giovedì 15 maggio 2008

RIFLESSIONI sui "POVERI" PROGETTI FUTURI ELABORATI DAL PD

In merito all’ ordine del giorno presentato dai Consiglieri Ventura Lucio, Stracci Stefano, Bruni Remo e Re Domenico ( INTEGRAZIONE DEGLI OBIETTIVI INDIVIDUATI NEL DOCUMENTO “UNA POSSIBILE STRATEGIA DAL BASSO PER SOSTENERE L’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO A BREVE-MEDIO TERMINE”) ritengo importante sottoporre ai DEMOCRATICI qualche riflessione sulle infrastrutture e sulla viabilità. Il nostro territorio sta vivendo una pesante crisi economica ed occupazionale. E’ necessaria una azione politica concertata capace di disegnare una cornice ampia entro cui far muovere l’economia. Inoltre, la divisione della provincia sta aumentando le difficoltà. Non possiamo non dialogare con l’atteggiamento pregiudiziale di chi continua a rifiutare quando è già accaduto. Occorre piuttosto pensare ai contenuti della Nuova Provincia, non solo alla “divisione materiale o personale”, dandole una prospettiva di crescita e di sviluppo. Il sostegno dello Sviluppo come fattore fondamentale di produzione del reddito ,che poi si trasforma in nuovi posti di Lavoro, passa anche con adeguate infrastrutture (Strade, Porti, Aeroporto e Sistema integrato delle mobilità delle Merci), e con una formazione continua dei lavoratori. I problemi della VIABILITA’sono noti. Il forte congestionamento del traffico costiero, con la SS16 che attraversa il cuore di centri importanti e fortemente urbanizzati pone una vera e propria emergenza quotidiana per la salute dei cittadini. Come pure l’esiguo spazio per lo sviluppo economico, residenziale, commerciale di tutte queste realtà. La carenza di collegamenti intervallivi Nord-Sud che comportano l’aggravamento del traffico sulla direttrice costiera parallela all’asse autostradale. La inadeguatezza, se non addirittura l’inesistenza di collegamenti veloci est-ovest. La crisi delle aree interne, in particolare del capoluogo provinciale, che , anche per questo motivo, oltre che la inadeguatezza dell’amministrazione di centro destra, non riesce ad avere quella funzione di centralità che dovrebbe. Si tratta di ora concertare l'intervento dello Stato e di tutti gli enti territoriali, dalla Regione alla Provincia, dai Comuni capoluogo fino a quelli più piccoli. Altrimenti si rischia che si configuri un nuovo scenario che vede escluso il tratto più meridionale della regione. In particolare , il futuro della A 14 e del suo arretramento che ha già visto ampie discussioni tanto che anche il programma della Amm.Prov. contiene il frutto di quella discussione, nella comune elaborazione delle forze che vi hanno contribuito. Oggi, fra le due nuove realtà provinciali , dobbiamo comunque creare condizioni di comunicazione e di sviluppo che migliorino alcune delle cause della divisione che purtroppo si è consumata. Non si può ragionevolmente opporsi all’ allargamento delle corsie della A 14, sino ove questo apparirà possibile, ma non si può neppure non decidere quale sarà il futuro viario della parte restante del territorio. La decisione andrebbe presa ora. Diversamente crescerebbe ancor di più il nostro isolamento a causa dello strozzamento nel punto terminale della terza corsia. E' rischioso fossilizzarsi sull'aspetto tecnico, cioè discutere da dove questo arretramento sarebbe possibile. Ciò , innanzitutto per le città della costa, già costrette in un esiguo spazio, con problemi di sviluppo residenziale, commerciale e industriale. A tacere poi dell'inquinamento da traffico e della grave situazione della statale 16 , nei tratti di attraversamento dei centri urbani. Tutti questi problemi non sarebbero minimamente risolti da una eventuale terza corsia della A14 nel tratto Pedaso-S.Benedetto .Occorrerebbe comunque costruire superstrade e complanari, con ulteriore impatto ambientale. Altre opere che comporterebbero il definitivo consumo dell'ormai esausto spazio litoraneo. Né appare convincente la preoccupazione dell’ impatto ambientale dell'arretramento. Intanto perché quello sulla costa non sarebbe meno rilevante di una superstrada a 4 corsie all'interno, comunque da realizzare , anche secondo l’opinione di chi sostiene la terza corsia. L'arretramento non può costare meno delle tre corsie,delle tangenziali,delle complanari e della superstrada interna. Neppure i tempi di realizzazione sembrano assai maggiori di tutte le altre opere. Da ultimo, come detto,non certo per importanza, un adeguato arretramento determinerebbe un riequilibrio del territorio collinare e pedemontano del sud, il collegamento tra Ascoli e Fermo, il raccordo diretto con la A24, con Teramo, con l'Abruzzo,con il Lazio e con Roma. Ora, nell’ambito di un dibattito che si è sviluppato nel corso di questi anni, la soluzione “intermedia”di una mezzana a quattro corsie è apparsa come una possibile soluzione (subordinata ) alternativa rispetto a quella (principale) dell’arretramento. Non credo che sia possibile abbandonare anche questa in nome di una strada (Mezzina a due corsie) , invece, che non risolverebbe in alcun modo i problemi descritti. Le iniziative strategiche dovranno riguardare anzitutto lo sviluppo dell'intermodalià; il completamento del sistema ferroviario e di quello viario; il risanamento delle ferrovie secondarie e la loro integrazione col sistema ferroviario nazionale; la valorizzazione dei porti, e delle strade ad esso collegate, e delle aviosuperfici, sulla base di una strategia coordinata ed integrata; il rilancio del trasporto pubblico locale nell'ottica di una migliore vivibilità complessiva, affrontando la questione dei tempi di vita e di lavoro e della stessa qualità dell'aria del territorio. Vanno rafforzate ed estese iniziative di incentivazione dell'uso del mezzo pubblico,nella consapevolezza che il maggior ricorso al trasporto pubblico, rispetto all'uso del mezzo privato, sia determinante per il miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente. COMMENTO: Queste ultime parole evidenziate in giallo, smentiscono e contraddicono tutto quello che è stato scritto sopra. Come si fa a sostenere il rilancio del trasporto pubblico locale, la migliore vivibilità complessiva, la qualità dell’aria e del territorio, il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente, pensando che queste possano transitare da Mezzine a 4 corsie, terze corsie autostradali, complanari, collegamenti veloci est-ovest, nord-sud? Il pensiero appare tutto improntato alla mobilità veloce su gomma, tutto fa pensare che è necessario “velocizzare” gli spostamenti in auto, il trasporto delle merci su camion, il trasporto pubblico su gomma ecc… Forse non si è ancora capito che l’ “isolamento” del territorio deriva proprio dal fatto di essere attraversati da strade e superstrade. Perché non osservate con attenzione i territori attraversati da queste grandi strade? Perché non fate un giro nei paesi tagliati in due dalle superstrade? E’ suffciente andare qui vicino, in Abruzzo o nella zona della Romea a nord di Rimini per capire quale tipo di sviluppo portano queste grandi strade, quale qualità della vita, quale rispetto dell’ambiente. Si parla della costa che ha problemi di sviluppo residenziale, commerciale, industriale. Non credo alle mie orecchie! La costa è quanto di più aggredito possa esserci proprio a causa dello scriteriato sviluppo residenziale, non è rimasto più neppure un fazzoletto di terra o uno scorcio di mare. Non si sa ancora per quanto tempo la costa potrà contare su quel poco e povero turismo che continua ad arrivare nel solo mese di agosto! La costa è satura e non deve e non può essere più “sviluppata”. Cosa si intende per “problemi di sviluppo”? Necessità che vengano ancora costruite altre case, nuovi centri commerciali, nuovi capannoni industriali? Non è sufficiente vedere ciò che è accaduto? Intere vallate compromesse per sempre da un’esubero di cappannoni vuoti!!! Centri commerciali che hanno solo contribuito ad impoverire il piccolo commercio e le aree agricole circostanti, con spese pazzesche che sono state affrontate per realizzare le strade di collegamento che la sera e la notte sono il miglior sinonimo di solitudine e degrado! Che ne è del problema dell’inquinamento del mare, dimentichiamo che l’eccessiva urbanizzazione delle coste soffoca letteralmente il nostro piccolo mare? Si pensa a decongestionare la SS16, si pensa a non aggravare la costa con altre strade che non hanno più spazio per essere realizzate e ci si preoccupa del problema dello sviluppo delle citta costiere? Non caspisco. Forse si vuole solo spostare il problema: se la costa è troppo congestionata e non ha più spazio, allora si realizza tutto all’interno! E così riusciremo a rendere anche le nostre stupende colline un agglomerato di strade, case, capannoni e quant’altro in nome dello “sviluppo” (quale?). Il problema dell’impatto ambientale dell’arretramento non appare convincente? Cosa occorre per rendere convincente un disastro ambientale? Le colline marchigiane sono l’ultima “oasi” del territorio di questa regione. Già pesantemente aggredite nella fascia vicino alla costa, restano davvero l’unica ed ultima risorsa rinnovabile ed in quanto tale intoccabile e inalienabile. Se davvero si vuole ragionare in un’ottica di “una strategia coordinata ed integrata” , allora si che le nostr ecolline ed il nostro paesaggio è un’opportunità di sviluppo che ha un potenziale ancora tutto da scoprire. Ma uno sviluppo che richiede un modo diametralmente opposto di essere inteso, perché sviluppo non è costruire strade, case e capannoni ovunque e a tutti i costi! Se pensiamo che quanto accaduto sulla costa sia lo “sviluppo” da perseguire allora prego, procediamo nello stesso modo, facciamo del nostro entro terra la stessa cosa, o meglio lo stesso scempio! E’ sufficiente transitare per super strade come la Ascoli-Mare per capire quale sarà lo scenario di strade realizzate ancora nel nostro entroterra. Anzi peggio, perché una strada da nord a sud, con viadotti e gallerie avrà uno scenario ancora più inquietante rispeetto ad un collegamento veloce da est a ovest sul fondo di una valle. Eppure basta percorre qualsiasi delle nostre strade vallive che dal mare conducono in montagna per capire che sono opere da “far west”, sono arcaiche e degradanti. Pensate, con tutte queste previsioni di strade, si riuscirà a realizzare una fitta maglia di tante superstrade, magari tutti affiancate da capannoni, centri commerciali, palazzine e chisssà che altro. Una maglia di strade che, come fosse una scacchiera di pieni e vuoti, taglieranno tutta la regione. Già immagino le cartoline dei saluti dalla Marche, una bella grata (tipo carcere) di strade sopra il territorio e lo slogan “il peggio dell’Italia in una regione”!!! Vorrei capire invece prima quali sono le cause, quelle vere della crisi economica ed occupazionale, vorrei cercare prima, le soluzioni a questi problemi; vorrei pensare solo poi, dopo aver fatto analisi approfondite, quali opere o quante spese debbo affrontare per raggiungere gli obbiettivi delle reali soluzioni a questi problemi. Non si possono fare opere, infrastrutture, costruzioni e poi pensare: e adesso cosa ci faccio? Non è una nuova strada veloce che potrà migliorare i commerci, trovare nuove occupazioni, rilanciare un’economia in declino. Occorrono idee un po’ più attuali e più coerenti con la realtà e con l’analisi su vasta scla di quanto sta accadendo. Se fosse colpa della lentezza delle nostre strade il rallentamento dell’economia, allora dovreste fare un viaggio tra Bergamo e Milano per capire quanto invece possa essere ancora più lenta una grande autostrada, capire quante ore occorrono per percorre solo 50 km e per di più su tre corsie! Eppure l’economia tra Milano e Bergamo è ancora un’economia forte, quindi non è strettamente correlata alla velocità delle strade. Se ancora oggi l’economia in quella zona è ancora trainante, significa che non è una strada sempre bloccata dal traffico che può condizionarla o “rallentarla”. Segno che le due cose non viaggiano di pari passo. Penso infatti che prima che le due nuove mini province (Ascoli e Fermo) possano avere i problemi di lentezza nei collegamenti (a causa del traffico congestionato) che esistono a Milano, Bergamo, Mestre, intorno a Bologna, Roma, passeranno dei decenni! Con il sistema viario e con i collegamenti esistenti, senza bisogno di realizzare nessuna di tutte le infrastrutture che sono state elencate, nulla impedisce alla nostra realtà di poter conseguire ancora un ampissimo margine di crescita economica e di occupazione. Non inventiamoci alibi, non è vero che non si riesce a produrre o a “svilupparsi” senza aereoporti, autostrade, superstrade, mezzine, complanari o altro. E’ invece necessario capire prima qual è lo stato di fatto ed il futuro della nostra economia; qual è la misura giusta della nostra crescita, quanta crescita possiamo davvero sostenere? Sappiamo che non è l’inseguimento alla crescita infinita il modello di sostenibilità perché vorrebbe dire divorare in pochi anni tutte le nostre risorse e l’intero pianeta all’ingordigia dell’uomo. Occorre oggi chiedersi invece quali sono le reali necessità di questo nuovo assetto politico-territoriale? Quindi agire di conseguenza: ciò che sarà veramente necessario sarà ciò che verrà fatto! Anche se dovesse costare qualche sacrificio all’ambiente o al paesaggio! Questi sono i pensieri assennati del buon padre di famiglia, questo è il modo di affrontare le questioni che mi aspetto da una “politica” che sa stare con i piedi per terra, che sa stare vicino e in mezzo alla gente, immersa nei problemi reali e che sa capire che è giunto il momento di trovare il coraggio di invertire la rotta. Il prezzo del petrolio ad oltre 140 dollari al barile non fa presagire nulla? Quando il mondo economico fa i capricci, quando non ci sono più soldi nelle casse (dello Stato, delle Regioni, delle Province e nelle tasche dei cittadini) bisogna anche essere capaci di fare un passo indietro, osservare bene lo scenario e le prospettive, scegliere altre forme di vita e di qualità della vita. Siamo poche centinaia di migliaia di abitanti (sommando tutti gli abitanti sparsi sul territorio delle due nuove mini Province) forse non ci occorrono tutto queste infrastrutture ciclopiche! Forse ci basterebbe avere una sana agricoltura, con tanta bio diversità e con prodotti che si distinguano per la loro provenienza da un territorio sano e fertile! Forse ci basta incrementare il nostro scarso turismo al fine di poter creare muovi indotti e più opportunità a tutto il territorio anche quello non vocatamente turistico, creare quindi altri posti di lavoro e soprattutto arrivare ad avere un afflusso turistico di persone per periodi più lunghi dell’anno e non solo in luglio e agosto. Forse ci basta il sano artigianato di qualità che da solo traina più di qualsiasi autostrada! Forse ci bastano le poche eccellenze industriali che abbiamo, già conosciute in tutto il mondo. Forse sarebbe meglio pensare a migliorare tutto ciò, ma partendo dalle scuole, investire nei ragazzi che saranno il nostro futuro, pensare ai servizi alla persona, a migliorare la qualità della sanità, a porre più attenzione ai bisogni dei nostri anziani che vivono ormai ai margini della società di cui sono stati artefici e protagonisti. Forse anziché pensare a spendere i nostri soldi (tanti, ma davvero tanti) in opere dalla dubbia necessità, valutassimo più a fondo ciò che abbiamo e quali sono gli interventi per incentivare e dare più opportunità al nostro variegato mondo economico (agricoltura, turismo, industria, artigianato, terziario), che di fatto già traina la nostra economia, forse riusciremmo a dare un vero contributo per uno sviluppo davvero sostenibile e riusciremmo a fare ciò che i cittadini si aspettano e di cui hanno veramente bisogno. Lapedona 15 maggio 2008 Giovanni Conte

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se fossi in loro (consiglieri PD) mi vergognerei di stare ancora a parlare di INFRASTRUTTURE come base di sviluppo. Questi non hanno capito niente e si permettono di rappresentarci (ma chi li ha votati deliberatamente? Le votazioni sono un fenomeno di blindatura democratica! si ritrovano su quella sedia che conta solo perchè ci hanno messo l'Attack). Non hanno mai esternato un vero progetto economico per risollevare la crisi della provincia, non hanno probabilmente mai fatto un viaggio fuori confine o regione (se i risultati sono questi) per vedere realtà cjhe si sono già scontrate con questi modelli di sviluppo, non promuovono nessun aggiornamento dellla forza lavoro, in gardo di competere con il mercato globale, ecc.,ecc. Questi sono i problemi del sud delle Marche. Senza contare che per problemi scottanti quali il livello sanitario del sud delle marche, non hanno m ai speso una parola. Nulla si è fatto nè si farà per migliorare la sanità del piceno, dove ancora mupri per embolia dopo una gessatura fatta male, dove per curarti devi scappare ad Ancona (1.30 min di distanza) o A Roma e Milano. Situazioni da sud Italia!!! Ma loro bellamente pensano alla strada... mi vien da pensare che qualche interesse privato vi sia... Chissà quelle nelle terme di offida in via di sviluppo , non vi sia qualche interesse dei nostri politici...