mercoledì 21 aprile 2010

PRIMAVERA SILENZIOSA

Pubblichiamo questo appello del Prof. Fabio Taffetani, docente dell'Università Politecnica delle Marche
PRIMAVERA SILENZIOSA
Appello di Fabio Taffetani
(Botanico dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona)

UNA PRATICA ASSURDA
Sono profondamente indignato, e così tutte le persone con le quali ho avuto occasione di
parlarne, per l’assurdità, l’arroganza e la superficialità dimostrate dalla Provincia di Ancona nel
perseguire l’insensato progetto di trattare tutti i bordi stradali con diserbante.
Sembra proprio che, 50 anni dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, la maledizione della
pazzia autodistruttiva che Rachel Carson presagiva, già all’inizio degli anni sessanta, osservando i
primi effetti dell’abuso irrazionale della chimica nelle campagne americane (Silent Spring, 1962),
stia giungendo alle sue fasi più preoccupanti anche nella nostra regione, un territorio che dovrebbe
avere cultura, tradizioni, prodotti della terra, paesaggio e ambiente tra le risorse più preziose e
condivise.
Ci sono sempre più agricoltori che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, ma
anche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose sotto casa con erbicidi per evitare lo sviluppo
delle erbe infestanti. La pratica del diserbo nata per il controllo delle commensali in agricoltura,
erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta dall’Amministrazione
Provinciale di Ancona, sostenuta dalle industrie chimiche che producono il diserbante più
aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per il “decoro” delle strade pubbliche
e con la scusa di combattere le allergie da polline (in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di
polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione delle graminacee, oltre alla
nebulizzazione nell’aria di principi chimici tossici anche in aree urbanizzate e ad alta intensità di
traffico), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche negli
anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in
seguito alla scomparsa della vegetazione che presidiava il terreno.

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