giovedì 15 maggio 2008

RIFLESSIONI sui "POVERI" PROGETTI FUTURI ELABORATI DAL PD

In merito all’ ordine del giorno presentato dai Consiglieri Ventura Lucio, Stracci Stefano, Bruni Remo e Re Domenico ( INTEGRAZIONE DEGLI OBIETTIVI INDIVIDUATI NEL DOCUMENTO “UNA POSSIBILE STRATEGIA DAL BASSO PER SOSTENERE L’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO A BREVE-MEDIO TERMINE”) ritengo importante sottoporre ai DEMOCRATICI qualche riflessione sulle infrastrutture e sulla viabilità. Il nostro territorio sta vivendo una pesante crisi economica ed occupazionale. E’ necessaria una azione politica concertata capace di disegnare una cornice ampia entro cui far muovere l’economia. Inoltre, la divisione della provincia sta aumentando le difficoltà. Non possiamo non dialogare con l’atteggiamento pregiudiziale di chi continua a rifiutare quando è già accaduto. Occorre piuttosto pensare ai contenuti della Nuova Provincia, non solo alla “divisione materiale o personale”, dandole una prospettiva di crescita e di sviluppo. Il sostegno dello Sviluppo come fattore fondamentale di produzione del reddito ,che poi si trasforma in nuovi posti di Lavoro, passa anche con adeguate infrastrutture (Strade, Porti, Aeroporto e Sistema integrato delle mobilità delle Merci), e con una formazione continua dei lavoratori. I problemi della VIABILITA’sono noti. Il forte congestionamento del traffico costiero, con la SS16 che attraversa il cuore di centri importanti e fortemente urbanizzati pone una vera e propria emergenza quotidiana per la salute dei cittadini. Come pure l’esiguo spazio per lo sviluppo economico, residenziale, commerciale di tutte queste realtà. La carenza di collegamenti intervallivi Nord-Sud che comportano l’aggravamento del traffico sulla direttrice costiera parallela all’asse autostradale. La inadeguatezza, se non addirittura l’inesistenza di collegamenti veloci est-ovest. La crisi delle aree interne, in particolare del capoluogo provinciale, che , anche per questo motivo, oltre che la inadeguatezza dell’amministrazione di centro destra, non riesce ad avere quella funzione di centralità che dovrebbe. Si tratta di ora concertare l'intervento dello Stato e di tutti gli enti territoriali, dalla Regione alla Provincia, dai Comuni capoluogo fino a quelli più piccoli. Altrimenti si rischia che si configuri un nuovo scenario che vede escluso il tratto più meridionale della regione. In particolare , il futuro della A 14 e del suo arretramento che ha già visto ampie discussioni tanto che anche il programma della Amm.Prov. contiene il frutto di quella discussione, nella comune elaborazione delle forze che vi hanno contribuito. Oggi, fra le due nuove realtà provinciali , dobbiamo comunque creare condizioni di comunicazione e di sviluppo che migliorino alcune delle cause della divisione che purtroppo si è consumata. Non si può ragionevolmente opporsi all’ allargamento delle corsie della A 14, sino ove questo apparirà possibile, ma non si può neppure non decidere quale sarà il futuro viario della parte restante del territorio. La decisione andrebbe presa ora. Diversamente crescerebbe ancor di più il nostro isolamento a causa dello strozzamento nel punto terminale della terza corsia. E' rischioso fossilizzarsi sull'aspetto tecnico, cioè discutere da dove questo arretramento sarebbe possibile. Ciò , innanzitutto per le città della costa, già costrette in un esiguo spazio, con problemi di sviluppo residenziale, commerciale e industriale. A tacere poi dell'inquinamento da traffico e della grave situazione della statale 16 , nei tratti di attraversamento dei centri urbani. Tutti questi problemi non sarebbero minimamente risolti da una eventuale terza corsia della A14 nel tratto Pedaso-S.Benedetto .Occorrerebbe comunque costruire superstrade e complanari, con ulteriore impatto ambientale. Altre opere che comporterebbero il definitivo consumo dell'ormai esausto spazio litoraneo. Né appare convincente la preoccupazione dell’ impatto ambientale dell'arretramento. Intanto perché quello sulla costa non sarebbe meno rilevante di una superstrada a 4 corsie all'interno, comunque da realizzare , anche secondo l’opinione di chi sostiene la terza corsia. L'arretramento non può costare meno delle tre corsie,delle tangenziali,delle complanari e della superstrada interna. Neppure i tempi di realizzazione sembrano assai maggiori di tutte le altre opere. Da ultimo, come detto,non certo per importanza, un adeguato arretramento determinerebbe un riequilibrio del territorio collinare e pedemontano del sud, il collegamento tra Ascoli e Fermo, il raccordo diretto con la A24, con Teramo, con l'Abruzzo,con il Lazio e con Roma. Ora, nell’ambito di un dibattito che si è sviluppato nel corso di questi anni, la soluzione “intermedia”di una mezzana a quattro corsie è apparsa come una possibile soluzione (subordinata ) alternativa rispetto a quella (principale) dell’arretramento. Non credo che sia possibile abbandonare anche questa in nome di una strada (Mezzina a due corsie) , invece, che non risolverebbe in alcun modo i problemi descritti. Le iniziative strategiche dovranno riguardare anzitutto lo sviluppo dell'intermodalià; il completamento del sistema ferroviario e di quello viario; il risanamento delle ferrovie secondarie e la loro integrazione col sistema ferroviario nazionale; la valorizzazione dei porti, e delle strade ad esso collegate, e delle aviosuperfici, sulla base di una strategia coordinata ed integrata; il rilancio del trasporto pubblico locale nell'ottica di una migliore vivibilità complessiva, affrontando la questione dei tempi di vita e di lavoro e della stessa qualità dell'aria del territorio. Vanno rafforzate ed estese iniziative di incentivazione dell'uso del mezzo pubblico,nella consapevolezza che il maggior ricorso al trasporto pubblico, rispetto all'uso del mezzo privato, sia determinante per il miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente. COMMENTO: Queste ultime parole evidenziate in giallo, smentiscono e contraddicono tutto quello che è stato scritto sopra. Come si fa a sostenere il rilancio del trasporto pubblico locale, la migliore vivibilità complessiva, la qualità dell’aria e del territorio, il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente, pensando che queste possano transitare da Mezzine a 4 corsie, terze corsie autostradali, complanari, collegamenti veloci est-ovest, nord-sud? Il pensiero appare tutto improntato alla mobilità veloce su gomma, tutto fa pensare che è necessario “velocizzare” gli spostamenti in auto, il trasporto delle merci su camion, il trasporto pubblico su gomma ecc… Forse non si è ancora capito che l’ “isolamento” del territorio deriva proprio dal fatto di essere attraversati da strade e superstrade. Perché non osservate con attenzione i territori attraversati da queste grandi strade? Perché non fate un giro nei paesi tagliati in due dalle superstrade? E’ suffciente andare qui vicino, in Abruzzo o nella zona della Romea a nord di Rimini per capire quale tipo di sviluppo portano queste grandi strade, quale qualità della vita, quale rispetto dell’ambiente. Si parla della costa che ha problemi di sviluppo residenziale, commerciale, industriale. Non credo alle mie orecchie! La costa è quanto di più aggredito possa esserci proprio a causa dello scriteriato sviluppo residenziale, non è rimasto più neppure un fazzoletto di terra o uno scorcio di mare. Non si sa ancora per quanto tempo la costa potrà contare su quel poco e povero turismo che continua ad arrivare nel solo mese di agosto! La costa è satura e non deve e non può essere più “sviluppata”. Cosa si intende per “problemi di sviluppo”? Necessità che vengano ancora costruite altre case, nuovi centri commerciali, nuovi capannoni industriali? Non è sufficiente vedere ciò che è accaduto? Intere vallate compromesse per sempre da un’esubero di cappannoni vuoti!!! Centri commerciali che hanno solo contribuito ad impoverire il piccolo commercio e le aree agricole circostanti, con spese pazzesche che sono state affrontate per realizzare le strade di collegamento che la sera e la notte sono il miglior sinonimo di solitudine e degrado! Che ne è del problema dell’inquinamento del mare, dimentichiamo che l’eccessiva urbanizzazione delle coste soffoca letteralmente il nostro piccolo mare? Si pensa a decongestionare la SS16, si pensa a non aggravare la costa con altre strade che non hanno più spazio per essere realizzate e ci si preoccupa del problema dello sviluppo delle citta costiere? Non caspisco. Forse si vuole solo spostare il problema: se la costa è troppo congestionata e non ha più spazio, allora si realizza tutto all’interno! E così riusciremo a rendere anche le nostre stupende colline un agglomerato di strade, case, capannoni e quant’altro in nome dello “sviluppo” (quale?). Il problema dell’impatto ambientale dell’arretramento non appare convincente? Cosa occorre per rendere convincente un disastro ambientale? Le colline marchigiane sono l’ultima “oasi” del territorio di questa regione. Già pesantemente aggredite nella fascia vicino alla costa, restano davvero l’unica ed ultima risorsa rinnovabile ed in quanto tale intoccabile e inalienabile. Se davvero si vuole ragionare in un’ottica di “una strategia coordinata ed integrata” , allora si che le nostr ecolline ed il nostro paesaggio è un’opportunità di sviluppo che ha un potenziale ancora tutto da scoprire. Ma uno sviluppo che richiede un modo diametralmente opposto di essere inteso, perché sviluppo non è costruire strade, case e capannoni ovunque e a tutti i costi! Se pensiamo che quanto accaduto sulla costa sia lo “sviluppo” da perseguire allora prego, procediamo nello stesso modo, facciamo del nostro entro terra la stessa cosa, o meglio lo stesso scempio! E’ sufficiente transitare per super strade come la Ascoli-Mare per capire quale sarà lo scenario di strade realizzate ancora nel nostro entroterra. Anzi peggio, perché una strada da nord a sud, con viadotti e gallerie avrà uno scenario ancora più inquietante rispeetto ad un collegamento veloce da est a ovest sul fondo di una valle. Eppure basta percorre qualsiasi delle nostre strade vallive che dal mare conducono in montagna per capire che sono opere da “far west”, sono arcaiche e degradanti. Pensate, con tutte queste previsioni di strade, si riuscirà a realizzare una fitta maglia di tante superstrade, magari tutti affiancate da capannoni, centri commerciali, palazzine e chisssà che altro. Una maglia di strade che, come fosse una scacchiera di pieni e vuoti, taglieranno tutta la regione. Già immagino le cartoline dei saluti dalla Marche, una bella grata (tipo carcere) di strade sopra il territorio e lo slogan “il peggio dell’Italia in una regione”!!! Vorrei capire invece prima quali sono le cause, quelle vere della crisi economica ed occupazionale, vorrei cercare prima, le soluzioni a questi problemi; vorrei pensare solo poi, dopo aver fatto analisi approfondite, quali opere o quante spese debbo affrontare per raggiungere gli obbiettivi delle reali soluzioni a questi problemi. Non si possono fare opere, infrastrutture, costruzioni e poi pensare: e adesso cosa ci faccio? Non è una nuova strada veloce che potrà migliorare i commerci, trovare nuove occupazioni, rilanciare un’economia in declino. Occorrono idee un po’ più attuali e più coerenti con la realtà e con l’analisi su vasta scla di quanto sta accadendo. Se fosse colpa della lentezza delle nostre strade il rallentamento dell’economia, allora dovreste fare un viaggio tra Bergamo e Milano per capire quanto invece possa essere ancora più lenta una grande autostrada, capire quante ore occorrono per percorre solo 50 km e per di più su tre corsie! Eppure l’economia tra Milano e Bergamo è ancora un’economia forte, quindi non è strettamente correlata alla velocità delle strade. Se ancora oggi l’economia in quella zona è ancora trainante, significa che non è una strada sempre bloccata dal traffico che può condizionarla o “rallentarla”. Segno che le due cose non viaggiano di pari passo. Penso infatti che prima che le due nuove mini province (Ascoli e Fermo) possano avere i problemi di lentezza nei collegamenti (a causa del traffico congestionato) che esistono a Milano, Bergamo, Mestre, intorno a Bologna, Roma, passeranno dei decenni! Con il sistema viario e con i collegamenti esistenti, senza bisogno di realizzare nessuna di tutte le infrastrutture che sono state elencate, nulla impedisce alla nostra realtà di poter conseguire ancora un ampissimo margine di crescita economica e di occupazione. Non inventiamoci alibi, non è vero che non si riesce a produrre o a “svilupparsi” senza aereoporti, autostrade, superstrade, mezzine, complanari o altro. E’ invece necessario capire prima qual è lo stato di fatto ed il futuro della nostra economia; qual è la misura giusta della nostra crescita, quanta crescita possiamo davvero sostenere? Sappiamo che non è l’inseguimento alla crescita infinita il modello di sostenibilità perché vorrebbe dire divorare in pochi anni tutte le nostre risorse e l’intero pianeta all’ingordigia dell’uomo. Occorre oggi chiedersi invece quali sono le reali necessità di questo nuovo assetto politico-territoriale? Quindi agire di conseguenza: ciò che sarà veramente necessario sarà ciò che verrà fatto! Anche se dovesse costare qualche sacrificio all’ambiente o al paesaggio! Questi sono i pensieri assennati del buon padre di famiglia, questo è il modo di affrontare le questioni che mi aspetto da una “politica” che sa stare con i piedi per terra, che sa stare vicino e in mezzo alla gente, immersa nei problemi reali e che sa capire che è giunto il momento di trovare il coraggio di invertire la rotta. Il prezzo del petrolio ad oltre 140 dollari al barile non fa presagire nulla? Quando il mondo economico fa i capricci, quando non ci sono più soldi nelle casse (dello Stato, delle Regioni, delle Province e nelle tasche dei cittadini) bisogna anche essere capaci di fare un passo indietro, osservare bene lo scenario e le prospettive, scegliere altre forme di vita e di qualità della vita. Siamo poche centinaia di migliaia di abitanti (sommando tutti gli abitanti sparsi sul territorio delle due nuove mini Province) forse non ci occorrono tutto queste infrastrutture ciclopiche! Forse ci basterebbe avere una sana agricoltura, con tanta bio diversità e con prodotti che si distinguano per la loro provenienza da un territorio sano e fertile! Forse ci basta incrementare il nostro scarso turismo al fine di poter creare muovi indotti e più opportunità a tutto il territorio anche quello non vocatamente turistico, creare quindi altri posti di lavoro e soprattutto arrivare ad avere un afflusso turistico di persone per periodi più lunghi dell’anno e non solo in luglio e agosto. Forse ci basta il sano artigianato di qualità che da solo traina più di qualsiasi autostrada! Forse ci bastano le poche eccellenze industriali che abbiamo, già conosciute in tutto il mondo. Forse sarebbe meglio pensare a migliorare tutto ciò, ma partendo dalle scuole, investire nei ragazzi che saranno il nostro futuro, pensare ai servizi alla persona, a migliorare la qualità della sanità, a porre più attenzione ai bisogni dei nostri anziani che vivono ormai ai margini della società di cui sono stati artefici e protagonisti. Forse anziché pensare a spendere i nostri soldi (tanti, ma davvero tanti) in opere dalla dubbia necessità, valutassimo più a fondo ciò che abbiamo e quali sono gli interventi per incentivare e dare più opportunità al nostro variegato mondo economico (agricoltura, turismo, industria, artigianato, terziario), che di fatto già traina la nostra economia, forse riusciremmo a dare un vero contributo per uno sviluppo davvero sostenibile e riusciremmo a fare ciò che i cittadini si aspettano e di cui hanno veramente bisogno. Lapedona 15 maggio 2008 Giovanni Conte

giovedì 8 maggio 2008

MARCHE BANDIERA BLU d'ITALIA


MARCHE BANDIERA BLU d'ITALIA
Anche nel 2008 bandiera blu a San Benedetto del Tronto e Grottammare
(08/05/2008)

Ben 15 le località marchigiane che hanno ottenuto il riconoscimento della Fee: soltanto la Toscana eguaglia la regione adriatica. Tredici, invece, le città abruzzesi premiate.

Sono ben 15 le località delle Marche che sono state premiate con la Bandiera Blu della Fee (Foundation for Environmental Education), il riconoscimento che viene assegnato alle città che hanno una buona balneabilità delle aque marine e, insieme, servizi turistico-ambientali di livello.

Di seguito elenchiamo (sa sud a nord) le città marchigiane che hanno ottenuto la Bandiera Blu 2008: San Benedetto, Grottammare (lungomare sud e lungomare nord), Cupra Marittima, Porto San Giorgio, Fermo (Lido/Casabianca, Marina Palmense), Porto Sant'Elpidio, Civitanova Marche, Potenza Picena, Porto Recanati, Numana (Numana Alta e Numana Bassa), Sirolo, Senigallia, Fano, Pesaro, Gabicce Mare.

mercoledì 7 maggio 2008

Anche ELIO delle STORIE TESE dice"Salviamo il PAESAGGIO DELLE MARCHE"

RIPORTIAMO l'articolo apparso sul Corriere Adriatico

Corriere Adriatico
Articolo del giorno 04/05/2008 Cronaca di Ancona


In vetrina il Cd e il libro di Tanica. T-shirt polemica: “Salviamo il paesaggio delle Marche”
Elio e le storie tese fanno il pieno in libreria



ANCONA - Caustici il tanto che basta, sarcastici più o meno come sempre, “Elio e le storie tese” hanno fatto il pieno ieri pomeriggio alla libreria Feltrinelli (nelle foto video Carretta ai lati) dove hanno presentato in contemporanea il nuovo disco del gruppo intitolato “Studentessi” e l’ultima fatica editoriale di Rocco Tanica “Scritti Scelti male”. Un’apparizione che ha richiamato una quarantina di persone, appassionati del gruppo e curiosi, al punto da stipare la sala conferenze che la libreria di corso Garibaldi settimanalmente mette a disposizione di ospiti e clienti per presentare le novità letterarie. La ghiotta opportunità è scaturita dal concerto che la band milanese aveva in programma ieri sera al BarFly.

La conferenza-dibattito è stata incentrata principalmente sulla doppia novità con qualche svisata su argomenti nazionali e locali. Per “Studentessi” il gruppo si avvale delle collaborazioni di diversi artisti tra cui Antonella Ruggiero, Irene Grandi, Giorgia, Paola Cortellesi, Claudio Baglioni e Claudio Bisio. La band torna dopo cinque anni dall'ultimo disco pubblicando per la prima volta uno studio album interamente autoprodotto. Da registrare la polemica t-shirt indossata da Elio: bianca con la scritta “Salviamo il paesaggio delle Marche”

martedì 1 aprile 2008

RIUNIONE ad ANCONA del COORDINAMENTO PAESAGGIO MARCHE

VENERDI' PROSSIMO 4 aprile p.v ore 16 presso la sede di Legambiente Marche ad Ancona in via Vittorio Veneto 11 si terrà una riunione IMPORTANTISSIMA del COORDINAMENTO PAESAGGIO MARCHE

Questa riunione sarà l'occasione per fare il punto sulle prossime attività del Coordinamento. Sarà quindi indispensabile che anche i rappresentanti di quelle associazioni che pur aderendo al Coordiamento non hanno mai potuto partecipare agli incontri precedenti, siano presenti il 4 aprile. E' possibile dare conferma il prima possibile (comunicando i nominativi di chi verrà e numeri di telefono di riferimento) rispondendo a questa e-mail oppure chiamando il numero 071 200852.

All'ordine del giorno:

1) stato della raccolta firme ( chi non l'ha ancora fatto, durante la riunione sarà possibile portare il documento con le firme raccolte)

2) rapporti con la Regione

3) prossime iniziative del Coordinamento

4) progetto sito web

BLOCCATO IL CEMENTO INGIUSTIFICATO A LAPEDONA

Cari amici,
vi annuncio una importante notizia.

Ho aspettato solo ora che sono venuto in possesso della Nota trasmessa dalla Provincia al Comune di Lapedona il 19 marzo 2008 per annunciarvi che:
la famigerata Variante al P.R.G. di Lapedona, già apparsa sulle cronache locali per la temuta "Colata di cemento", è stata bocciata dalla Provincia di Ascoli Piceno in quanto non conforme al P.T.C.P. (Piano territoriale di Coordinamento Provinciale) e per altre macroscopiche difformità alla Legge Regionale n. 34/92, alla Legge dello Stato n. 1150/42 ed alla Legge Regionale n. 7/2004. Se leggerete con attenzione l'allegato che vi trasmetto, gli addetti ai lavori meglio di altri, potranno capire che la Variante non solo dovrà essere ripubblicata, ma in particolare dovrà essere integrata in maniera tale che dovrà essere rifatta completamente, ponendo particolare attenzione agli ambiti di crinale. Pensate che potrà essere accettata solo se il P.R.G. vigente sarà stato completato al 70%!
Le Osservazioni fatte dai cittadini (ormai Comitato Tutela Valle dell'Aso) e dal Coordinamento Ambientalista del Fermano erano tutte esatte.
Pensate che il Consiglio Comunale nella sua incompetenza e su indicazione dell'Ufficio Tecnico aveva respinto completamente le nostre Osservazioni, la Provincia invece, ha accolto tutto il correttissimo contenuto delle stesse!!!
Credo che abbiamo ottenuto un'importante risultato che potrà fare da caposcuola a tante altre situazioni di "sprawl" (costruzioni a dispersione) che dilagano nella nostra Regione.
Basta al consumo scriteriato del nostro pregiato territorio! Basta aggredire queste colline impareggiabili, patrimonio di tutti!
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato a questo importante risultato, ma vi chiedo ancora qualche sforzo perchè dovremo ancora vigilare...
Un cordiale saluto a tutti,
Gianni Conte
Comitato Tutela Valle dell'Aso e Coordinamento Ambientalista del Fermano

giovedì 13 marzo 2008

PROPOSTA DI UNA CARTA DEL TERRITORIO MARCHE

CANTIERE “ALTRE MARCHE”

CARTA DEI DIRITTI DEL TERRITORIO


Premessa
Il territorio è stato per lungo tempo considerato come lo spazio in cui si esplica l’agire ed il dominio dell’uomo. Deposito di risorse a nostra disposizione ed infinitamente utilizzabile.
Il suolo è stato suddiviso in proprietà e classificato in base alla rendita derivante dalle attività primarie che si potevano svolgere su di esso.
Con l’avvento dell’economia di mercato, il suolo ha assunto nuovo valore come bene immobiliare ed ha moltiplicato la sua rendita in funzione della edificabilità. Per regolamentare l’usufrutto di tali rendite e governare gli interessi concorrenziali sullo sfruttamento dei suoli in favore della disponibilità di spazi pubblici è nata la disciplina urbanistica.
Sotto la spinta della crescita demografica e delle speculazioni derivanti dalla possibilità di trasformare, attraverso l’urbanistica, la destinazione d’uso delle aree, abbiamo assistito negli ultimi decenni alle de-composizione del territorio, alla perdita di riconoscibilità degli elementi costitutivi, delle interrelazioni e della stessa identità dei luoghi.
E’ ormai scomparsa una chiara distinzione tra città e campagna. Grazie alla tecnica abbiamo ritenuto di poter superare i legami di necessità tra le forme del costruito e le forme della terra. Abbiamo così alterato profondamente le gerarchie insediative, le antiche regole costruttive del paesaggio, senza introdurne di nuove.
Il paesaggio, manifestazione essenziale di quel territorio antico che definiamo “il territorio della necessità”, viene aggredito dal non-paesaggio, immagine standardizzata di una periferia omologa, manifestazione essenziale del “territorio dello sviluppo”, dove anche i luoghi vengono soppiantati dai non-luoghi (1).
Recuperare una visione unitaria del territorio. E’ questa la speranza che ci deve muovere se vogliamo evitare che tutto vada distrutto.
Dobbiamo tornare a pensare il territorio come un’opera d’arte. Un’architettura della terra (2), dove ogni nostro gesto sia manifestazione di una Sunesis, di una comprensione intima, e di una compassione, della terra.
Oggi ricerchiamo la sola funzionalità ma alla fine non riusciamo ad ottenere neanche quella, perché l’utilità di una cosa dipende anche dalla sua stabilità e dalla sua bellezza.
Per questo il territorio non va considerato come cumulo di risorse ed è un passo avanti troppo debole assicurarsi soltanto la riproducibilità delle risorse, come vuole il concetto di sviluppo
Il valore del territorio è il valore stesso della comunità che lo abita.
Contrapponiamo al termine sviluppo quello di sostenibilità per determinare la bontà di una scelta.
Contrapponiamo al termine sviluppo, come liberazione dai legami col contesto, quello di limite come riconoscimento e rispetto di quegli stessi legami.

(1) dalla definizione data da Marc Augè
(2) dalla definizione data da Amos Masè

Principi generali
1 – Il territorio è un bene comune. Qualunque politica territoriale deve avere origine e fine nell'esclusivo interesse della collettività, secondo modalità coerenti con i caratteri fisici, morfologici, biologici, storico-culturali e paesaggistici propri del territorio considerato.
2 – Le strategie e le scelte delle amministrazioni locali in materia di politiche territoriali devono vedere il completo coinvolgimento delle comunità locali. Qualunque decisione in materia deve essere il risultato condiviso di una discussione aperta a tutti i i cittadini, ai quali va assicurata la possibilità di esprimere la propria opinione in sede di progetto, individuando la migliore tra le possibili situazioni, che privilegi il rispetto del territorio, dell'ambiente e della salute di tutti.
3 – Il territorio è un'opera d'arte. La sua architettura è il risultato di un processo storico di adattamento alla morfologia originaria da parte delle diverse culture umane che lo hanno abitato. Questo processo ha definito l'identità del luogo. Ogni intervento nel territorio deve comporsi nella sua architettura e riconoscerne l'identità.
4 – Il paesaggio è l'immagine del territorio. Il paesaggio è espressione autentica e vivida di un'idea di territorio, di una cultura. Pertanto non ha senso museificare un ideale paesaggio rurale per salvarlo dall'avanzare del paesaggio della periferizzazione urbana. Occorre affermare l'idea del territorio come opera d'arte perché il paesaggio ritorni ad essere immagine di bellezza.
5 – Il territorio – in particolare quello delle Marche – ha storicamente saputo coniugare lo spazio urbano e lo spazio rurale in un sistema insediativo diffuso dove i “vuoti” hanno il medesimo carattere strutturale dei “pieni”. Occorre porre dei limiti alle espansioni urbane in modo da salvaguardare gli spazi aperti che permettono di conservare l'organizzazione insediativa e l'identità dei diversi luoghi. Occorre dare “forma” ai luoghi di produzione in modo da renderli elementi definiti, capaci di porsi in relazione con le altre componenti del territorio. Ogni costruzione ha valore in sé, ma anche in quanto partecipe di una costruzione più grande, composta dalla città e il territorio.
6 – Il territorio è fatto di edifici, di strade, ma anche di colline e montagne, di boschi, di fiumi e di mare. Il territorio è soprattutto fatto di ciò che non è costruito. L'agricoltura è lo sfondo essenziale, costitutivo del territorio e del paesaggio delle Marche. Occorre qualificare l'agricoltura per riportarla alla base di ogni discorso sul territorio, promuovendo una economia basata sulla cooperazione tra le persone, sull'autoproduzione e l'autoconsumo. Gli spazi naturalistici, dove il suolo non è sfruttato a fini produttivi, garantiscono la tenuta bio-ecologica del sistema. Sono la linfa vitale di un territorio. Occorre favorire l'estensione e la connessione delle aree naturalistiche, attraverso il rinnovamento delle modalità di coltivazione dei suoli agrari, attraverso l'istituzione di nuove aree protette, attraverso l'estensione degli spazi verdi inseriti nelle aree urbanizzate.
7 – Le infrastrutture viarie sono spesso elementi che si sovrappongono ad un territorio. Mere connessioni virtuali di due punti, quelli della partenza e dell'arrivo. Le infrastrutture della mobilità sono al contrario elementi costitutivi dell'architettura di un territorio ed attraverso di esse definiamo in che modo noi stessi ci rapportiamo allo spazio che abitiamo. Per questo va favorita una mobilità basata sul trasporto pubblico rispetto a quello privato (bus, metropolitane di superficie, treni locali) e va incentivato l'uso della bicicletta incrementando la diffusione dei percorsi ciclabili. Per questo va utilizzata prioritariamente la ferrovia per il trasporto delle merci.
8 – Ogni intervento volto a modificare il territorio comporta un dispendio di energia. Ecco allora che occorre meditare bene l'opportunità di ogni gesto, in termini di necessità effettiva e di reale beneficio finale per la collettività. E' preferibile utilizzare bene ciò che si ha a disposizione prima di pensare di occupare nuovo territorio. E' meglio ristrutturare che ampliare ed è auspicabile, ove possibile, decostruire, là dove il limite è già stato superato.
9 – Il territorio non è un qualcosa di astratto da disegnare sulle carte, ma una realtà con una propria identità, seppur in divenire. Per questo ispirarsi al bioregionalismo significa tenere presenti le caratteristiche reali di un dato contesto territoriale: le vallate, i fiumi, le tradizioni degli abitanti, il tipo di flora, di fauna, ecc. Si tratta di riconoscere che i luoghi dove viviamo hanno una loro geografia e una loro storia. Capirlo ci può consentire di creare un rapporto armonioso con l'habitat naturale e favorire buone pratiche sociali, economiche, culturali. Impedire politiche territoriali schizofreniche, dove nel giro di pochi chilometri possano convivere scelte virtuose con logiche cementificatrici e distruttive per l'ambiente e gli esseri viventi.

Le Marche
1 – Seppur le nostra regione ha avuto un processo di industrializzazione meno invasivo rispetto ad altre zone del nostro Paese, ormai sono sotto gli occhi di tutti i danni arrecati da una politica industriale e urbanistica invasiva e fortemente impattante. E’ quindi prioritario avviare un processo che modifichi fortemente le scelte del passato.
2 – Il progetto Quadrilatero va assolutamente contrastato perché distruttivo e basato su una logica che vede il territorio come una grande torta da divorare. Inoltre saccheggia le casse dei Comuni facendo pagare ai cittadini una scelta sulla quale, ancora una volta, non hanno potuto avere voce in capitolo.
3 – E’ necessario redigere una mappa dei luoghi ad alto livello di inquinamento e avviare processi di dismissione di tali impianti. La Raffineria Api di Falconara è sicuramente uno di questi e la sciagurata scelta di rinnovare la concessione va rivista scegliendo una politica energetica regionale basata sulla riduzione dei consumi e sulle fonti rinnovabili così come dettato dal Piano energetico regionale approvato.
Ma oltre il caso della raffineria falconarese esistono, appunto, altre criticità, molte riconducibili alla questione energetica: dalle centrali fossili, alle infrastrutture energetiche portatrici di elettrosmog, al problema delle centrali eoliche. Inoltre il problema pressante delle cave, con tutte le speculazioni che ci sono dietro e le pesanti conseguenze ambientali.
4 – Una piccola regione come la nostra non può subire una presenza asfissiante del traffico urbano ed extraurbano. Il nostro territorio ogni giorno deve subire un costante assedio dal traffico privato di ogni genere. Va rilanciata una politica della mobilità che limiti il pendolarismo e comunque metta il trasporto pubblico al centro del progetto. Per i centri lungo la costa deve essere lanciata una grande campagna atta a favorire l’uso della bicicletta come mezzo di spostamento.
5 – Le Marche hanno un'antica tradizione contadina. Negli ultimi decenni un processo di industrializzazione capillare ha snaturato questa sua vocazione, favorendo anche lo spopolamento del suo entroterra. In questi anni si è andata affermando un’agricoltura basata sulla qualità, basti pensare alla crescita del biologico, e sulla filiera corta, a discapito dell’agrobusuness. Questa tendenza va favorita rafforzando il legame tra mondo dell’agricoltura e i cittadini. Inoltre le municipalità devono favorire quelle attività di piccola autogestione e autoconsumo (orti condominiali, recupero di piccole zone incolte) che cambino il volto delle nostre piccole città, spesso ormai diventate metropoli in miniatura.
6 – La piccola dimensione delle nostre città rende più facile il coinvolgimento dei cittadini di fronte alle scelte delle amministrazioni locali per quanto riguarda anche le politiche territoriali. La nascita un po’ ovunque, anche nella nostra regione, di comitati contro le decisioni dei Comuni dimostra come ci sia una cronica incapacità di promuovere percorsi di partecipazione per evitare che i cittadini si trovino di fronte al fatto compiuto. Naturalmente esistono anche comitati estremamente corporativi che si muovono in un’ottica estremamente settoriale e che stentano ad avere una visione più generale dei problemi. Ma la loro nascita testimonia un disagio diffuso che va orientato alla partecipazione e alla crescita di una coscienza ecologica che vada oltre l’aspetto specifico oggetto della mobilitazione.
7 – Le nostre zone montane sono un grande patrimonio di bellezza naturale e architettonica che va salvaguardato. La dismisura tra insediamento sulle coste e presenza nell’entroterra va riequilibrato non a vantaggio di un invasione delle zone interne, ma attraverso scelte che nel rivedere gradualmente le politiche fatte in questi decenni sul litorale basate sulla cementificazione selvaggia, favoriscano un riequilibrio basato anche in questo caso, sulla qualità degli interventi.
Sulla costa va fermata la logica speculativa di cementificazione. Vanno invece proposte politiche urbanistiche basate sul riutilizzo degli edifici, su un turismo di qualità dove la riconversione ecologica delle strutture dia un segnale, anche attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli operatori turistici, di netta inversione di tendenza.
Nelle comunità montane vanno aumentate le zone di riserva naturale che rischiano di essere stravolte da megaprogetti, come la Pav. Un parziale ripopolamento non deve avvenire attraverso l’edificazione di nuove case, ma recuperando il patrimonio abitativo esistente. Vanno anche qui privilegiate le attività turistiche basate sul rispetto dell’ambiente e del territorio. Vanno individuati eventuali insediamenti industriali fortemente inquinanti, costringendo la proprietà ad un intervento che annulli le emissioni dannose per chi lavora e per l’ambiente.
Vanno impediti tutti quegli insediamenti privati, industriali e della stessa proprietà pubblica lesive del territorio e del paesaggio.
8 – L'utilizzo intensivo dell'acqua dei fiumi a fini agricoli e industriali rischia di arrecare danni e alterare l'habitat. Una buona e virtuosa politica economica non può prescindere dal recupero dell'equilibrio idrogeologico, attraverso anche la ripiantumazione delle siepi, il rimboschimento dei fossi e dei corsi d'acqua, anche in un'ottica di recupero della biodiversità floristica e di rifugio della fauna selvatica.

CONVEGNO A FERMO SUL TERRITORIO MARCHE

Si é svolto domenica 9 marzo 2008 a Fermo, nell’ambito dell’annuale incontro di “TIPICITA’”, la ormai consueta fiera delle migliori produzioni eno-gastronomiche del territorio, il Convegno promosso dalla Regione Marche “Vivere il territorio valorizzando il paesaggio”.
All’incontro erano presenti il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Bucciarelli, il sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio, la Presidente della IV Commissione Consiliare Rosalba Ortenzi, l’assessore Regionale Loredana Pistelli, Maria Luisa Polichetti per il coordinamento scientifico del Piano Paesistico Regionale, Renato Novelli responsabile del progetto “Laboratorio Marche” e Tiziana Maffei dell’Ordine degli architetti di Ascoli Piceno.
Tutti interessanti e condivisibili gli interventi dei relatori. La proposta dei politici riguardava la proposta di modifiche alla legge regionale per l’Urbanistica, la n. 34 del 1992 ed alla legge regionale per le zone agricole, la n. 13 del 1990. Tra gli spunti più interessanti, sicuramente la dissertazione del professor Novelli che ha analizzato il paesaggio nella sua evoluzione e nei suoi significati più profondi, illustrando come potrebbe essere vissuto il “paesaggio” in questa nostra epoca post-industriale e quanto il paesaggio rappresenti il nostro modo di vivere.
La sala era gremita di cittadini, ma soprattutto di addetti ai lavori, professionisti, politici, architetti e tecnici tra cui numerosi esponenti del “Coordinamento Regionale Salviamo il Paesaggio delle Marche”, movimento a cui hanno aderito oltre 60 associazioni e comitati di cittadini che intendono tutelare questo prezioso bene che, spesso viene ignorato e vilipeso da interventi che non hanno alcuna giustificazione.
La relazione dell’architetto Tiziana Maffei, davvero appassionata e coinvolgente, ha introdotto gli argomenti più caldi per il dibattito con il pubblico che è stato accesissimo.
Uno degli aspetti rilevati da Giovanni Conte, aderente al Coordinamento Regionale per il Paesaggio, nonché animatore del Comitato per la Valle dell’Aso, è stata la profonda contraddizione che emerge dalle proposte di modifiche delle due leggi regionali, rispetto all’obbiettivo di voler qualificare e valorizzare il nostro territorio. Ha dichiarato che tali proposte di modifiche introducono una vera e propria “deregolazione” ad imitazione di quanto è avvenuto nella Regione Lombardia, la quale ha determinato conseguenze dannose per il territorio, inaccettabili per la realtà marchigiana. Per questo motivo ha posto l’accento su alcuni esempi allarmanti che aggrediscono il nostro territorio e che le nuove leggi elaborate in questo modo, non riuscirebbero mai ad impedire.
Franco Frapiccini del Coordinamento Regionale per il Paesaggio ha introdotto una serie di osservazioni di alta valenza tecnica, quali preziosi suggerimenti per elaborare una nuova legge del “Governo del Territorio” che comprenda tutti gli aspetti per un corretto e sostenibile sviluppo. Altri preziosi interventi hanno sottolineato la necessità di porre maggiore attenzione all’ osservanza delle leggi in vigore, operando quindi controllo più rigorosi e denunce degli scempi e degli abusi che cominciano ad aggredire irrimediabilmente il territorio della nostra Regione.
I lavori si sono conclusi con una presa d’atto del presidente Bucciarelli e della presidente Ortenzi, i quali hanno ribadito la democraticità della procedura adottata per l’elaborazione delle predette leggi. Infatti grazie a questo tipo di confronti ed ai preziosi contributi di quanti, ancorchè veri esperti, vivono a contatto con il “territorio”, le leggi in questione possono e devono essere concertate con la base, ovvero i cittadini che ritornano ad essere così parte attiva con la politica.
L’incontro si è concluso positivamente, rimandando a breve un incontro tra i Comitati e la parte politica per le integrazioni o le modifiche necessarie.