venerdì 27 marzo 2009

I PAESAGGI PICENI E PERICOLI INCANTANO ANCHE "REPUBBLICA"


Paesaggio Marche – I luoghi visti da Tullio Pericoli” è il titolo dell’ampio speciale che “I viaggi”, l’inserto di “Repubblica”, dedica oggi alla grande mostra antologica sull’artista piceno che si è aperta la scorsa settimana alla Galleria d’arte contemporanea.Otto pagine (a cui si aggiunge la rubrica “Viaggi nel tempo che fa” a cura del meteorologo Luca Mercalli dedicata alle condizioni climatiche nel Piceno) esaltano i “percorsi disegnati” di Pericoli con un testo sostenuto da meravigliose fotografie che esaltano le qualità dei paesaggi piceni e da consigli per trascorrere qualche giorno in questo lembo meridionale delle Marche.Per Rita Tripodi, autrice del pezzo, l’evento dedicato a Pericoli è l’occasione per allargare lo sguardo all’intera opera di valorizzazione del paesaggio piceno che la Provincia di Ascoli Piceno ha inserito sin dal 2004 tra i suoi obiettivi prioritari. Scrive infatti Tripodi: “Quante province italiane possono vantare tanta eleganza? Quante province possono dirsi scampate a guasti, abbandoni, cattedrali nel deserto per scopi elettorali? Poche. … Per il presidente Massimo Rossi e per l’assessore alla cultura e pubblica istruzione Olimpia Gobbi la tutela della bellezza è un bene primario. I due amministratori lavorano per realizzare la “democrazia del bello”. Conservare, migliorare, rilanciare, arricchire: biologico in agricoltura, recupero di padiglioni industriali dismessi. Parchi, energie alternative. Al bene comune ci credono in questa terra con 73 cittadine. Tutte con nuclei storici ben conservati. Anche se contano meno di 5mila abitanti, custodiscono teatri storici, pinacoteche, splendidi musei, come quello della Ceramica ad Ascoli. Chiese romaniche, palazzi rinascimentali… Dopo tanta bellezza, potremmo dimenticare che in questa provincia si lavora tanto. Si lavora con la tenacia del picchio, non a caso simbolo della splendida Ascoli Piceno”.“Il bellissimo servizio ha ovviamente un enorme valore promozionale in sé – dicono il presidente della Provincia Massimo Rossi e l’assessore alla cultura Olimpia Gobbi – ma è particolarmente apprezzabile perché individua esattamente l’obiettivo che la Provincia si era prefissa, quello cioè di promuovere con la mostra di Pericoli le relazioni strette tra il paesaggio reale e il paesaggio raccontato ed interpretato dall’artista nei suoi quadri, con un riscontro profondo e suggestivo tra realtà e immaginazione, fra paesaggio fisico e paesaggio pittorico. Questa relazione - dicono ancora Rossi e Gobbi - permette non soltanto alle popolazioni locali di guardare con più consapevolezza, apprezzandone il valore, il proprio contesto di vita, ma rende il territorio particolarmente affascinante ed attrattivo per chi ancora non lo conosce in quanto l’interpretazione che di esso dà l’artista ne svela tutto il fascino emotivo ed estetico”.

SCEGLIERE IL PROPRIO PAESAGGIO: CONVEGNO ad ASCOLI PICENO il 28 marzo 2009


Per scegliere il proprio paesaggio. Osservatori Dinamici e Partecipati delle Qualità Paesaggistiche" è il titolo del convegno in programma sabato 28 marzoad Ascoli Piceno, presso il Polo Sant'Agostino, con inizio alle ore 9,00.L'incontro si propone di fare una ricognizione delle esperienze di Osservatori del Paesaggio realizzate nel territorio nazionale al fine di socializzarne il percorso, gli strumenti, le metodologie ed i risultati in un quadro di comparazione europeo, di riflessione scientifica e normativa. Un'ulteriore attenzione sarà riservata anche verso quelle esperienze avviate dalle Amministrazioni Locali che affidano alle popolazioni un ruolo attivo nella trasformazione dei propri paesaggi. Al convegno è invitata tutta la cittadinanza ma in particolare le associazioni impegnate sul tema del paesaggio.Questo il programma:ore 9,15 - apertura lavoriore 9,30 - introduzione. Prof. Gambino, Politecnico di Torino Osservatori in reteore 9,50 - Olimpia Gobbi, Assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno Quale Osservatorio per il Paesaggio Piceno?ore 10,10 - sezione I - OSSERVATORI NELLE AREE DI PREGIOore 10,10 - Provincia di Salerno. Assessore Angelo Paladino Le Politiche del Paesaggio nelle aree di pregioore 10,30 - sezione II - OSSERVATORI E STRUMENTI URBANISTICI PROVINCIALIore 10,30 - Provincia di Genova, Arch. Anna Maria Traversaro. Città dello Scrivia: il Paesaggio nei piani comunaliore 10,50 - Provincia di Biella, Assessore Davide Bazzini Una stragegia di sviluppo localeore 11,10 - Provincia di Prato, Arch. Daniele Mazzotta e Arch. Carla Chiodini L'Osservatorio Provinciale permanente sul governo del territorio ed il monitoraggio del Paesaggio. Attività 2005-2009ore 11,30 - sezione III - OSSERVATORI E PARTECIPAZIONEore 11,30 - Provincia di Ferrara, Assessore Giuliana Castellari Mappe di Comunità come strumento di valorizzazione del territorioore 11,50 - Provincia di Novara, Arch. Luigi Iorio e Arch. Tiziana Masuzzo Reti ecologiche e gestione del territorioore 12,10 DIBATTITOore 13,00 PAUSA PRANZOore 14,30 - visita guidata alla mostra di Tullio Pericoli, nell'ambito del Festival SaggiPaesaggi 2009ore 15,30 - Luca Baldin, Segretario Nazionale Icom Italia, Università Cà Foscari di Venezia Museo, territorio, paesaggio: una risorsa per la gestione partecipataore 15,50 - Gehrard Ermischer, Direttore di Civilscape, Rete di organizzazioni non governative per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio Paesaggio e identità: coinvolgere le popolazioniore 16,10 - conclusione dei lavori. Prof. Massimo Sargolini, Università di Camerino. Dibattito e linee di sintesi per nuove esperienze da attuare sui territoriore 17,00 - PRESENTAZIONE DELL'ALLEANZA PER IL PAESAGGIO DELLE UNIVERSITA' MARCHIGIANEUniversità degli Studi di Camerino, Università degli Studi di Macerata, Università Politecnica delle Marche, Università degli Studi "Carlo Bo" di Urbino L'iniziativa è realizzata dalla Provincia grazie al determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno Info: Assessorato alla Cultura Provincia di Ascoli Piceno, tel. 0736.277559-548

venerdì 20 marzo 2009

Il Veneto e il piano inutile: case sufficienti fino al 2022:In cinque anni già dati permessi per 94 milioni di metri cubi

Pubblichiamo dal Corriere della Sera del 20 marzo 2009 questo interessante articolo di Gian Antonio Stella

MILANO - Tirar su l'equivalente d'una palazzina di tre piani alta dieci metri, larga 10 e lunga 1.800 chilometri può davvero rilanciare l'Italia «nel pieno rispetto dell'ambiente», come dice Claudio Scajola? In un paese dove solo lo 0,97% degli abusi «non sanabili» è stato demolito? Auguri. Tanto più che una regione simbolo qual è il Veneto, stando a uno studio universitario, ha già oggi tante abitazioni e cantieri aperti da soddisfare la domanda di case, onda immigratoria compresa, fino al 2022. Se poi dovesse calare l'immigrazione, fino al 2034. Quando l'oggi giovanissimo Pato sarà già in marcia verso la cinquantina.
Prendiamo la tabella dei metri quadri a disposizione oggi degli europei. Ogni italiano ha in questo momento 36,3 metri quadri di casa. Cioè quasi il doppio di un ceco o di un ungherese, più o meno quanto un francese o uno spagnolo (che vivono in territori enormemente più vasti), un po' più di un greco o di un belga. Davanti a noi stanno più comodi i tedeschi (41,3 metri quadrati a testa), gli svedesi (43,6) gli olandesi (48,3), gli austriaci (50,4), i danesi (53) e gli inarrivabili abitanti del Lussemburgo, uno staterello urbanizzato che svetta con 62,7 metri pro capite, ma per la particolarità e dimensione non andrebbe manco messo nel mazzo. Si dirà: «Visto? Siamo nella media». Vero. Tutti gli europei che hanno case più grandi, però, hanno due caratteristiche. O godono di spazi molto maggiori dei nostri, come gli austriaci che hanno il doppio di territorio pro capite di noi o gli svedesi che ne hanno quasi il decuplo. Oppure, a differenza di noi che abbiamo il 33% della superficie montagnosa e forestale, vivono in territori molto più pianeggianti, quali i tedeschi, gli olandesi o i danesi, il cui cucuzzolo più alto, il Moellehoi, svetta a 170 metri e 86 centimetri sul livello del mare.
Per capire quanto pesino queste differenze basta rileggere gli atti di un seminario di qualche anno fa promosso tra gli altri dalla allora presidente provinciale leghista Manuela Dal Lago sul consumo del suolo in una delle province forti dell'Italia, Vicenza. Seminario dal quale emerse che l'uomo, in tutta la sua storia, aveva occupato dall'età della pietra ai primi anni Cinquanta 8.674 ettari. Per poi occuparne, nell'ultimo mezzo secolo, molto più del doppio: 19.463. Una colata di cemento che ha stravolto la campagna descritta da Goffredo Parise e Luigi Meneghello fino al punto che il calcolo della «impronta ecologica» (un indice che attraverso sistemi complessi misura il livello dei nostri consumi) ogni vicentino si ritrova oggi a disporre di poco più di tremila metri quadri di territorio, ma ne consuma per 39.000.
Una scelta obbligata per uscire da secoli di fame, miseria, emigrazione? In parte, se è vero che nella seconda metà del Novecento l'aumento della popolazione non ha superato il 32% e la superficie urbanizzata è aumentata dieci volte di più: 324%. Un'accelerazione spettacolare, ma accompagnata da contraccolpi sul paesaggio, sull'inquinamento, sulla viabilità. E addirittura accentuata nell'ultimo decennio del Novecento con un aumento della popolazione del 3% (52 mila abitanti in più dei quali 37 mila immigrati) e un'impennata dell'edilizia abitativa del 13%. Per non dire della parallela impennata industriale che, seminando dubbi perfino fra i più eccitati esaltatori del mitico Nordest, portò a un dato paradossale: ogni neonato vicentino arrivato nel decennio si ritrovava in dote un blocco di 3.718 metri cubi di calcestruzzo. Il tutto distribuito non uniformemente, ma quasi sempre in pianura. Esattamente come nel resto del Veneto dove, tolti quelli di montagna e larga parte di quelli collinari, i 444 comuni adagiati nell'ormai ex campagna hanno quattro o cinque aree industriali ciascuno se non, in certi casi, otto o nove.
Il prezzo? Elevatissimo, rispondono gli esperti: ogni miliardo di euro di crescita reale in più sarebbe costato un consumo di mille ettari di campagna. Il che significherebbe, appunto, che se avesse ragione il ministro Scajola a sostenere che il «piano casa» può mettere in moto 60 miliardi di euro, questo porterebbe a occupare come minimo 60 mila ettari di territorio con l'equivalente in cemento d'un mostro come quello calcolato all'inizio. Ne vale la pena? Mah... Una ricerca di Tiziano Tempesta, ordinario del Dipartimento Territorio dell'Università di Padova, lascia qualche perplessità. Almeno nel Veneto. E non solo sul piano dell'ambiente, del paesaggio, delle margherite e delle violette.
Spiega il professore che non solo una nuova colata di cemento rischia di dare il colpo di grazia a una pianura dove negli anni Ottanta si costruivano mediamente 10 milioni di metri cubi di capannoni l'anno saliti via via fino a una mostruosa quota di 38 milioni nel 2002, tirati su spesso solo per approfittare della Tremonti Bis e oggi malinconicamente vuoti. Ma che la case a disposizione sono già più che abbondanti. Se è vero che lo standard di riferimento per ogni programmazione di questi anni è stato di 120 metri cubi per abitante (cioè 40 metri quadri: quattro più dell'attuale media nazionale), «tra 2001 e 2006 sono state rilasciate concessioni edilizie per nuove abitazioni o ampliamenti per un volume pari a 94,6 milioni di metri cubi» contro un aumento della popolazione intorno all'1% l'anno. Risultato: sono già state costruite in questi anni «abitazioni sufficienti a dare alloggio a circa 788.000 persone». Il triplo delle 243.000 in più (in buona parte straniere) registrate.
Morale: se anche proseguissero (difficile, di questi tempi) gli «elevatissimi tassi d'immigrazione degli ultimi anni, le concessioni edilizie» già rilasciate saranno «sufficienti a soddisfare la domanda di case per i prossimi 13 anni». Con un tasso immigratorio ridotto a quello (che già era alto) degli anni Novanta, basterebbero per altri 25. Fino, appunto, al lontano 2034. Non basta. Nello studio di Tempesta si sottolinea una contraddizione che farà drizzare le orecchie a diversi: negli ultimi anni di risacca segnati da un calo del manifatturiero del 5,6%, «uno dei motori dell'immigrazione è stato il boom edilizio: il 65% dei nuovi posti di lavoro creati nel Veneto dal 2001 al 2006 ha riguardato il settore delle costruzioni».
Non basta ancora: «Analizzando i dati Istat sul rilascio di concessioni edilizie e sul valore aggiunto del settore costruzioni, si può stimare che nel Veneto, per aumentare dell'1% il prodotto interno lordo, sia necessario realizzare ogni anno non meno di 6,5 milioni di metri cubi di abitazioni, pari a una capacità insediativa aggiuntiva di circa 55.000 abitanti». Irreale, secondo i demografi. Tanto più se qualcuno puntasse a 55 mila neonati di «pura razza Piave». E allora? Allora «non sembra plausibile che, in una situazione di crisi del credito e di eccesso di offerta di abitazioni» la faccenda possa tradursi davvero in un affare. Se poi ci mettiamo anche le ferite che rischiano di essere inferte al patrimonio artistico e monumentale che è il tesoro dell'Italia...
Gian Antonio Stella20 marzo 2009

Da parte mia: mi piacerrebbe fosse fatto questo studio in tutte le regioni, in particolare nella mia regione Marche...si scoprirebbero molte cose.....

"NO AL CONSUMO DI SUOLO AGRICOLO"




Pubblichiamo l'intervento di Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura):
“Il Piano Casa non consumi altro suolo agricolo”


L’Agriturist, associazione di Confagricoltura per la valorizzazione turistica delle imprese agricole e dello spazio rurale, ha recentemente avviato una campagna di informazione sul fenomeno, ormai insostenibile, del “consumo” di suolo agricolo. Negli ultimi 25 anni, infatti, all’agricoltura italiana sono stati sottratti dall’urbanizzazione tre milioni e mezzo di ettari, edificando soprattutto sui terreni migliori, vicini alle città, alle principali vie di comunicazione, alle località turistiche.

Mentre nuove zone residenziali, centri commerciali e infrastrutture varie, coprono di cemento il nostro territorio - sottolinea Agriturist - si indebolisce ulteriormente la potenzialità produttiva del settore primario e si arrecano danni enormi al paesaggio con ripercussioni molto negative anche sull’economia turistica.

Inevitabile, dunque, l’attenzione di Agriturist verso il Piano Casa, recentemente annunciato dal Governo, chiaramente espressa dal Presidente, Vittoria Brancaccio: “Il Piano Casa non può e non deve essere una occasione per sottrarre nuovo suolo all’agricoltura e per aggredire ulteriormente il paesaggio. Deve, al contrario, essere una occasione importante per ripensare l’urbanizzazione del territorio tenendo presenti anche le esigenze della qualificazione turistica e della salvaguardia ambientale, al di fuori di pericolose logiche emergenziali che aggiungerebbero crisi a crisi”.

“Chiediamo - prosegue il Presidente di Agriturist - che il Piano Casa vincoli i Comuni ad una attenta valutazione delle unità abitative disponibili e del reale bisogno di nuova edilizia residenziale, consentendo, laddove realmente necessario, di costruire esclusivamente su aree già urbanizzate (abbandonate o sottoutilizzate). Come già avviene nei principali paesi europei, anche l’Italia deve darsi una legge che impedisca di sottrarre altro suolo all’agricoltura.”

“Il suolo - conclude Vittoria Brancaccio - non è risorsa illimitata che possa consegnarsi esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un paese come l’Italia, ad alta densità di popolazione e con vasti territori montani. Se non ci rendiamo conto subito, al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, che un paese moderno deve saper gestire il suolo guardando intelligentemente al futuro, fra qualche anno saremo davvero nei guai, per dipendenza alimentare dall’estero, paesaggi degradati, depressione dello sviluppo turistico, crescita dell’inquinamento ambientale. ”

19 marzo 2009

giovedì 19 marzo 2009

ALTRO IMPORTANTE CONVEGNO ad ASCOLI PICENO SUL PAESAGGIO il 28 marzo 2009


A seguire, dopo il convegno del 17 marzo, un altra giornata di lavori sul paesaggio presso la Provincia di Ascoli Piceno, con eminenti studiosi e amminstratori provenienti da tutta Italia e connotati da diverse esperienze.
Seguiamo, se possibile questi lavori , perchè sono unici nel loro genere, nel panorama "scempio edilizio Italia-consumo di territorio"!

mercoledì 18 marzo 2009

PAESAGGIO, BENE DI TUTTI. L'Europa e le Marche scelgono il piceno quale capitale del paesaggio




Dal sito della Provincia AP, pubblichiamo:
"Paesaggio, bene di tutti”: questo semplice slogan potrebbe riassumere i temi discussi nella giornata del 13 marzo 2009 ad Ascoli, nella bella sala dell’hotel Guiderocchi che ha ospitato il V Meeting del Consiglio Direttivo della RECEP (Rete Europea di enti di governo per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio”.Proprio a sottolineare il ruolo di membro fondatore della Provincia, la rete europea ha chiesto di svolgere la sua quinta riunione del Consiglio Direttivo ad Ascoli dopo le città di Barcellona e Palma di Maiorca che già lo avevano ospitato. Erano presenti rappresentanti delle amministrazioni di Maiorca, Tenerife e le regioni di Murcia, Andalusia, Catalogna (Spagna) e Prahova (Romania). Per l’Italia, le regioni Marche (rappresentata dal vicepresidente Paolo Petrini), Umbria, Piemonte e Toscana, la provincia di Reggio Emilia, i comuni di San Quirico d’Orcia (SI) e Altidona. Era presente inoltre, Bas Pedroli, Direttore dell’Uniscape, la rete delle Università europee unite per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio.All’importante giornata erano anche presenti i rettori delle quattro università marchigiane, Giovanni Bogliolo, Fulvio Esposito, Marco Pacetti e Roberto Sani, per annunciare le ultime iniziative promosse in riferimento al tema del paesaggio.Petrini ha annunciato il varo della legge regionale che ha formalizzato l’adesione dell’Ente alla rete RECEP, mentre i quattro rettori hanno presentato un documento con il quale si sancisce l’inizio di un’alleanza che li coinvolge insieme nella promozione del paesaggio come risorsa culturale ed ambientale, oltre che come fondamento essenziale delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in coerenza con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio.Il prossimo appuntamento per stabilire un primo confronto tra Enti locali ed Università è previsto per il 28 marzo, in occasione del convegno dal titolo “Per scegliere il proprio paesaggio. Osservatori dinamici e partecipati delle qualità paesaggistiche”. In questa giornata, organizzata anch’essa dalla Provincia di Ascoli nell’ambito del festival “Saggi Paesaggi”, le esperienze del Piceno e delle Marche avranno occasione di dialogare con quelle di diverse Province italiane e straniere.

martedì 10 marzo 2009

DOPO LE MAREGGIATE DI DICEMBRE, ECCO IL RISULTATO A CUPRA!!

Avevamo già scritto su questo blog della dissennata operazione cementificatrice sul demanio , permessa dal comune di Cupra Marittima (non più di un anno fa) e dei permessi dati di costruire nuovi chalet su una delle spiagge più belle rimaste ed amatissime dalla popolazione, quella tra Grottammare e Cupra, una lingua di sabbia finissima ,completamente libera da stabilimenti balneari.
Come avevamo prospettato, quello che anche un incosciente bambino avrebbe capito, ciò che è costruito a ridosso del mare in poco tempo può essere spazzato via dalla natura: questo è successo in dicembre , dopo le mareggiate forti, sì ma non eccezionali (è pur sempre mare!!). Il nuovissimo chalet "Il Borghetto" è stato disastrosamente travolto dal mare con le conseguenze che si vedono nella foto. Ora danno la colpa al mare, alla forza, al cambiamento delle stagioni. Si dovrebbe invece avere il coraggio di dire che la colpa è degli uomini e della loro avidità: non si costruisce a 5 metri dalla riva!!!
La natura si riprende ciò che le è stato sottratto, e speriamo anche gli uomini che forse potranno tornare in possesso della spiaggia DEMANIALE, ripeto DEMANIALE e quindi appartenente a TUTTA LA POPOLAZIONE .
Ma di quell'obbrobrio dimenticato ora sul demanio ( e chissà per quanto tempo), a chi dovremmo chiedere conto? Molti vorrebbero citare per danni il comune di Cupra e il suo sindaco Torquati. Si sono distinti per inettitudine e avidità. Speriamo che a Cupra non diano più alcuna bandiera blu dopo quello che hanno avuto il coraggio di fare...Che tristezza, che tristezza....