è di altro tipo: così si minacciano l' ambiente e l' agricoltura stessa. Primo e lapalissiano: si smette di produrre cibo per produrre energia. Secondo: la monocoltura intensiva del mais è deleteria per i terreni perché deve fare largo uso di concimi chimici e consuma tantissima acqua, prelevata da falde acquifere sempre più povere e inquinate. Senza rotazioni sui terreni si compromette la loro fertilità e si favorisce la diffusione di parassiti come la diabrotica, da eliminare con un' ulteriore aggiunta di antiparassitari. (segue dalla copertina) Se il mais non è per uso alimentare, poi, sarà più facile mettere due dosi di tutto invece di una, senza farsi tanti scrupoli. Terzo: chi produce energia coltivando mais può permettersi di pagare affitti dei terreni molto più alti, anche fino a 1500 euro per ettaro, il che crea una concorrenza sleale nei confronti di chi invece ne ha bisogno per l' allevamento. È lo stesso fenomeno che si è creato con i parchi fotovoltaici, dunque sta piovendo sul bagnato. A chi alleva servono terreni soprattutto per rientrare nella "direttiva nitrati", che dovrebbe regolare lo smaltimento dei liquami in maniera sostenibile. Chiedete ai contadini e agli allevatori: i terreni non sono mai stati così costosi come oggi, e per un' azienda che già subisce i danni di un mercato drogato da speculazioni e imposizioni di prezzi bassi da parte del sistema distributivo può voler dire soltanto una cosa, la chiusura. Ma andiamo avanti. Quarto: gli impianti stessi, quelli da1 Mw, sono grandi strutture e per costruirle si consuma terreno agricolo sacrificandolo per sempre. Quinto: ci sono già le prime voci sulla nascita di un mercato nero di rifiuti biologici, come gli scarti dei macelli, venduti illegalmente per fare biogas. Non andrebbero mai utilizzati come biomasse, perché ciò che avanza dalla "digestione" poi viene sparso per i campi come ammendantee in questi casi oltre a inquinare potrebbe anche diffondere malattie. Il problema è la scala. Diciamo chiaramente che in sé il biogas da biomasse non avrebbe nessun difetto. Ma se è realizzato a fini speculativi ed è sovradimensionato, se fa produrre mais al solo scopo di metterlo nell' impianto, se fa alzare i prezzi del terreno, lo consuma e lo inquina, allora bisogna dire no, forte e chiaro. Da questo punto di vista sarà bene che le amministrazioni (comunali per impianti piccoli, provinciali per quelli più grandi) comincino a valutare i fini reali degli impianti prima di concedere autorizzazioni, e sicuramente questi problemi andranno affrontati e debellati con la nuova PAC, la politica agricola comune, che si è iniziata a discutere a Bruxelles. Da un punto di vista umano capisco gli agricoltori che hanno intravisto con il biogas un modo per risalire la china di un' agricoltura industriale sempre più in crisi. Ma sono sicuro che ci sono altri modi di fare agricoltura, più puliti, diversificati, che puntano alla vera qualità. Questa agricoltura può essere molto remunerativa e dare futuro ai giovani, mentre è soprattutto quella di stampo industriale che sta collassando. Inoltre, primao poi gli incentivi finiranno. Il biogas con grandi impianti è una pezza sporca che alcuni stanno mettendo alla nostra agricoltura malata, ottenendo l' effetto di darle così il colpo di grazia. Sarà molto difficile tornare indietro: i terreni fertili non si recuperano, le falde s' inquinano, la salubrità sparisce, chi fa buona agricoltura è costretto a smettere a causa di una concorrenza spietata e insostenibile. Agricoltura industriale, che ossimoro. - CARLO PETRINI

giovedì 20 ottobre 2011

CASO MEZZINA: tanti assenti illustri all'incontro coi cittadini

Da http://www.picenooggi.it/, 18 ottobre 2011
Molte le sedie vuote, venerdì sera, alla riunione indetta dal Comitato permanente di Cabbiano e Valentino: Celani, l’assessore Allevi, il sindaco di Appignano Agostini e di Offida Lucciarini (febbricitante). Il presidenteLuana Lappa: ”L’invito è stato esteso a tutti, tecnici e Politici interessati”

CASTEL DI LAMA – L’aria è tesa. E lo si capisce subito quando nella Sala Consiliare del Comune di Castel di Lama cominciano a fare il loro ingresso l’ingegnere Paolo Tartaglini, responsabile unico del Progetto Mezzina. Patrizia Rossini, sindaco di Castel di Lama e Simone Corradetti, Capogruppo del Pdl di Offida. Ma la coltre di tensione si infittisce quando chi, pur essendo stato invitato, quella soglia non la varca e non la varcherà mai, eludendo l’invito del Comitato Permanente delle Contrade Cabbiano e Valentino, in forza del suo presidente, la dottoressa Luana Lappa.


Tra i grandi assenti, dunque, alla riunione di venerdì sera alle 21 spicca il nome di Piero Celani Presidente della Provincia, l’ingegnere e direttore dei lavori Giuseppina Curti, l’assessore alle Infrastrutture per la Mobilità Pasquale Allevi, il sindaco di Offida Valerio Lucciarini (a letto con la febbre), il sindaco di Appignano Nazzarena Agostini, ed elementi di spicco della Guardia forestale. E una di quelle sedie rimaste vuote viene occupata – a pieno titolo – dal Presidente del Comitato San Lazzaro Giovanni Stracci.

“Qui la politica non c’entra nulla – Tartaglini apre l’incontro con la comunità civile presente, dopo una rassegna fotografica dello stato della strada provinciale Mezzina introdotto dalla dottoressa Lappa – tutto è passato in mano ai tecnici che stanno lavorando per la comunità. Stiamo ultimando il primo lotto e faremo di tutto per terminarlo entro l’8 dicembre”. L’ingegnere continua spiegando le problematiche tecniche incontrate durante l’esecuzione, e snocciola cifre relative ai lavori per il terzo stralcio (10 milioni di euro). Ma quando comincia ad affrontare argomenti che riguardano la messa in sicurezza di tutto il contesto, l’impeto della platea rompe gli argini e sfocia in un coro unanime di sdegno misto a rassegnazione: “Siamo esasperati”.

Le rivendicazioni dei cittadini presenti - tra i quali una nutrita delegazione in rappresentanza delle Contrade Palazzi di Appignano e di Offida – sono chiare: la futura messa in sicurezza dell’arteria interessata, di quelle alternative che sono a rischio congestione ed incidenti, soprattutto nel periodo invernale. Chi risarcirà le attività che hanno subìto il colpo a causa di questa opera – che tra l’altro rischia addirittura di entrare nel registro nero delle tante opere incompiute d’Italia a causa, secondo l’ingegnere, della contingenza economica regionale e nazionale. Dichiarazione dello stesso Responsabile del progetto che lascia tutti in preda al panico – e tempi di chiusura per il terzo lotto. E su quest’ultimo quesito Tartaglini risponde: “Stiamo facendo il possibile, ma prima di un anno non credo si possa terminare questi lavori”.

Sull’esecuzione dei lavori Giovanni Stracci mette in evidenza il mancato rispetto delle norme sottolineando, inoltre, l’enorme carico di responsabilità dell’ Amministrazione Provinciale e non certo dei tecnici che fanno il loro lavoro. Stracci fa riferimento alle molte lettere di protesta inviate, circa gli innumerevoli disagi arrecati ai cittadini soprattutto in relazione ad una segnaletica apposta totalmente inadeguata. E conclude: “Se si chiude il tratto di Contrada San Lazzaro stavolta succede il finimondo”.

Dopo gli innumerevoli interventi degli “indignati della Mezzina”, che rivendicano diritti e non solo doveri, la riunione volge al termine, ed in conclusione Patrizia Rossini congeda tutti fissando a breve un nuovo incontro con Tecnici e Politici direttamente impegnati nei lavori. In programma un nuovo incontro sul Progetto esecutivo del terzo stralcio dopo la Conferenza dei Servizi e la messa in sicurezza delle strade alternative, ove circolano giornalmente più di quattro mila veicoli. Con l’auspicio dei cittadini presenti di ottenere maggiore attenzione da parte di chi venerdì sera non ha risposto alle domande della Comunità. Perché non c’era.

mercoledì 19 ottobre 2011

SALVIAMO MORESCO! Lettera di Vittorio Emiliani

Lettera Aperta del Comitato per la Bellezza



Un nuovo caso-Monticchiello di Pienza?


Salviamo uno dei borghi più belli d’Italia : Moresco

Il Comitato per la Bellezza vuole unirsi ai numerosi cittadini, associazioni e comitati che,
nel paese di Moresco e in tutta la provincia di Fermo, in questo periodo stanno manifestando la
propria contrarietà alla realizzazione della Variante al P.R.G. dello splendido borgo marchigiano.
La variante prevede 15 nuove unità abitative, cioè villlette a schiera di 50 mq più relativi
garage, in parte ricoperte da erba, e tre palazzine di due piani nel cuore di una bellissima zona verde
a ridosso delle mura del castello di Moresco, che viene a ragione considerato uno dei borghi più
belli d’Italia, con la sua pregevolissima piazzetta e la famosa torre eptagonale, ed è giustamente
presente in tutte le guide e libri di promozione turistica e culturale della regione.
Il Comitato ritiene che questa introduzione di cemento e asfalto davanti alle mura medievali,
in mezzo al verde ancora intatto e per di più in prossimità di una antica chiesetta rurale, costituisca
uno scempio da evitare assolutamente, in special modo in considerazione del fatto che a Moresco vi
sono ancora circa 40 alloggi liberi e un palazzo vuoto dentro il centro storico e una intera
lottizzazione di 24 appartamenti fuori dal centro, rimasta anch’essa vuota perché invenduta da dieci
anni. Tutto ciò a fronte di una popolazione che ormai è stabile, da tempo, intorno ai 600 abitanti.
Insomma un altro caso-Monticchiello (Pienza) che tanto scalpore suscitò cinque anni fa.
Nel nostro paese la costruzione di alloggi negli ultimi decenni ha visto un incremento
spaventoso ed irrazionale, non altrimenti spiegabile se non con la mera speculazione incentivata da
un mercato inquinato e distorto: negli ultimi 60 anni sono state costruite abitazioni per 100 milioni
di stanze in più, pari al + 247 %, per una popolazione aumentata solo del 23%; si è avuto quindi un
aumento di cemento 10 volte superiore. Anche togliendo un 25 % di seconde e terze case, il surplus
è evidente: a Milano ci sono 90.000 alloggi vuoti e a Roma 185.000.
Nella sola Regione Marche il suolo libero è diminuito di migliaia di ettari in quindici anni,
cioè la Regione ha perduto (bisognerebbe dire perduto per sempre, in quanto il cemento e l’asfalto
sono danni ambientali irreversibili) una quota importante di superficie ancora agricola, a bosco, a
pascolo, comunque non urbanizzata. E fra l’altro la proposta di legge in discussione in questo
periodo in Regione “Norme in Materia di Riqualificazione Urbana Sostenibile e Assetto
Idrogeologico”, non aiuta certo a contrastare questo dissennato percorso, anzi per certi aspetti lo
incrementa.
Per questi motivi la variante in questione, che va ad integrare un Piano Regolatore molto
recente e tutt’altro che esaurito, rappresenta una scelta assolutamente perniciosa e da evitare, oltre
che una evidente anomalia per il fatto di essere promossa dal Comune, cioè proprio dall’Ente locale
che dovrebbe difendere il suo ambiente invece di rovinarlo in questa maniera.
È necessario quindi cambiare strada se non vogliamo che Moresco si allontani da quella
preziosa identità di borgo rurale fatta di antica tradizione, di dolce qualità della vita e di rispetto
dell’ambiente circostante che ne fanno uno dei gioielli non solo delle Marche, ma di tutta l’Italia.
Il Comitato per la Bellezza chiede quindi al Soprintendente ai Beni Ambientali ed
Architettonici della Regione Marche di porre in essere tutti gli strumenti di vincolo e di
salvaguardia che le leggi consentono, per tutelare quell’angolo di paesaggio così tipico del centro
Italia e al Presidente della Provincia di Fermo, Fabrizio Cesetti, di esercitare in pieno la sua facoltà
di controllo e di inibizione verso scelte dell’Amministrazione locale che rappresentano una
autentica dissipazione di paesaggio e di beni primari. Occorre insomma bloccare, senza esitazioni,
la variante in oggetto. Un appello: non rovinate anche le Marche interne dopo aver compromesso
quasi totalmente la zona costiera.
Per il Comitato per la Bellezza, VITTORIO EMILIANI

giovedì 13 ottobre 2011

Anche nel Piceno si costituisce il coordinamento provinciale per la salvaguardia del territorio e del paesaggio

Colli del Tonto- 9 ottobre 2011-
A breve inizierà una raccolta firme per presentare una legge regionale sul governo del territorio e del paesaggio delle Marche



n un partecipato incontro tenutosi a Colli del Tronto, si è costituito il Coordinamento provinciale per il Suolo ed il Paesaggio della provincia di Ascoli Piceno. Come nel resto delle Marche, anche nell’Ascolano associazioni, comitati, movimenti si mettono in campo, insieme ad oltre settanta associazioni marchigiane, per spingere dal basso le istituzioni, in particolare la Regione, a cambiare le politiche di gestione del territorio e ad aprire una nuova stagione capace di guardare al futuro. Dalla crisi infatti non si esce con la cementificazione speculativa che, come ci dicono gli economisti e dimostra l’esplosione delle bolle immobiliari in America ed in Europa, droga il mercato delle case, riduce la possibilità di acquisto e di vendita di abitazioni (per l’eccesso di offerta che però non intacca il livello dei prezzi), distrugge gli investimenti delle famiglie, pietrifica i capitali, riduce l’attrattività del territorio e taglia le prospettive per le economie legate alla qualità, ai turismi, alle nuove agricolture.

E che dire del dissesto idrogeologico, dei costi sociali ed economici che i marchigiani debbono pagare per i disastri ambientali scatenati da frane ed alluvioni, frutto non dell’aggressività della natura ma di una gestione dissennata del territorio, di fiumi sfruttati e degradati, di strutture e fabbricati industriali costruiti in aree golenali vincolate nel 63% dei Comuni delle Marche, di interi quartieri edificati in zone a rischio esondazioni? Non è più accettabile che le Marche continuino ad essere la terza regione d’Italia per degrado idrogeologico, una delle prime per consumo di suolo con il 12,5% di incremento della superficie edificata fra 2001 e 2008 a fronte di una media nazionale del 7,8%, una delle prime per quantità di pannelli fotovoltaici installati sui suoli agricoli anziché nelle aree industriali e già urbanizzate: e tutto ciò nel mentre si prelevano dalle tasche dei cittadini ingenti quantità di denaro per promuovere la Regione attraverso il suo paesaggio, decantato in televisione, sfregiato e distrutto nella realtà.

Di fronte a questa cinica schizofrenia degli amministratori pubblici i cittadini, gli imprenditori, i tecnici e gli esperti aderenti al Coordinamento per il Suolo e per il Paesaggio di Ascoli Piceno organizzeranno incontri di informazione e dibattito con la popolazione e, in raccordo con il Coordinamento regionale, parteciperanno alla elaborazione ed alla raccolta firme per una Proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul governo del territorio , che consideri il suolo ed il paesaggio fondamentali beni comuni, grandi risorse strategiche per lo sviluppo dei territori, da sottrarre, come l’acqua, alle logiche accaparratrici di pochi e da valorizzare invece nell’interesse generale secondo principi di partecipazione, equità, sussidiarietà, condivisione delle scelte e trasparenza degli atti di governo.

Amici della Bicicletta di Ascoli Piceno Archeoclub d’Italia, sede di CupramarittimaAssociazione I Care di San Benedetto del TrontoErmo Colle di Colli del TrontoItalia Nostra di Ascoli PicenoLegambiente di Ascoli PicenoLegambiente di San Benedetto del TrontoLuoghi Comuni di Ascoli PicenoOfficina San Giacomo di MonteprandoneTavolo piceno acqua bene comuneTutela e Sviluppo del Territorio di CossignanoTutela e Valorizzazione della Valdaso

martedì 1 febbraio 2011

"LA PROVINCIA RICONFERMI LA DELIBERA SUL FOTOVOLTAICO"

Da Picus online, 2 febbraio 2011-

L'Associazione Agricoltura Oggi scrive alla Provincia e alla Regione

Fotovoltaico, ribadire quanto deliberato dalla Provincia di Ascoli
Auspichiamo che la Provincia non infligga un'ulteriore ferita ad un territorio

Ascoli - In merito al dibattito sull'annosa quanto temibile questione della delibera sul fotovoltaico presso la Provincia di Ascoli Piceno la nostra associazione invita a ribadire quanto già approvato in Consiglio a tutela del paesaggio rurale e dell'economia agricola di questo territorio e di quello regionale.


Egregio Presidente della provincia di Ascoli Piceno Celani, egregi Consiglieri e per conoscenza egregi Presidente Spacca e consiglieri regionali, in qualità di libera associazione di imprenditori agricoli e agrituristici del territorio piceno e fermano, in vista della prossima seduta provinciale in cui verranno discussi eventuali disconoscimenti della precedente delibera del 16 luglio 2010 in merito alle regole sul fotovoltaico, vi INVITIAMO a ribadire con forza le vostre posizioni che furono convintamente e trasversalmente espresse lo scorso anno per addivenire alla delibera a tutti nota.
Vorremmo sottolineare come tale delibera abbia sin qui posto dei precisi paletti alla proliferazione incontrollata sul territorio di megaimpianti fotovoltaici da parte di società che nulla c'entrano col Piceno (e parimenti col Fermano) o che, cosa ben più grave, perseguono l'esclusiva volontà di "abuso" del territorio per proprio immediato e specifico tornaconto senza ostacolare peraltro in alcuno modo, l'installazione di impianti privati e aziendali ampiamente realizzati nel frattempo sul territorio.

Oggi alcuni esponenti politici locali hanno mostrato senza ormai alcun velo di etico pudore , un incontenibile moto di "esultanza " (beati loro !) largamente pubblicizzato ai quattro venti per il disconoscimento che, a loro dire, avrebbe emesso il TAR nei confronti della delibera provinciale del 16 luglio 2010.

Ricordiamo loro che:
- difficilmente tale sentenza potrà invalidare nella sostanza la precedente delibera provinciale in quanto essa si propone di indicare linee guida generali e siti idonei da precisarsi da parte delle amministrazioni locali con riguardo per zone agricole e paesaggistiche.
- non è in genere possibile per una provincia avere regole più ampie rispetto a quelle regionali ma il contrario, se suffragato da limiti ragionevoli per zone di rispetto e di valenza territoriale, può essere plausibile e convivere con le leggi regionali.

Molte situazioni di protesta locale contro "pannello selvaggio" sono in atto in tutta Italia dove però il dissenso sta portando i politici a regole sempre più rispettose dell'ambiente (vedi regione Toscana in testa ) e non ad una puerile quanto suicida "esultazione" per l'aggressione a mano libera del territorio (sigh!).

Ricordiamo ai nostri ruspanti esponenti politici che in merito al fotovoltaico e altri problemi territoriali è in corso un clamoroso dissenso in tutta la regione , da nord a sud pervasa da appelli, riunioni, leggi di iniziativa popolare per difendere il territorio dallo stupro dissennato ad opera di soggetti economici oscuri e stampelle della politica di bassa lega che fanno il loro esclusivo gioco.

Ricordiamo ai nostri esponenti locali e a tutta la dirigenza politica anconetana che :
-non tollereremo più da ora in poi spot pubblicitari di Dustin Hoffman (ampiamente e abbondantemente rifinanziati con soldi pubblici anche quest'anno) a passeggio per meravigliose colline ritoccate al photoshop, salvo poi mostrare al turista la cruda realtà e scusarci amaramente.
- non tollereremo più pubblicità politiche ingannevoli di paladini della difesa del paesaggio dell'ultima ora quali in primis il nostro presidente Spacca, il quale mise tra i primi punti del suo programma politico la difesa del paesaggio (sigh!)
- non tollereremo più il silenzio della maggior parte delle associazioni locali ampiamente conniventi con il potere politico e quello delle lobbies dell'energia.
-non permetteremo più silenziosamente che comizi politici pre-elettorali vengano fatti presso quartieri generali di lobbies del fotovoltaico industriale , dicendocela lunga sui reali interessi che muovono certi soggetti politici nella difesa del "pannello- ad- ogni- costo- e- in- ogni- dove-meglio- se- non -sul -capannone- industriale"
-non permetteremo più che la difesa di alcuni industrialucoli locali abbia sempre il sopravvento sugli interessi della collettività e di altri operatori economici quali gli addetti al turismo, all'agricoltura, alla enogastronomia, alla viticoltura, ecc. e che si faccia passare il messaggio " non vuoi il fotovoltaico allora sei contro la crescita economica e occupazione"
-non permetteremo oltre che un bene pubblico, indisponibile e non rinnovabile quale il territorio venga usurpato da pochi
-non permetteremo che venga negato l'art.9 della costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione."

PRETENDIAMO, infine che al TERRITORIO e al paesaggio venga riconosciuta una volta per tutte la valenza di BENE ECONOMICO a TUTTI GLI EFFETTI e per tutti i soggetti, indicando con questo un uso non esclusivo e deturpante da parte di alcune persone e società.

Certi che non vorrete tornare indietro sulle vostre posizioni a suo tempo espresse, vi invitiamo a non svendere il nostro territorio per il quale abbiamo cominciato a farci conoscere nel mondo : agricoltura di qualità, produzione vinicola, turismo, welfare diffuso, enogastronomia, paesaggio, parchi, ecc ecc. Non ci risulta che al momento la nostra miglior fama sia dovuta a "colline al pannello".

Pur ribadendo la nostra approvazione all'uso del fotovoltaico su coperture, capannoni, tetti, territorio urbano ed extraurbano degradato , AUSPICHIAMO apertamente che la Provincia non infligga un'ulteriore ferita ad un territorio già ampiamente provato dal cemento, dall'abuso edilizio, dal guadagno economico facile di pochissimi soggetti che nulla hanno dato o stanno dando alla collettività nè alla nostra qualità di vita e promuoveremo azioni concertate ed adeguate presso la provincia e la regione per esigere seri impegni e adempimenti al fine di proteggere il nostro paesaggio .